Prima di lasciare ha il tempo di fare nuove nomine e di ignorare la spending review
Liberainformazione - Una dichiarazione senza replica all’Assemblea regionale siciliana: così è finito il mandato di Raffaele Lombardo come presidente della regione Sicilia. Annunciate lo scorso 18 maggio, le dimissioni del leader del Movimento per l’autonomia sono state al centro di polemiche anche per via delle nomine di alcuni dirigenti autorizzate fino a pochi minuti prima della fine formale del suo incarico. Le ultime sono quelle di Nicola Vernuccio, proclamato assessore alle Autonomie locali, Mario Zappia all’Asp di Siracusa e Alessandro Aricò alla presidenza del Parco delle Madonie. Come se non bastasse, Lombardo ha nominato anche il suo nuovo capo di gabinetto, Gianni Silvia. Tutti considerati molto vicini al partito del governatore.
«Il nuovo assessore? Non c’è nulla di strano. Non posso lasciare occupati da me ad interim tutti i posti vacanti in giunta», ha detto Lombardo ai giornalisti in attesa davanti alla sede dell’Ars. «Non vede? Sto tremando tutto – scherza, rispondendo a quanti gli hanno chiesto quale fosse il suo stato d’animo - Sono tranquillo e sereno, vi piace questa cravatta che indosso?». E’ solo all'interno dell’aula che l’ormai ex governatore mette da parte l’ironia e si mostra più deciso: «Da più parti mi è stato chiesto di non dimettermi, ma io oggi farò seguito a ciò che avevo detto da tempo: affronterò il giudizio del giudice da cittadino e non da Presidente della regione», ha affermato Lombardo riferendosi al procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti suoi e del fratello Angelo davanti al Tribunale di Catania. «Non mi è stato consentito di essere interrogato. Inoltre per tre volte la pubblica accusa ha chiesto l’archiviazione della mia indagine», ha denunciato. Sul fronte nazionale, dopo la convocazione urgente a Roma e le molteplici voci di default della Regione, non è stato meno tenero, definendola una «tattica politico-mediatica disonesta e criminale».
Il passaggio dedicato alle agenzie di rating che hanno abbassato le proprie valutazioni sulla tenuta della Regione è stato altrettanto netto: «Stiamo subendo un vero e proprio attacco dell’autonomia speciale. L’aggressione – ha affermato – avrebbe reso necessario che un presidente della Regione fosse libero da ogni vincolo e non indebolito nel suo ruolo. Così non è stato per me da oltre due anni, dal 29 marzo del 2010». «Ho fatto il mio dovere fino in fondo e, se oggi lascio, lo faccio con serenità e senza rimpianti». Un breve applauso, poi la dichiarazione dello scioglimento dell’Assemblea da parte del presidente dell’Ars Francesco Cascio che ha ufficializzato le dimissioni di Lombardo, confermando il voto per il 28 e il 29 ottobre.
«Non vedo l’ora di tornare tra la mia gente a Catania, da domani mi dedicherò alla difesa nelle vicende giudiziarie che mi vedono coinvolto», ha spiegato il leader Mpa. Ma il suo ritorno sotto l’ombra dell’Etna ha lasciato un’Assemblea regionale allo sbando. Nonostante le promesse fatte dallo stesso governatore al premier Mario Monti, è saltata la votazione per la spending review. Tornano al mittente, quindi, tutte le proposte per i tagli al personale e ai privilegi della politica siciliana, considerato che formalmente – dopo le dimissioni del governatore e lo scioglimento dell’Assemblea – non sarà più possibile intervenire se non per casi di estrema urgenza. Nessuna speranza, quindi, di recuperare 150 milioni nel 2012 e 300 milioni a partire dal prossimo anno. E rimangono senza copertura finanziaria precari, trasporto locale – su tutto, la crisi che sta attraversando l’Ast – e marittimo, oltre ad altre strutture come i dissalatori. Per colmare un disavanzo da più di due milioni di euro, sono state stralciate proprio queste voci.
«Questa è l’ennesima dimostrazione del disastro che lascia Raffaele Lombardo – ha dichiarato Salvino Caputo, parlamentare regionale del Pdl e presidente della commissione Attività produttive – Si creerà una situazione di gravissima emergenza, non solo perché avremo disagi per i cittadini e per le attività economiche, ma anche perché saranno a rischio chiusura i dissalatori nelle isole di Ustica e Lipari che potrebbero rimanere senza acqua». Sulle dimissioni di Lombardo, invece, immediate le reazioni politiche. «La Sicilia riconquista la sua libertà. Ecco perché il 31 luglio rimarrà per i siciliani un giorno memorabile», ha affermato il vicepresidente del Pdl all’Ars, Salvo Pogliese. Dello stesso parere Fabio Giambrone, segretario regionale Idv: «Si chiude una delle pagine più buie della politica regionale e si pone fine ad un sistema clientelare già da troppo tempo ramificato e spudorato sino all’ultimo minuto con la nomina dell’Assessore alle autonomie locali», ha detto. Si rivolge al suo partito il senatore Enzo Bianco, riferendosi alla lunga campagna elettorale che attende la politica siciliana e anche al passato appoggio proprio al governo Lombardo: «Il Pd lavori ad un profilo di governo regionale innovativo e credibile. Si ricerchi un’alleanza tra tutte le forze del centrosinistra e i moderati dell’Udc, coinvolgendo rappresentanti dell’associazionismo e della società civile».
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