Dopo anni di negoziati e ritardi, negli Stati Uniti è arrivato un ennesimo stop all'entrata in vigore di nuove regole per limitare la
speculazione finanziaria sulle commodity.
GreenReport - . Uno stop che lascia sgomenti di fronte al potere sempre fortissimo, e ben poco scalfito dalla crisi, delle lobby finanziarie. A determinarlo la decisione di una corte di Washington, che a fine settembre ha sospeso l'applicazione di norme sul commercio dei prodotti derivati collegati a 28 commodity, tra cui quelle agricole. Negli ultimi tempi proprio la speculazione finanziaria tramite i derivati è stata additata come una delle principali cause alla base della forte volatilità e dell'innalzamento dei prezzi delle derrate alimentari, fattori che hanno provocato una serie di profonde crisi alimentari dal 2008 in poi.
L'introduzione di limiti di posizione, ossia di una quantità massima di prodotti finanziari che un singolo trader può possedere rispetto all'intero commercio di quel prodotto in un dato istante, come richiesto dalla nuova normativa Dodd-Frank approvata dal Congresso degli Stati Uniti nel 2010, è diventata una questione dirimente della definizione dei regolamenti attuativi della legge da parte della CFTC, la Commissione per il commercio dei prodotti futures collegati alle commodity. Avendo perso la battaglia sulla legge al Congresso nel 2010, le lobby finanziarie hanno ritardato di più di un anno la definizione dei decreti attuativi. Sulla questione specifica della speculazione sulle commodity agricole, la CFTC è riuscita a mantenere la barra dritta e la data per l'entrata in vigore dei nuovi provvedimenti era fissata al 12 ottobre. A causa della pressione delle lobby, il giudice Robert Wilkins ha fermato il tutto, rispendendo alla CFTC il provvedimento e chiedendo alla Commissione di provare che i proposti limiti di posizione avrebbero davvero contribuito a limitare la "speculazione eccessiva", come la definisce la nuova legge americana, senza danneggiare eccessivamente i profitti dei trader finanziari.
Una battuta d'arresto notevole per chi sperava che, a cinque anni dallo scoppio della bolla dei sub-prime, si potesse finalmente imporre qualche vincolo al dominio di Wall Street. Il caso la dice lunga su quali siano ancora oggi i rapporti di forza tra politica e settore finanziario negli Stati Uniti, ma un po' ovunque sul pianeta. Come rivelato dal Financial Times, il segretario al Tesoro a stelle strisce Timothy Geithner intrattiene un continuo scambio di informazioni con Larry Fink, il capo di Blackrock, il più grande fondo di private equity al mondo, azionista di diverse multinazionali italiane, tra cui l'ENI. Se Geithner vuole sapere che cosa succede sui mercati e come questi reagirebbero a possibili provvedimenti governativi, ne parla prima con Fink, con una media di un lungo colloquio ogni undici giorni.
Non ci sono grandi novità nemmeno sul fronte della vecchia Europa, dove si è chiuso da poco il primo atto al Parlamento Europeo nel processo legislativo per il testo unico di revisione della regolamentazione dei mercati finanziari, la cosiddetta legge Mifid. Anche qui forti sono state le attenzioni per l'annosa questione della speculazione finanziaria sul cibo. All'inizio il Commissario europeo Michel Barnier aveva preso una posizione netta, riconoscendo le responsabilità della speculazione finanziaria nel falsare l'andamento dei prezzi sui mercati. Alla fine nella bozza del testo di legge in discussione sono stati inclusi i limiti di posizione, ma anche una lunga serie di eccezioni che permetteranno a una gamma di fondi e attori finanziari di non rispettare la norma.
Lo stop negli Usa rischia ora di produrre un ulteriore ritardo o un annacquamento anche nella finalizzazione del percorso legislativo a Bruxelles, poiché le lobby europee opporranno l'argomento di un rischio di arbitraggio tra diverse piazze finanziarie, ossia che gli investitori scapperebbero poi negli Usa e in Asia per aggirare le nuove regole più restrittive in Europa. Lo stesso argomento che veniva mosso negli Usa fino a qualche giorno fa e che poi la corte di Washington ha condiviso. Dopo tanto parlare di armonizzazione delle regolamentazioni finanziarie a livello mondiale in consessi quali il G20 o il Forum per la stabilità finanziaria, la verità è che siamo lontani anni luce da regole globali in materia valide per tutti. Alla fine gli unici veri soggetti globali, ossia gli attori che si muovono nel mercato unico mondiale dei capitali, hanno gioco facile nell'aggirare le timide regole abbozzate a livello nazionale.
Con questo primo articolo comincia la collaborazione tra greenreport.it e Re:Common
*Re:Common per greenreport.it
Antonio Tricarico*
GreenReport - . Uno stop che lascia sgomenti di fronte al potere sempre fortissimo, e ben poco scalfito dalla crisi, delle lobby finanziarie. A determinarlo la decisione di una corte di Washington, che a fine settembre ha sospeso l'applicazione di norme sul commercio dei prodotti derivati collegati a 28 commodity, tra cui quelle agricole. Negli ultimi tempi proprio la speculazione finanziaria tramite i derivati è stata additata come una delle principali cause alla base della forte volatilità e dell'innalzamento dei prezzi delle derrate alimentari, fattori che hanno provocato una serie di profonde crisi alimentari dal 2008 in poi.
L'introduzione di limiti di posizione, ossia di una quantità massima di prodotti finanziari che un singolo trader può possedere rispetto all'intero commercio di quel prodotto in un dato istante, come richiesto dalla nuova normativa Dodd-Frank approvata dal Congresso degli Stati Uniti nel 2010, è diventata una questione dirimente della definizione dei regolamenti attuativi della legge da parte della CFTC, la Commissione per il commercio dei prodotti futures collegati alle commodity. Avendo perso la battaglia sulla legge al Congresso nel 2010, le lobby finanziarie hanno ritardato di più di un anno la definizione dei decreti attuativi. Sulla questione specifica della speculazione sulle commodity agricole, la CFTC è riuscita a mantenere la barra dritta e la data per l'entrata in vigore dei nuovi provvedimenti era fissata al 12 ottobre. A causa della pressione delle lobby, il giudice Robert Wilkins ha fermato il tutto, rispendendo alla CFTC il provvedimento e chiedendo alla Commissione di provare che i proposti limiti di posizione avrebbero davvero contribuito a limitare la "speculazione eccessiva", come la definisce la nuova legge americana, senza danneggiare eccessivamente i profitti dei trader finanziari.
Una battuta d'arresto notevole per chi sperava che, a cinque anni dallo scoppio della bolla dei sub-prime, si potesse finalmente imporre qualche vincolo al dominio di Wall Street. Il caso la dice lunga su quali siano ancora oggi i rapporti di forza tra politica e settore finanziario negli Stati Uniti, ma un po' ovunque sul pianeta. Come rivelato dal Financial Times, il segretario al Tesoro a stelle strisce Timothy Geithner intrattiene un continuo scambio di informazioni con Larry Fink, il capo di Blackrock, il più grande fondo di private equity al mondo, azionista di diverse multinazionali italiane, tra cui l'ENI. Se Geithner vuole sapere che cosa succede sui mercati e come questi reagirebbero a possibili provvedimenti governativi, ne parla prima con Fink, con una media di un lungo colloquio ogni undici giorni.
Non ci sono grandi novità nemmeno sul fronte della vecchia Europa, dove si è chiuso da poco il primo atto al Parlamento Europeo nel processo legislativo per il testo unico di revisione della regolamentazione dei mercati finanziari, la cosiddetta legge Mifid. Anche qui forti sono state le attenzioni per l'annosa questione della speculazione finanziaria sul cibo. All'inizio il Commissario europeo Michel Barnier aveva preso una posizione netta, riconoscendo le responsabilità della speculazione finanziaria nel falsare l'andamento dei prezzi sui mercati. Alla fine nella bozza del testo di legge in discussione sono stati inclusi i limiti di posizione, ma anche una lunga serie di eccezioni che permetteranno a una gamma di fondi e attori finanziari di non rispettare la norma.
Lo stop negli Usa rischia ora di produrre un ulteriore ritardo o un annacquamento anche nella finalizzazione del percorso legislativo a Bruxelles, poiché le lobby europee opporranno l'argomento di un rischio di arbitraggio tra diverse piazze finanziarie, ossia che gli investitori scapperebbero poi negli Usa e in Asia per aggirare le nuove regole più restrittive in Europa. Lo stesso argomento che veniva mosso negli Usa fino a qualche giorno fa e che poi la corte di Washington ha condiviso. Dopo tanto parlare di armonizzazione delle regolamentazioni finanziarie a livello mondiale in consessi quali il G20 o il Forum per la stabilità finanziaria, la verità è che siamo lontani anni luce da regole globali in materia valide per tutti. Alla fine gli unici veri soggetti globali, ossia gli attori che si muovono nel mercato unico mondiale dei capitali, hanno gioco facile nell'aggirare le timide regole abbozzate a livello nazionale.
Con questo primo articolo comincia la collaborazione tra greenreport.it e Re:Common
*Re:Common per greenreport.it
Antonio Tricarico*
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