domenica, settembre 09, 2012
Il Consiglio permanente della CEU ricevuto in una commissione parlamentare uruguaiana per esprimere la propria opinione sul progetto di legge sull’aborto

dal nostro corrispondente don Vincenzo Vigilante

Nella mattinata di gioved¡ 6 settembre i Vescovi del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale dell’Uruguay (nella foto Mons. Carlo Collazzi, Presidente, Mons. Rodolfo Wirz, vicepresidente, e Mons. Heriberto Bodeant, segretario generale) sono stati ricevuti dalla Commissione speciale del Parlamento che si occupa dei progetti di legge sulla interruzione volontaria della gravidanza. I Vescovi, dopo aver espresso ringraziamento per l’invito e aver ribadito che la posizione della Chiesa cattolica in merito al tema del’aborto è fondata su una visione integrale e trascendente dell’uomo e del mondo illuminata dalla Ragione e dalla Fede, hanno presentato le loro annotazioni con argomenti “laici” che possano essere condivisivi da tutti indipendentemente dalle convinzioni religiose o filosofiche di ognuno.

Il progetto di legge che si sta discutendo stabilisce sostanzialmente il diritto esclusivo della donna ad abortire nelle prime 12 settimane di gestazione, dopo un breve periodo di riflessione. In questo modifica la legislazione vigente che giá permette l’aborto in casi “limite” (l’aborto terapeutico, l’aborto quando la donna é stata violentata, per estrema indigenza e depenalizza anche l’aborto per motivi di onore). Di fatto poi la pratica penale quasi non registra, negli ultimi anni, casi di donne processate per aborto, però il fatto che la legge lo consideri come infrazione dà un messaggio importante, presentando l’aborto come disvalore e esprimendo come valore la protezione della vita del nascituro.

Il progetto di legge di fatto cancella questo messaggio di “disvalore” e trasforma l’aborto in un diritto. Il precedente presidente della repubblica Tabaré Vásquez (della stessa coalizione di sinistra che governa attualmente) nel 2008 non firmó la legge sostenendo che “l’aborto é un male sociale da evitare”. Con questa legge l’aborto passa ad essere un diritto della donna ad abortire, assistita dallo Stato, e alla fine succederá che avrá piú mezzi e aiuti una donna per abortire che una donna di bassa condizione economica per essere curata di cancro.

I Vescovi allora riprendono il tema della vita umana dal concepimento: esiste un diritto alla vita del concepito? Citano, come argomentazione scientifica, quella posta dal precedente presidente della repubblica dottor Tabaré Vásquez (illustre medico oncologo): ”La legislazione non puó disconoscere la realtá dell’esistenza della vita umana nella sua tappa di gestazione, come ben lo evidenzia la scienza. La biologia é molto evoluta: scoperte rivoluzionarie come la fecondazione in vitro e il DNA con la sequenza del genoma umano evidenziano che dal momento del concepimento c’é una vita umana nuova, un nuovo essere”. Il concepito é un essere umano vivo con caratteristiche individuali proprie distinte da quelle del padre e della madre.

Inoltre l’articolo 4 della Convenzione Americana dei diritti umani (chiamata anche “Patto di San José di Costa Rica”) stabilisce che “ogni persona ha diritto a che si rispetti la sua vita” e “questo diritto sará protetto dalla legge e in generale a partire dal momento del concepimento. Nessuno puó essere privato della vita arbitrariamente”. E questo “generalmente” non puó voler dire che lo Stato possa discriminare sul momento in cui ha inizio questo diritto. In tal caso cosa dá al concepito il diritto di esistere il giorno dopo dei 12 mesi dal concepimento che non abbia il giorno anteriore? Non é la vita un “continuum”?

Di conseguenza, il secondo argomento. Nel rispetto dei diritti umani: quello del nascituro varrebbe meno di quello degli altri solo perché é piú debole e non ha voce per difendersi? Si puó dare alla madre il diritto di disporre di lui come se fosse solo “un pezzo” del suo corpo? La stessa Convenzione Americana dei diritti umani stabilisce che non si puó dare la pena di morte a una donna incinta, e questo chiaramente per proteggere la vita del concepito. Anche la Convenzione dei diritti del Fanciullo stabilisce l’obbligo degli Stati ad assicurare la attenzione sanitaria prenatale.

I Vescovi ricordano che anche la Costituzione dell’Uruguay difende la vita umana fin dal concepimento. La libertá della madre e del padre incontra quindi un limite nel diritto alla vita del concepito e nel dovere del padre e della madre di proteggerlo fino a che non abbia raggiunto l’autonomia. Né si può sostenere che l’aborto, per semplice scelta o volontá della donna, possa essere considerato un atto medico.

Detto questo i Vescovi non si nascondono la gravità del problema. “Al contrario é necessario mettersi a disposizione per affrontare le vere cause dell’aborto nel nostro Paese. L’impegno degli uruguaiani e specialmente di coloro che hanno il privilegio di parlare in questo luogo, símbolo della democrazia,non puó che essere quello di trovare le risposte giuridiche – di contenuto sociale ed economico – che permettano di proteggere le due vite senza sacrificare il piú debole e meno protetto. In questo senso riteniamo che ci sono alternative concrete e viabili nel nostro diritto, vale a dire un progetto di legge che rispetti e protegga la donna, la maternitá, la famiglia senza eliminare il diritto del concepito.

È presente 1 commento

Vincenzo Placella ha detto...

Esemplare presa di posizione dei Vescovi uruguayani in difesa della vita, esemplare per tutti, Chiese e singoli, Cristiani, credenti di ogni Religione e non credenti. Occorre una mobilitazione mondiale per difendere chi, come il concepito, non ha voce.

Vincenzo Placella, Professore universitario, Napoli

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