lunedì, luglio 02, 2012
Diciassette persone sono state trucidate in due diversi attacchi compiuti nella cattedrale cattolica centrale di Garissa, città a nord est del Kenya, e in una chiesa vicina

di Carlo Mafera

Proprio tre giorni fa si celebrava la memoria di Pietro e Paolo, e il giorno dopo quella dei primi martiri cristiani. La credenza popolare identifica il martirio come un concetto relegato nei primordi della storia della Chiesa, ma non è così: ogni epoca è stata caratterizzata da tanti esempi di testimoni del Cristo crocifisso (la parola martire proviene proprio da una parola greca che significa testimone). La risposta alla domanda del titolo (esistono ancora i martiri?) è positiva: ancora oggi ci sono martiri cristiani; ancora oggi la Chiesa è Chiesa di martiri; ancora oggi la Chiesa onora questi suoi figli, fedeli a Gesù fino al sacrificio della loro vita.

Le persecuzioni anticristiane non sono finite e continuano ancora oggi in molte parti del mondo, soprattutto in Asia e in Africa. Appartengono alla cronaca recente l’uccisione di diversi vescovi e sacerdoti e non ultima la strage di un paio di giorni fa in Kenia, dove 17 persone sono state trucidate (e 50 ferite) per intolleranza religiosa in due diversi attacchi compiuti nella cattedrale cattolica centrale di Garissa, città a nord est del Kenya, e in una chiesa vicina. Fonti della polizia locale riferiscono che gli ordigni sono esplosi durante le celebrazioni domenicali, quando le chiese erano gremite di fedeli.

Ma qual è il significato di essere martire oggi? Il martire è il battezzato fedele a Cristo fino al dono della vita. La sua vera e unica identità è quella di “essere cristiano”. L’identità del martire è il suo battesimo in Cristo, al di là della sua nazione, della sua cultura, della sua stessa famiglia, del tempo in cui vive. E la sua tenacia nella fede è certo frutto di una volontà virtuosa, ma soprattutto dono di grazia da parte di Dio. Il martirio è proprio una vocazione e un dono allo stesso tempo: ogni cristiano potenzialmente ne è investito. Infatti la Chiesa fin dall’inizio è stata segnata dal martirio, secondo la parola profetica del Signore Gesù: «Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,10-11). Il martirio è il sigillo della Chiesa pellegrina sulla terra: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15-20), la realizzazione della parola di Gesù: «Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,25). A chi non crede più se non a ciò che tocca, vede e guadagna, a chi si è inaridito nell'idolatria di se stesso o delle sue ideologie, il martire risponde che la sua forza è Dio, il Dio della vita, della verità e del perdono, che la roccia su cui s'appoggia è Cristo. Alla follia di chi teme di perdere banali cose materiali contrappone l’impercettibile bisbiglio della sorgente d'acqua viva che scaturisce da Lui, frutto dello Spirito, logica di verità e di amore che nessun fuoco può spegnere e nessuna arma distruggere.

Intanto Padre Lombardi, portavoce della sala stampa vaticana, per il caso specifico dei martiri kenioti chiede di “agire efficacemente per una soluzione stabile dei drammatici problemi della Somalia, che si riflettono nella regione. Oltre ad essere vicini alle vittime occorre riaffermare e difendere decisamente la libertà religiosa dei cristiani e opporsi ad atti irresponsabili che alimentino l’odio fra le diverse religioni”.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa