Oggi, imitando la teologia protestante, alcuni teologi ed ecclesiastici negano arbitrariamente i dogmi della Chiesa Cattolica ingenerando nei fedeli sconcerto e disorientamento. Alcuni ecclesiastici si arrogano la licenza e l'arbitrio di selezionare le verità di fede privilegiando di fatto un soggettivismo privo dell'assistenza del magistero ecclesiastico e della s. Tradizione. Di fronte a ciò devono prevalere due cose, come afferma Benedetto XVI: l'amore verso la Chiesa e l'unità della fede.
Un altro problema dottrinale della Chiesa di Benedetto XVI e quello della Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dal cardinale Levada è quello del dubbio sistematico e della contestazione corrosiva dei dogmi cattolici formulati dai Concili Ecumenici nel corso della storia della Chiesa o dai Pontefici. Si tratta di quattro dogmi mariani (Verginità della Madonna, Maria Madre di Dio, Maria Assunta in cielo e Maria Immacolata Concezione). Poi ci sono il dogma sulla S.S. Trinità, quello sulle due nature di Gesù (umana e divina), il dogma sul Purgatorio, il dogma sulla Infallibilità del Pontefice solo quando parla ex cathedra, quello della Transustanziazione e quello su Gesù Cristo che è il Figlio di Dio ed è stato generato prima dei secoli ma non è una creatura di Dio ed è della stessa sostanza del Padre. Ebbene, questi dogmi (considerati spesso discutibili ed infraumani) proprio perché elaborati da Papi o da Concili Ecumenici o perché non presenti all'interno dei testi sacri, non vengono tenuta nella debita considerazione o, peggio, negati da alcuni sacerdoti e alcuni vescovi orfani della Riforma protestante. C'è, insomma, un atteggiamento di sospetto o di pregiudizio in nome del libero pluralismo religioso. Senza contare che ci sono anche facoltà teologiche che educano i loro studenti alla negazione di tali dogmi: libertà di insegnamento, ma non libertà di apprendimento perché scattano l'arbitrio, la licenza, il dissenso dottrinale, l ’incertezza, la servilità, la desolazione, perché tale negazione è priva dell’assistenza del magistero ecclesiastico.
E come non rilevare con amarezza il disorientamento e lo sconcerto tra i fedeli che vedono i loro preti dall'altare negare verità di fede? Assistiamo di fatto a una grave forma di indifferenza, di incredulità, di laicismo areligioso e pagano, e a un atteggiamento di soggettivismo che nuocciono fortemente alla fede e alla Chiesa. Il Popolo di Dio, che si distingue e si qualifica per il suo carattere religioso e messianico, sacerdotale e profetico che tutto converge verso Cristo come suo centro focale e che tutto da Cristo deriva, com’è organizzato e come esercita la sua missione ideale e tonificante nella società nella quale è immerso? Sappiamo che il Popolo di Dio ha, storicamente, un nome a tutti più familiare: la Chiesa; la Chiesa amata, fino al sangue, da Cristo, suo mistico corpo, sua opera in via di costruzione perenne; la nostra Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica; ebbene, chi davvero la conosce, la vive? Chi possiede quel sensus ecclesiae, cioè quella coscienza di appartenere ad una società speciale, soprannaturale, che fa corpo vivo con Cristo, suo capo, e che forma appunto con Lui quel totus Christus. Di fronte a queste divisioni e lacerazioni occorre quella comunione unitaria in Cristo dell’umanità, che costituisce il grande disegno dell’amore di Dio verso di noi, e da cui dipende la nostra salvezza; comunione con papa Benedetto XVI e i Pastori, in unità di dottrina e di amore, nella certezza che l’unione alla gerarchia è il mezzo voluto da Cristo per assicurare la fondamentale unione col Padre celeste.
Chi rifiuta per incredulità o per radicale laicismo questa sapienza superiore spegne la luce di Cristo sulla nostra vita, la quale sembra liberata da dogmi difficili, estranei e vincolanti, mentre è privata della fede e della scienza vitale, ch’essa dall’alto liberamente e amorosamente proietta sui nostri passi, poveri passi disorientati e presto mortificati dall’oscurità, o dall’insufficiente lume del pensiero profano. Cito ancora a questo riguardo S. Paolo: “Vi esorto dunque, o fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come ostia vivente santa, gradevole a Dio, quale vostro culto ragionevole; e non conformatevi al secolo presente, ma trasformatevi col rinnovamento del vostro spirito” (Rm 12, 2).
In conclusione, i dogmi della Chiesa sono attuali, relativamente al loro contenuto di verità rivelata, in quanto cioè sono definizioni autorevoli di un insegnamento divino contenuto nella Sacra Scrittura, o derivato a noi dalla predicazione apostolica, per via di Tradizione (cfr. Costituzione dogmatica Dei Verbum, 8, 9); sono la fede pensata, vissuta, celebrata dalla Chiesa, come Popolo di Dio animato dallo Spirito Santo e ammaestrato da una testimonianza autorizzata e qualificata, il Papa e i Vescovi con lui; e sotto questo aspetto i dogmi della Chiesa sono sempre attuali, cioè sono sempre veri di quella verità divina e soprannaturale alla quale essi si riferiscono e che non cambia certamente nel tempo, checché ne dicano i cosiddetti teologi progressisti o considerati a là page.
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Sono presenti 3 commenti
L'unico dogma (non menzionato nell'articolo) che solleva dei problemi è quello sul Peccato originale: nel senso che dovrebbe essere RAPPRESENTATO in modo diverso.
Di ciò ho scritto in
http://www.biosferanoosfera.it/uploads/files/64e83bb9237cddffd3ed7b57d8c129d08e5f55e5.pdf
Cordiali saluti. Fabio Mantovani
Alcuni saccenti negano pure che il diavolo esista!
Per Fabio Mantovani. I dogmi della Chiesa non sono 11, ma di più e non potevo in 50 righe scriverli o ricordarli tutti,senza tediare i lettori. Il senso dell'articolo è un altro: è la contestazione sistematica e la negazione abituale di queste verità di fede da parte di alcuni teologi e biblisti. Vedi il caso clamoroso dell' Arcidiocesi di Milano.
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