Al via oggi a Cannes, la 65.ma edizione del Festival del Cinema. Primo film in concorso l'americano "Moonrise Kingdom". Da Cannes, il servizio di Luciano Barisone: ascolta
Radio Vaticana - La straordinaria varietà dei mondi possibili, un folto gruppo di cineasti famosi – da Matteo Garrone a David Cronenberg, da Michel Haneke a Walter Salles, da Carlos Reygadas a Leos Carax, da Ken Loach a Abbas Kiarostami - dagli esordienti in cerca di riconoscimento, un largo spettro di forme di cinema (dal classico allo sperimentale), l’indispensabile filtro dei sentimenti e delle emozioni, una forte tensione etica che sovrintende il tutto. Così, si presenta a prima vista, sfogliando il catalogo, la 65.ma edizione del Festival di Cannes, dove si passa dagli Stati Uniti degli anni '50 e '60 alla Francia contemporanea, dall’Egitto della "primavera araba" all’Italia dei reality show, dall’Africa della povertà e della violenza alle dinamiche contraddittorie dell’Europa.
È un’impressione confermata dal primo dei film in concorso, “Moonrise Kingdom” dell’americano Wes Anderson, che apre oggi la manifestazione. Qui l’azione si svolge negli anni '60 su una piccola isola al largo della Nuova Inghilterra, fra la casa di una coppia di avvocati, un campo scout e una stazione di polizia. Protagonisti due adolescenti inquieti che problemi comuni spingono l’uno nelle braccia dell’altra : lui, orfano di entrambi genitori, passa da una famiglia in affido ad un'altra senza mai trovare il conforto di una voce amica; lei, figlia di genitori benestanti e distratti, sente il suo anticonformismo scambiato per un problema caratteriale. Si incontreranno per caso ad una recita parrocchiale e sarà il colpo di fulmine. Durante un’estate, funestata da una dei più devastanti uragani della storia americana, vivranno la più avventurosa delle educazioni sentimentali.
Wes Anderson, già autore di film straordinari su bizzarri nuclei familiari, come “La Famiglia Tennenbaum” o “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”, ci introduce qui in un mondo che ci ricorda i romanzi di formazione, con uno stile rapido e nervoso, traboccante di invenzioni, brillante nei dialoghi e interpretato da uno stuolo di star - da Bruce Willis a Frances McDormand, a Edward Norton, a Bill Murray - che si piegano con grande compostezza a ruoli di comprimari. Il senso del film è che da un piccolo mondo antico come quello si possano trarre indicazioni per il nostro presente. Alla fine l’amore è più forte di ogni cosa. Ma qui siamo negli anni '60 e i Beatles cantavano “All you need is love”. Però, forse qualcosa ancora oggi non è perduto. Per il momento siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Vediamo se i film dei prossimi giorni andranno in questa direzione.
Radio Vaticana - La straordinaria varietà dei mondi possibili, un folto gruppo di cineasti famosi – da Matteo Garrone a David Cronenberg, da Michel Haneke a Walter Salles, da Carlos Reygadas a Leos Carax, da Ken Loach a Abbas Kiarostami - dagli esordienti in cerca di riconoscimento, un largo spettro di forme di cinema (dal classico allo sperimentale), l’indispensabile filtro dei sentimenti e delle emozioni, una forte tensione etica che sovrintende il tutto. Così, si presenta a prima vista, sfogliando il catalogo, la 65.ma edizione del Festival di Cannes, dove si passa dagli Stati Uniti degli anni '50 e '60 alla Francia contemporanea, dall’Egitto della "primavera araba" all’Italia dei reality show, dall’Africa della povertà e della violenza alle dinamiche contraddittorie dell’Europa.
È un’impressione confermata dal primo dei film in concorso, “Moonrise Kingdom” dell’americano Wes Anderson, che apre oggi la manifestazione. Qui l’azione si svolge negli anni '60 su una piccola isola al largo della Nuova Inghilterra, fra la casa di una coppia di avvocati, un campo scout e una stazione di polizia. Protagonisti due adolescenti inquieti che problemi comuni spingono l’uno nelle braccia dell’altra : lui, orfano di entrambi genitori, passa da una famiglia in affido ad un'altra senza mai trovare il conforto di una voce amica; lei, figlia di genitori benestanti e distratti, sente il suo anticonformismo scambiato per un problema caratteriale. Si incontreranno per caso ad una recita parrocchiale e sarà il colpo di fulmine. Durante un’estate, funestata da una dei più devastanti uragani della storia americana, vivranno la più avventurosa delle educazioni sentimentali.
Wes Anderson, già autore di film straordinari su bizzarri nuclei familiari, come “La Famiglia Tennenbaum” o “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”, ci introduce qui in un mondo che ci ricorda i romanzi di formazione, con uno stile rapido e nervoso, traboccante di invenzioni, brillante nei dialoghi e interpretato da uno stuolo di star - da Bruce Willis a Frances McDormand, a Edward Norton, a Bill Murray - che si piegano con grande compostezza a ruoli di comprimari. Il senso del film è che da un piccolo mondo antico come quello si possano trarre indicazioni per il nostro presente. Alla fine l’amore è più forte di ogni cosa. Ma qui siamo negli anni '60 e i Beatles cantavano “All you need is love”. Però, forse qualcosa ancora oggi non è perduto. Per il momento siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Vediamo se i film dei prossimi giorni andranno in questa direzione.
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