Ogni anno prodotti oltre 16 kg per abitante: l'obiettivo è 12 kg entro il 2019 e l’unica strada sembra quella del recupero
Una ricerca del Consorzio italiano di recupero e riciclaggio degli elettrodomestici, curata dal Centro Accademico di Ricerca dell'Onu in collaborazione con Ipsos e Politecnico di Milano, ha stabilito che l’Italia è la nazione europea che produce più rifiuti elettrici ed elettronici pro-capite: nel 2011 sono stati immessi nel mercato ben 16,3 kg/abitante. Ma il problema forse più grande è che solo il 38,3% di questi è consegnato, alla fine del ciclo di utilizzo, ai Sistemi Collettivi per lo smaltimento. «Lo studio ha evidenziato come i nuovi obiettivi fissati dall'Unione Europea saranno difficilmente raggiungibili se i singoli Stati membri non si assumeranno la responsabilità e il compito di individuare e tracciare tutti i rifiuti, che oggi si disperdono in molteplici flussi, alcuni spesso illegali, rappresentando una seria minaccia ambientale oltre che una significativa perdita economica», ha detto Paolo Falcioni, vicepresidente di Ecodom, al Corriere della Sera.
I flussi più difficili da intercettare sono quelli relativi ai raggruppamenti cosiddetti di livello R2 (lavatrici, lavastoviglie, forni, cappe, scalda-acqua) e R4 (piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, informatica). L’unico settore virtuoso, almeno in Italia, sembra essere quello del recupero e del riutilizzo di cartucce per stampanti e toner. Questo mercato è infatti in forte ascesa e sono sempre più le attività commerciali, anche on line, che si occupano di vendita, come ad esempio www.toner24.it. Ma le cartucce per stampanti a getto d'inchiostro e stampanti laser esaurite non possono essere assimilati ai rifiuti urbani, sono bensì rifiuti speciali che vanno smaltiti secondo le prescrizioni del D.Lgs. 152/06. E l’Italia per fortuna da questo punto di vista è molto avanti rispetto agli altri paesi europei.
Su smaltimento e recupero come unica soluzione al problema è d’accordo anche il ministro dell'Ambiente Corrado Clini: «La strada maestra è il recupero. La direttiva Ue va applicata in Italia responsabilmente e va anche potenziato il sistema di raccolta. Inoltre c'è anche una responsabilità dei produttori nell'immissione e nel ritiro del prodotto».
Una ricerca del Consorzio italiano di recupero e riciclaggio degli elettrodomestici, curata dal Centro Accademico di Ricerca dell'Onu in collaborazione con Ipsos e Politecnico di Milano, ha stabilito che l’Italia è la nazione europea che produce più rifiuti elettrici ed elettronici pro-capite: nel 2011 sono stati immessi nel mercato ben 16,3 kg/abitante. Ma il problema forse più grande è che solo il 38,3% di questi è consegnato, alla fine del ciclo di utilizzo, ai Sistemi Collettivi per lo smaltimento. «Lo studio ha evidenziato come i nuovi obiettivi fissati dall'Unione Europea saranno difficilmente raggiungibili se i singoli Stati membri non si assumeranno la responsabilità e il compito di individuare e tracciare tutti i rifiuti, che oggi si disperdono in molteplici flussi, alcuni spesso illegali, rappresentando una seria minaccia ambientale oltre che una significativa perdita economica», ha detto Paolo Falcioni, vicepresidente di Ecodom, al Corriere della Sera.
I flussi più difficili da intercettare sono quelli relativi ai raggruppamenti cosiddetti di livello R2 (lavatrici, lavastoviglie, forni, cappe, scalda-acqua) e R4 (piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, informatica). L’unico settore virtuoso, almeno in Italia, sembra essere quello del recupero e del riutilizzo di cartucce per stampanti e toner. Questo mercato è infatti in forte ascesa e sono sempre più le attività commerciali, anche on line, che si occupano di vendita, come ad esempio www.toner24.it. Ma le cartucce per stampanti a getto d'inchiostro e stampanti laser esaurite non possono essere assimilati ai rifiuti urbani, sono bensì rifiuti speciali che vanno smaltiti secondo le prescrizioni del D.Lgs. 152/06. E l’Italia per fortuna da questo punto di vista è molto avanti rispetto agli altri paesi europei.
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