Sembrava che la partita fosse ancora tutta da giocare a Taranto, con l’approvazione al governo del decreto per far continuare la produzione all’Ilva, garantendo la sopravvivenza degli stabilimenti collegati a quello pugliese.
Youreporternews - Dopo la notizia delle migliaia di cassa integrazioni in deroga, chieste dalla dirigenza dello stabilimento a Taranto, per esubero di personale o per impossibilità a continuare i processi produttivi, e dopo il sequestro dei semilavorati da parte della procura, arriva la notizia che in 3-4 giorni, l’Ilva a Genova potrebbe chiudere i battenti. Con conseguenza pesanti per la forza lavoro.
A Cornigliano, operai e impiegati sono tutti in attesa e si aspettano il peggio. Attendono i verdetti finali, attendono notizie da Taranto e i prodotti da lavorare, che arrivano dal sud. Ma forse aspettano invano e il peggio potrebbe arrivare anche prima delle feste di Natale.
L’Ilva l’altro ieri aveva annunciato ripercussioni per 1.500 unità impiegate negli stabilimenti liguri, 1.000 a Genova e 500 a Novi, per l’Hellenic Steel di Salonicco, la Tunisacier di Tunisi, gli stabilimenti della Francia e le strutture di Torino, Milano, Padova, Salerno, Marghera. “Una ricaduta occupazionale”, aveva sottolineato l’azienda, “che coinvolgerà un totale di circa 2.500 addetti”.
Youreporternews - Dopo la notizia delle migliaia di cassa integrazioni in deroga, chieste dalla dirigenza dello stabilimento a Taranto, per esubero di personale o per impossibilità a continuare i processi produttivi, e dopo il sequestro dei semilavorati da parte della procura, arriva la notizia che in 3-4 giorni, l’Ilva a Genova potrebbe chiudere i battenti. Con conseguenza pesanti per la forza lavoro.
A Cornigliano, operai e impiegati sono tutti in attesa e si aspettano il peggio. Attendono i verdetti finali, attendono notizie da Taranto e i prodotti da lavorare, che arrivano dal sud. Ma forse aspettano invano e il peggio potrebbe arrivare anche prima delle feste di Natale.
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