Migliaia di insegnanti delle scuole pubbliche sono stati protagonisti di una marcia pacifica per le vie di Cotonou che si è conclusa davanti all’ufficio del primo ministro, Pascal Irenée Koupaki: si tratta dell’ultimo episodio della crisi nel settore dell’istruzione, paralizzato da uno sciopero cominciato a gennaio.
Benin (Misna) - La manifestazione di ieri è stata indetta dall’Alto consiglio sindacale dell’educazione (Hcse), che raggruppa le quattro principali organizzazioni di categoria, in reazione a provvedimenti severi – dalla sospensione dello stipendio fino alla radiazione – minacciati dal governo nei confronti degli insegnanti che continueranno a scioperare. Agli insegnanti pubblici delle scuole materne, elementari e secondarie non è stato concesso un aumento salariale del 25%, scaglionato su tre anni, invece deciso l’anno scorso a favore di tutti i dipendenti statali dopo settimane di proteste.
Da gennaio i sindacati stanno portando avanti la stessa rivendicazione salariale con l’obiettivo di ottenere un’identica rivalutazione degli stipendi degli insegnanti.
“La crisi che sta scuotendo il settore dell’educazione da diverse settimane sta prendendo una piega preoccupante con bugie a ripetizione da parte delle autorità e un’escalation di provocazioni nei confronti degli insegnanti” si legge nel comunicato a firma del ‘Hcse’. Il governo del presidente Thomas Boni Yayi, riconfermato l’anno scorso alla guida del paese, ha risposto che aumenti salariali sono già stati concessi agli insegnanti nel 2007, “alimentando un sentimento di ingiustizia e frustrazione in altre categorie, con conseguenti gravi tensioni sociali”.
Fonti della società civile beninese riferiscono alla MISNA che “il braccio di ferro tra insegnanti e esecutivo si sta complicando”, facendo crescere tra alunni e genitori il timore che “l’anno scolastico 2011-2012 venga invalidato”. Negli ultimi mesi il governo dell’economista Boni Yayi, al potere dal 2006, ha dovuto affrontare più ondate di scioperi che hanno coinvolto diversi settori socio-professionali. Da novembre a oggi hanno manifestato i lavoratori di tutte le società pubbliche, quelli del porto di Cotonou, i trasportatori, gli agenti doganali e gli insegnanti, in un contesto segnato dal crescente aumento dei prezzi.
[VV]
Benin (Misna) - La manifestazione di ieri è stata indetta dall’Alto consiglio sindacale dell’educazione (Hcse), che raggruppa le quattro principali organizzazioni di categoria, in reazione a provvedimenti severi – dalla sospensione dello stipendio fino alla radiazione – minacciati dal governo nei confronti degli insegnanti che continueranno a scioperare. Agli insegnanti pubblici delle scuole materne, elementari e secondarie non è stato concesso un aumento salariale del 25%, scaglionato su tre anni, invece deciso l’anno scorso a favore di tutti i dipendenti statali dopo settimane di proteste.Da gennaio i sindacati stanno portando avanti la stessa rivendicazione salariale con l’obiettivo di ottenere un’identica rivalutazione degli stipendi degli insegnanti.
“La crisi che sta scuotendo il settore dell’educazione da diverse settimane sta prendendo una piega preoccupante con bugie a ripetizione da parte delle autorità e un’escalation di provocazioni nei confronti degli insegnanti” si legge nel comunicato a firma del ‘Hcse’. Il governo del presidente Thomas Boni Yayi, riconfermato l’anno scorso alla guida del paese, ha risposto che aumenti salariali sono già stati concessi agli insegnanti nel 2007, “alimentando un sentimento di ingiustizia e frustrazione in altre categorie, con conseguenti gravi tensioni sociali”.
Fonti della società civile beninese riferiscono alla MISNA che “il braccio di ferro tra insegnanti e esecutivo si sta complicando”, facendo crescere tra alunni e genitori il timore che “l’anno scolastico 2011-2012 venga invalidato”. Negli ultimi mesi il governo dell’economista Boni Yayi, al potere dal 2006, ha dovuto affrontare più ondate di scioperi che hanno coinvolto diversi settori socio-professionali. Da novembre a oggi hanno manifestato i lavoratori di tutte le società pubbliche, quelli del porto di Cotonou, i trasportatori, gli agenti doganali e gli insegnanti, in un contesto segnato dal crescente aumento dei prezzi.
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