Dal Forum di Trento un cammino di confronto, conoscenza e relazione
di Monica Cardarelli
Giornate piene quelle del Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato che si è appena concluso a Trento. Il tema di quest’anno, le montagne, richiedeva in effetti un cammino di conoscenza, di ascolto e di umiltà. “In ogni creatura c’è una parola di Dio”, ha spiegato don Piero Rattin, biblista. Una premessa che pone le montagne nel più vasto e ampio scenario del creato in cui, come ricordava lo stesso Rattin, “Dio non ha risparmiato in bellezza”. Ma se la montagna è il luogo per eccellenza dell’incontro con Dio, è pur vero che questo rappresenta solo una tappa prima di riprendere il cammino quotidiano. Dopo il Tabor c’è sempre il Calvario, e la visione di bellezza della trasfigurazione non può essere perpetuata nella vita terrena; si è chiamati alla missione, al feriale.
L’ascesi, cioè la salita in montagna, ci ricorda anche come dobbiamo camminare e quindi vivere: si procede passo dopo passo in silenzio, facendo attenzione a non perdere di vista le indicazioni della meta e con zaino leggero, quindi con essenzialità e povertà. E’ necessario di tanto in tanto uscire da sé, ‘salire’, perché solo dall’alto si possono vedere le giuste dimensioni delle cose della vita e prenderne le debite distanze.
La meta, come la montagna, non è da conquistare ma da raggiungere. Può apparire una banalità ma è la differenza su cui si fonda il rapporto con il creato e che conferisce un valore diverso alle azioni e alle decisioni dell’uomo. E’ quanto hanno testimoniato gli alpinisti Sergio Martini e Simone Moro, o quanto sostenuto dal prof. Ugo Morelli, che ha sottolineato come per superare l’attuale crisi sia necessario ‘cambiare idea’: accettare il limite di finitezza dell’uomo e il cambiamento costante e continuo della natura; riconoscersi parte del tutto ed entrare nel cambiamento con conoscenza e consapevolezza, rispetto e attenzione, senza dominare o sfruttare la natura; non conservare ma custodire con la consapevolezza della fragilità dei beni affidati. Quando l’uomo entra in sintonia con il creato può rendersi strumento e collaborare all’opera della creazione che si perpetua.
È stato sottolineato come sia necessario conoscere la montagna, per prendersene cura e per ‘usarla’, viverla, abitarla: ad esempio intervenire con la cura dei boschi o l’agricoltura, o con un’attività turistica rispettosa del luogo e delle biodiversità presenti. In questo senso è importante riconoscere il ruolo sociale dell’agricoltore nel mantenimento del paesaggio, come ha ricordato Marcella Morandini. È importante conoscere i luoghi e le persone perché, non va dimenticato, la montagna è anche una comunità, è il luogo d’incontro di culture e di valori.
Nadio Delai nel suo intervento ha evidenziato come oggi ci sia bisogno di verticalità e come la montagna ha bisogno di virtù forti e non di virtù deboli, come ad esempio il coraggio, la tenacia, la pazienza, l’inventiva e la generosità… Numerosi gli interventi al Forum, e nonostante la diversità dei relatori numerosi anche i punti in comune emersi. Ci piace concludere ricordandone uno in particolare: le relazioni. Solo le relazioni tra gli uomini e dell’uomo con tutte le creature può portare ad un cambiamento, all’apertura e alla conoscenza dell’altro, all’accettazione e al rispetto dei valori e ad un’armonia, perché la meta e la montagna non si conquistano, bensì si raggiungono con umiltà.
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