giovedì, marzo 15, 2012
In occasione dell’VIII centenario della consacrazione di santa Chiara la Pontificia Università Antonianum di Roma ha organizzato, in collaborazione con le Edizioni Porziuncola, un Seminario di studio sulle fonti di Chiara d’Assisi.

di Monica Cardarelli

Venerdì 9 marzo si è svolto presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, il Seminario “Chiara d’Assisi e le fonti clariane”. Alla giornata di studio sono intervenuti molti dei principali studiosi di santa Chiara come Maria Pia Alberzoni, Marco Bartoli, Padre Giovanni Boccali, Marco Guida, Jacques Dalarun, Carlo Paolazzi, Leonard Lehmann, Attilio Bartoli Langeli e molti altri. Il Seminario, organizzato in occasione dell’VIII centenario della consacrazione di Chiara, ha rappresentato un’occasione preziosa per tutti i partecipanti e una sfida per i relatori in quanto, come precisato dalla Prof.ssa Maria Pia Alberzoni, “nelle discussioni e nello scambio di idee c’è tutta la vita” e di conseguenza anche i dibattiti, le riflessioni o gli scontri sono sempre “un’occasione di grande ricchezza per approfondire gli studi e comunque per riflettere anche sull’esperienza umana che non è mai separata da quella di studio”.

Nel corso del Seminario sono stati affrontati vari aspetti e problemi delle fonti clariane, dall’autenticità alla traduzione, ed è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione degli studi e dei lavori sulle fonti e i documenti di Chiara. È stato anche presentato il nuovo progetto editoriale che vedrà raccolte buona parte dei documenti e delle fonti di Chiara d’Assisi, come pure gli scritti su Chiara nelle traduzioni tedesca, francese, inglese, italiana e spagnola. Un lavoro scientifico, accurato e prezioso quello degli storici e traduttori, che renderanno così più accessibile e vicina a molti la figura di Chiara d’Assisi e le sue parole.

Gli interventi hanno toccato documenti quali il Testamento e le Lettere ad Agnese di Praga, ma anche gli Atti al Processo di Canonizzazione e la Regola, la Benedizione e le Leggende Minori. Non è mancata, com’è giusto che sia in tali circostanze, una riflessione sull’autenticità del Testamento di Chiara e di altri documenti. Numerose le tesi avanzate: secondo alcuni Chiara ha affidato il compito di scrivere ciò che poi è stato tramandato alle Sorelle a causa della sua lunga infermità, secondo altri a scrivere per conto suo sono stati Frate Angelo o Frate Leone, i compagni di Francesco che rimasero vicini a Chiara e alle altre damianiti negli anni della malattia e fino alla sua morte. Occorre però, prima di soffermarsi su tale questione, considerare il periodo storico in cui i testi sono stati scritti, e soprattutto dimenticare i pregiudizi secondo cui le donne nel Medio Evo non avessero le competenze linguistiche. Come è stato infatti sottolineato da Carlo Paolazzi nel suo intervento, si può affermare che Chiara avesse le competenze linguistiche per scrivere il Testamento o le Lettere ad Agnese di Boemia e, come precisa Marco Bartoli, anche le competenze teologiche. Fra l’altro, le quattro lettere ad Agnese di Praga, che sono il primo epistolario tra donne conservato nella storia, sono di uno spessore teologico rilevante.

Non solo, ma si può così arrivare a pensare che in generale le donne nel XIII secolo avessero le competenze linguistiche e teologiche, non solo Chiara quindi ma pure ad esempio le altre Sorelle di San Damiano. Partire da questo presupposto fa compiere un grande passo avanti superando pregiudizi storiografici nei confronti delle donne del Medio Evo che, come sottolinea Bartoli, “hanno una consapevolezza culturale di quel che scrivono estremamente sofisticata”. In ogni caso poi la sensibilità femminile, il ‘dono femminile’ come lo definisce Marco Bartoli, di cui sono permeati gli scritti di Chiara d’Assisi pongono serie perplessità sulla possibilità di una mano maschile.
Inoltre, come ha precisato Bartoli Langeli, va considerato che il concetto di autore nel medioevo era assai diverso dall’idea che ne abbiamo noi oggi e poteva avvicinarsi all’immagine di una pluralità di autori, di opere collettive. “Ciò però non toglie affatto la paternità e l’autenticità o meglio la ‘riconducibilità’ dei testi a una determinata persona”. Un’ulteriore tesi quindi potrebbe essere quella di un’opera a più mani, coordinata da Chiara, che riflette perfettamente il pensiero di Chiara ma che non necessariamente risale ad una traccia scritta da lei. In questo caso le Sorelle di San Damiano potrebbero aver raccolto le parole che Chiara rivolgeva loro e che gli affidava.

La questione non è certo semplice e non è possibile in questa sede approfondirla, ci piace però l’idea della comunità di donne che insieme e attorno a Chiara hanno formato un corpo unico, tanto da trascrivere e tramandare le sue parole e con queste la sua sensibilità, il suo volto; un testimone che continua a passare di mano in mano fino alle clarisse di oggi e che continuerà a passare a quelle di domani. In fondo Chiara ha vissuto una vita intera con il desiderio di servire e non di essere servita, di amare e non di essere amata… anche dietro alle sue parole forti e decise, tenere e appassionate, resta discretamente in secondo piano senza mostrarsi, insieme alle sue Sorelle.

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