È quanto emerge da un rapporto Onu. Tutte le polle acquifere si trovano in territori privati di palestinesi. In molti siti sono già stati costruiti panchine, tavoli da pic nic e parcheggi. Contadini costretti a cambiare lavoro a causa della siccità.
Asi
aNews - I coloni israeliani vogliono trasformare in centri turistici oltre 30 sorgenti d'acqua della località di Mateh Binyamin (Cisgiordania), impedendone l'accesso agli agricoltori palestinesi. Lo rivela un rapporto dell'Ufficio per coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha). Il documento è stato presentato ieri in occasione della Giornata mondiale dell'acqua. Nei giorni scorsi, il Consiglio Onu per i diritti umani ha votato una mozione che accusa i coloni della West Bank di soprusi e violenze a danno dei palestinesi.
Secondo lo studio dell'Ocha, la maggior parte delle sorgenti sotto il controllo dei coloni è situata nella località di Mateh Binyamin, in terreni privati di contadini palestinesi del vicino villaggio di Awarta. Testimoni affermano che le polle sono recintate o presidiate dal personale di sicurezza degli insediamenti. Nelle stessa area vi sarebbero altre 26 sorgenti dove i palestinesi hanno un accesso limitato.
Per aggirare la legge che impedisce di impossessarsi di terreni e polle acquifere senza l'autorizzazione del governo, i coloni hanno bonificato e ristrutturato le piscine e cambiato il nome del sito in ebraico. Lo scopo è trasformare l'area intorno alle sorgenti in centri turistici, per avere diritto allo sfruttamento dell'acqua. In diversi aree sono già stati piazzati tavolini da pic-nic, panchine in cemento e parcheggi. Il documento sottolinea che tutte queste attività avvengono senza permesso.
"Per anni abbiamo utilizzato queste sorgenti per irrigare i campi - afferma Sami Awad, che dirige il consiglio del villaggio palestinese di Awarta - Ma ora chi prova ad avvicinarsi rischia la vita". L'uomo sottolinea che negli ultimi anni tre contadini sono rimasti uccisi in scontri fra la comunità e i coloni per il controllo delle polle. Ramesh Rajasinghman, responsabile dell'Ocha per i territori palestinesi spiega che "molti agricoltori sono costretti a cessare la loro attività o a ridurla, a causa della poca acqua disponibile. La situazione è molto grave".
Il Consiglio regionale di Mateh Binyamin ha criticato il rapporto Ocha, denunciandone la parzialità e i molti errori di indagine e valutazione. I responsabili del Consiglio sottolineano che in questi anni molti sforzi sono stati fatti per impedire la costruzione illegale di edifici nella zona C (area della Cisgiordania sotto il controllo israeliano). Essi spiegano che le sorgenti sono accessibili a chiunque ne faccia richiesta e invitano i contadini a denunciare eventuali abusi.
Asi
aNews - I coloni israeliani vogliono trasformare in centri turistici oltre 30 sorgenti d'acqua della località di Mateh Binyamin (Cisgiordania), impedendone l'accesso agli agricoltori palestinesi. Lo rivela un rapporto dell'Ufficio per coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha). Il documento è stato presentato ieri in occasione della Giornata mondiale dell'acqua. Nei giorni scorsi, il Consiglio Onu per i diritti umani ha votato una mozione che accusa i coloni della West Bank di soprusi e violenze a danno dei palestinesi.Secondo lo studio dell'Ocha, la maggior parte delle sorgenti sotto il controllo dei coloni è situata nella località di Mateh Binyamin, in terreni privati di contadini palestinesi del vicino villaggio di Awarta. Testimoni affermano che le polle sono recintate o presidiate dal personale di sicurezza degli insediamenti. Nelle stessa area vi sarebbero altre 26 sorgenti dove i palestinesi hanno un accesso limitato.
Per aggirare la legge che impedisce di impossessarsi di terreni e polle acquifere senza l'autorizzazione del governo, i coloni hanno bonificato e ristrutturato le piscine e cambiato il nome del sito in ebraico. Lo scopo è trasformare l'area intorno alle sorgenti in centri turistici, per avere diritto allo sfruttamento dell'acqua. In diversi aree sono già stati piazzati tavolini da pic-nic, panchine in cemento e parcheggi. Il documento sottolinea che tutte queste attività avvengono senza permesso.
"Per anni abbiamo utilizzato queste sorgenti per irrigare i campi - afferma Sami Awad, che dirige il consiglio del villaggio palestinese di Awarta - Ma ora chi prova ad avvicinarsi rischia la vita". L'uomo sottolinea che negli ultimi anni tre contadini sono rimasti uccisi in scontri fra la comunità e i coloni per il controllo delle polle. Ramesh Rajasinghman, responsabile dell'Ocha per i territori palestinesi spiega che "molti agricoltori sono costretti a cessare la loro attività o a ridurla, a causa della poca acqua disponibile. La situazione è molto grave".
Il Consiglio regionale di Mateh Binyamin ha criticato il rapporto Ocha, denunciandone la parzialità e i molti errori di indagine e valutazione. I responsabili del Consiglio sottolineano che in questi anni molti sforzi sono stati fatti per impedire la costruzione illegale di edifici nella zona C (area della Cisgiordania sotto il controllo israeliano). Essi spiegano che le sorgenti sono accessibili a chiunque ne faccia richiesta e invitano i contadini a denunciare eventuali abusi.
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