mercoledì, marzo 14, 2012
Non si sente parlar d’altro che di ripresa: c’è, non c’è, ci sarà... Tranquilli gente, la ripresa c’è eccome, ma non è quella che tutti ci aspetteremmo...

Sto parlando della velocissima ripresa “motociclistica” della storica Ducati, che ha innestato la quinta e sta forse per schizzare come una palla di cannone oltre i patri confini. “Ma come, anche questa?” si domanderà l’attonito lettore che ha già assistito alla diaspora delle imprese italiane verso paradisi economici dove produrre costa molto meno che qui da noi. Già, la mitica Ducati di Borgo Panigale, quella di Valentino “the doctor 46”, è sul mercato. C’è una duplice via per il proprietario Andrea Bonomi, diventato da poco presidente di BPM: quella della quotazione a Hong Kong, per la quale sono stati attivati alla fine del 2011 come global coordinator Goldman Sachs, Deutsche Bank e Banca Imi, e quella della cessione ad un partner industriale di rilevanza mondiale, come ha dichiarato lo stesso patron al Financial Time.

Così, a quanto è dato sapere, anche una splendida industria quale é la Ducati finirà nelle sgrinfie di qualche società straniera, con gruppi europei, asiatici e americani che si dicono già prontissimi all’acquisto per una cifretta attorno al miliardo. Bonomi ritiene che ora Ducati sia una società perfetta ma abbia necessità, per poter crescere, di grandi partner industriali. In Italia invece il più importante gruppo del settore, la Piaggio di Roberto Colaninno, dice di essere già fuori dalla partita. Idem la BMW che si è già comprata da Claudio Castiglioni, recentemente scomparso, la Husqvarna. Possibile competitore acquirente è la germanica Daimler della Mercedes, che possiede da due anni una partnership con Ducati con il marchio sportivo AMG: le due società hanno presentato al salone di Francoforte dell’anno scorso un modello esclusivo, la “Diavel amg” special edition.

Dunque via anche un altro prestigioso marchio made in Italy. Si sta assistendo all’irrefrenabile smembramento del tessuto operoso e prestigioso che ci aveva portati, nel dopoguerra, al settimo posto fra le nazioni più industrializzate del mondo. Ma quel che ci lasci attoniti è che nessuno sia in grado di porre un freno a questo stillicidio infernale che ci renderà sempre più poveri e soggetti passivi all’acquisto del made in Cina. Ma scusate, non c’è in sella un governo tecnico? Non si governa solo con l’imposizione di tasse assurde che strangolano l’economia e non si dovrebbe permettere mano libera alle banche che pur avendo ricevuto “fortune” dalla BCE se le tengono ben strette, tanto da non concedere nemmeno le briciole, per esempio un prestito di 1.500 € a un artigiano che poi si è tolto la vita. Coscienza loro...

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Perché al posto di mandare all'estero le nostre eccellenze industriali non ci mandiamo i vari "sua eccellenza" che abbiamo a Roma? Quelli non li vuole nessuno!

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa