giovedì, dicembre 06, 2012
A 20 anni dall’approvazione della legge che ne vieta l’utilizzo e la lavorazione, l’amianto rappresenta ancora nel nostro Paese un’emergenza sanitaria.  

Radio Vaticana - Dal 1992 ad oggi smaltito solo l’1% delle 32 milioni di tonnellate presenti in Italia. Allarme amianto anche all’Ilva di Taranto dopo la tromba d’aria che ha colpito lo stabilimento mercoledì scorso. Nei giorni scorsi il ministro della salute, Renato Balduzzi, ha annunciato un piano nazionale amianto da avviare prima della metà di dicembre. Alessandro Filippelli ha intervistato Pietro Comba, Dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità: ascolta.

D. – Di amianto si muore ancora, eppure sono passati vent’anni dall’approvazione della legge che ne vieta la lavorazione e l’utilizzo. Perché? 

R. – Noi abbiamo tre sorgenti di amianto principali intorno a noi. Una è ancora nei luoghi di lavoro come isolante; basti pensare ai grandi poli chimici che hanno reti di tubature in cemento amianto. Il secondo è l’edilizia. Moltissime abitazioni costruite soprattutto negli anni ’60-’70 contengono molti materiali contenenti amianto e chiunque faccia una manutenzione può imbattersi in questi materiali. La terza è l’area dei siti industriali dismessi. 

D. – Quanto è importante il piano nazionale amianto annunciato dal ministro della salute Balduzzi? 

R. – Il piano ideato dal ministro è un piano eccellente che contempla in primo luogo un potenziamento degli effetti attinenti l’assistenza per le persone con patologie correlate. Inoltre, ha un respiro europeo perché il problema amianto, come ce lo ha l’Italia, così ce lo hanno tutti i grandi Paesi europei. Poi, il terzo punto è lo sviluppo della ricerca su quelle questioni in cui ancora ci sono necessità di acquisire ulteriori dati per importare le iniziative di prevenzione in modo più efficace.

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