«Le rare informazioni lasciano intendere che si tratti di eventi di poca rilevanza. Ma non è così. La ferita è profonda ed è il cuore della nazione ad essere stato colpito».
RadioVaticana - In una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre, mons. Bernard Kasanda, vescovo di Mbuji-Mayi, condanna fermamente l’attuale situazione nella Repubblica Democratica del Congo e l’incapacità della comunità internazionale di contrastare l’invasione del Nord Kivu. Il presule confida alla Fondazione pontificia che non si aspettava una così rapida escalation del conflitto, con la presa di Goma da parte dei ribelli. «Ciò non toglie che quanto accaduto negli ultimi anni, la complicità della comunità internazionale e la scelta del Ruanda come membro del Consiglio di sicurezza nonostante le accuse di violazione dell’integrità territoriale congolese, lasciassero chiaramente intuire un tale sviluppo, ossia l’invasione della parte orientale del Paese».
Le immense ricchezze minerarie e i giacimenti di petrolio sono tra le principali cause d’instabilità. E il presule ritiene che «se non si deciderà di agire per fermare la loro avanzata una volta per tutte», i ribelli potrebbero arrivare fino a Bukavu, capoluogo della provincia del Kivu Sud. Secondo mons. Kasanda, le speranze di un intervento sono fiaccate tuttavia dai quattordici anni di presenza Onu, trascorsi senza alcun tipo di risultato. «Le autorità politiche e i Caschi blu hanno continuato a ripetere “state calmi, non abbiate paura e non vi succederà nulla” e ora che i ribelli hanno conquistato l’Est del Paese, non reagiscono. È incomprensibile». Visibilmente turbato dagli eventi, il vescovo rivolge un appello ai media: «La totale indifferenza nei confronti di ciò che stiamo vivendo è in parte dovuta alla cattiva informazione. Le notizie vengono filtrate e ritoccate per perseguire obiettivi precisi. Nessuno comprende la gravità di quanto sta accadendo: la dignità umana è regolarmente calpestata e i congolesi sono ripetutamente e vergognosamente umiliati».
RadioVaticana - In una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre, mons. Bernard Kasanda, vescovo di Mbuji-Mayi, condanna fermamente l’attuale situazione nella Repubblica Democratica del Congo e l’incapacità della comunità internazionale di contrastare l’invasione del Nord Kivu. Il presule confida alla Fondazione pontificia che non si aspettava una così rapida escalation del conflitto, con la presa di Goma da parte dei ribelli. «Ciò non toglie che quanto accaduto negli ultimi anni, la complicità della comunità internazionale e la scelta del Ruanda come membro del Consiglio di sicurezza nonostante le accuse di violazione dell’integrità territoriale congolese, lasciassero chiaramente intuire un tale sviluppo, ossia l’invasione della parte orientale del Paese».
Le immense ricchezze minerarie e i giacimenti di petrolio sono tra le principali cause d’instabilità. E il presule ritiene che «se non si deciderà di agire per fermare la loro avanzata una volta per tutte», i ribelli potrebbero arrivare fino a Bukavu, capoluogo della provincia del Kivu Sud. Secondo mons. Kasanda, le speranze di un intervento sono fiaccate tuttavia dai quattordici anni di presenza Onu, trascorsi senza alcun tipo di risultato. «Le autorità politiche e i Caschi blu hanno continuato a ripetere “state calmi, non abbiate paura e non vi succederà nulla” e ora che i ribelli hanno conquistato l’Est del Paese, non reagiscono. È incomprensibile». Visibilmente turbato dagli eventi, il vescovo rivolge un appello ai media: «La totale indifferenza nei confronti di ciò che stiamo vivendo è in parte dovuta alla cattiva informazione. Le notizie vengono filtrate e ritoccate per perseguire obiettivi precisi. Nessuno comprende la gravità di quanto sta accadendo: la dignità umana è regolarmente calpestata e i congolesi sono ripetutamente e vergognosamente umiliati».
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