“Cooperazione e internazionalizzazione delle imprese possono convergere e interagire in modo efficace”: è la tesi contenuta nel documento conclusivo del forum di Milano, una due giorni di incontri, dibattiti, dubbi e anche polemiche per la presenza tra gli sponsor di multinazionali controverse.
Misna - “La scommessa è attrarre il mondo produttivo nei paesi prioritari della cooperazione – si legge nel testo – non solo per richiamare all’esercizio della responsabilità sociale d’impresa ma per chiedere alle imprese di contribuire in modo sinergico con il settore pubblico e non profit alla ricerca di soluzioni per lo sviluppo umano e sostenibile”. Il documento di Milano è il punto d’arrivo di un lavoro durato più di tre mesi, al quale hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati e della società civile
. Un contributo che però, nelle ultime settimane, si è accompagnato alle critiche suscitate dal coinvolgimento di realtà come Banca Intesa, Microsoft o Eni, accusate di aver realizzato profitti aggravando i problemi economici, sociali o ambientali dei paesi poveri.
Il testo diffuso oggi è sottoscritto dagli “attori del sistema Italia”, un’espressione con la quale si vuole indicare la pluralità di soggetti che hanno partecipato al forum.
A Milano non si è discusso solo del ruolo del settore privato finanziario, un ruolo contestato nonostante sia ritenuto da alcuni dei promotori necessario in tempi di crisi economica. Uno dei punti sollevati nel documento finale è la “necessità di risorse addizionali e di un piano del governo che calendarizzi un riallineamento graduale dell’aiuto pubblico allo sviluppo alla media dei paesi Ocse per il triennio 2013-2015”. Nella sostanza si chiede di “invertire la tendenza”, considerando che l’Italia destina alla cooperazione sempre meno, quest’anno appena lo 0,12% del Prodotto interno lordo.
Voluto dal ministro della Cooperazione internazionale e dell’integrazione Andrea Riccardi, il forum è stato anche occasione di una riflessione sulle esigenze di riassetto organizzativo e istituzionale. Nel testo finale si sottolinea “l’importanza di un referente politico unico per la cooperazione, che le garantisca la piena dignità di politica pubblica al pari di altre”. Uno dei nodi è il rapporto tra il ministro della Cooperazione, una figura nata appena un anno fa, e un dicastero degli Esteri che resta titolare delle poche risorse disponibili. “La maggioranza – si sostiene nel testo – ritiene che il referente politico debba essere un ministro dedicato, con deleghe specifiche”. Il prossimo forum sulla cooperazione potrebbe tenersi nel 2014, in coincidenza con la presidenza di turno italiana dell’Unione Europea.
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Misna - “La scommessa è attrarre il mondo produttivo nei paesi prioritari della cooperazione – si legge nel testo – non solo per richiamare all’esercizio della responsabilità sociale d’impresa ma per chiedere alle imprese di contribuire in modo sinergico con il settore pubblico e non profit alla ricerca di soluzioni per lo sviluppo umano e sostenibile”. Il documento di Milano è il punto d’arrivo di un lavoro durato più di tre mesi, al quale hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati e della società civile
. Un contributo che però, nelle ultime settimane, si è accompagnato alle critiche suscitate dal coinvolgimento di realtà come Banca Intesa, Microsoft o Eni, accusate di aver realizzato profitti aggravando i problemi economici, sociali o ambientali dei paesi poveri.
Il testo diffuso oggi è sottoscritto dagli “attori del sistema Italia”, un’espressione con la quale si vuole indicare la pluralità di soggetti che hanno partecipato al forum.
A Milano non si è discusso solo del ruolo del settore privato finanziario, un ruolo contestato nonostante sia ritenuto da alcuni dei promotori necessario in tempi di crisi economica. Uno dei punti sollevati nel documento finale è la “necessità di risorse addizionali e di un piano del governo che calendarizzi un riallineamento graduale dell’aiuto pubblico allo sviluppo alla media dei paesi Ocse per il triennio 2013-2015”. Nella sostanza si chiede di “invertire la tendenza”, considerando che l’Italia destina alla cooperazione sempre meno, quest’anno appena lo 0,12% del Prodotto interno lordo.
Voluto dal ministro della Cooperazione internazionale e dell’integrazione Andrea Riccardi, il forum è stato anche occasione di una riflessione sulle esigenze di riassetto organizzativo e istituzionale. Nel testo finale si sottolinea “l’importanza di un referente politico unico per la cooperazione, che le garantisca la piena dignità di politica pubblica al pari di altre”. Uno dei nodi è il rapporto tra il ministro della Cooperazione, una figura nata appena un anno fa, e un dicastero degli Esteri che resta titolare delle poche risorse disponibili. “La maggioranza – si sostiene nel testo – ritiene che il referente politico debba essere un ministro dedicato, con deleghe specifiche”. Il prossimo forum sulla cooperazione potrebbe tenersi nel 2014, in coincidenza con la presidenza di turno italiana dell’Unione Europea.
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