Gareggerà alle Olimpiadi di Londra come “atleta indipendente” Guor Marial, il maratoneta sud sudanese che si è rifiutato di correre con i colori di Khartoum ai giochi che stanno per essere inaugurati nella capitale britannica.
Misna - Nato in Sud Sudan 28 anni fa, in piena guerra civile tra nord e sud del paese, Marial è fuggito negli Stati Uniti con la sua famiglia dove si è formato come atleta fino ad ottenenere il biglietto per Londra 2012. Anche se il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza da Khartoum un anno fa, il paese non ha ancora avuto modo di creare un comitato olimpico e iscriversi formalmente ai giochi. Per risolvere l’impasse, a Marial era strato proposto di gareggiare sotto la bandiera sudanese. Un’ipotesi non percorribile per l’atleta, che nella guerra contro gli ex nemici di Juba ha visto morire 28 membri della sua famiglia.
La decisione del Comitato olimpico internazionale di permettere al podista di gareggiare come “indipendente”, portando sulla maglia il simbolo dei cinque cerchi olimpici, giunge quando ormai ogni speranza di vederlo scendere in pista sembrava svanita. Non essendo cittadino statunitense a tutti gli effetti – in Arizona Marial gode dello status di rifugiato politico – il ventottenne non avrebbe potuto rappresentare infatti neanche la bandiera a stelle e strisce. Il caso del ‘maratoneta apolide’ come lo ha ribattezzato gran parte della stampa internazionale è in effetti unico nel suo genere anche se ad altri tre atleti provenienti dalle Antille Olandesi sarà consentito, per motivi diversi, di gareggiare come indipendenti. “Sono grato agli organizzatori che mi hanno dato questa possibilità” ha detto Marial, aggiungendo che “il mio sogno è ancora quello di rappresentare il mio paese. Ora so che è solo questione di tempo”.
Misna - Nato in Sud Sudan 28 anni fa, in piena guerra civile tra nord e sud del paese, Marial è fuggito negli Stati Uniti con la sua famiglia dove si è formato come atleta fino ad ottenenere il biglietto per Londra 2012. Anche se il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza da Khartoum un anno fa, il paese non ha ancora avuto modo di creare un comitato olimpico e iscriversi formalmente ai giochi. Per risolvere l’impasse, a Marial era strato proposto di gareggiare sotto la bandiera sudanese. Un’ipotesi non percorribile per l’atleta, che nella guerra contro gli ex nemici di Juba ha visto morire 28 membri della sua famiglia.
La decisione del Comitato olimpico internazionale di permettere al podista di gareggiare come “indipendente”, portando sulla maglia il simbolo dei cinque cerchi olimpici, giunge quando ormai ogni speranza di vederlo scendere in pista sembrava svanita. Non essendo cittadino statunitense a tutti gli effetti – in Arizona Marial gode dello status di rifugiato politico – il ventottenne non avrebbe potuto rappresentare infatti neanche la bandiera a stelle e strisce. Il caso del ‘maratoneta apolide’ come lo ha ribattezzato gran parte della stampa internazionale è in effetti unico nel suo genere anche se ad altri tre atleti provenienti dalle Antille Olandesi sarà consentito, per motivi diversi, di gareggiare come indipendenti. “Sono grato agli organizzatori che mi hanno dato questa possibilità” ha detto Marial, aggiungendo che “il mio sogno è ancora quello di rappresentare il mio paese. Ora so che è solo questione di tempo”.
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