Il governatore Zhou Xiaochuan ha promesso di ridurre la percentuale di riserve richiesta alle banche. Nessuna promessa sull'apprezzamento dello yuan. Rimandato il cambiamento del modello di sviluppo del Paese, troppo legato all'esportazione e al basso valore della moneta.
Pechino (AsiaNews) - Per affrontare la difficile situazione economica del Paese, la Cina aprirà ancora la borsa delle banche per permettere più prestiti, ma frenerà l'apprezzamento dello yuan. Sono le due piste emerse alla conferenza stampa di Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale di Cina, tenutasi ieri in margine all'Assemblea nazionale del popolo in corso a Pechino. Durante il weekend sono stati pubblicati i dati della bilancia commerciale, con il deficit più alto in 22 anni, insieme al calo della produzione industriale cinese (v. 12/03/2012 Pechino, bilancia commerciale in rosso: il peggior deficit da 22 anni).
Zhou ha dichiarato che vi è "ampio margine" per ulteriori tagli alle riserve delle banche, permettendo loro un incremento dei prestiti.
Nel 2008-2009 la Cina ha lanciato un pacchetto di sostegno per la sua economia, con crediti facili per quasi 10 miliardi di yuan. Questo ha però prodotto un'alta inflazione e il rischio di una bolla speculativa nel campo edilizio. Nel 2010-2011 Pechino ha ordinato alle banche di offrire minori prestiti, aumentando la percentuale di riserve che le banche dovrebbero tenere. "A tutt'oggi, la riserva richiesta è sopra il 20% - ha spiegato Zhou, Abbiamo avuto percentuali di riserve molto minori, come ad esempio il 6% negli anni '90, e ce n'è di minori in altri Paesi".
Analisti ritengono che queste mosse sono un piccolo balsamo, ma non risolvono il problema della Cina che ha necessità di cambiare il suo modello di sviluppo, troppo concentrato sulle esportazioni e poco sulla domanda interna (v. 10/01/2012 L'economia cinese è malata, come quella Usa).
Anche su un altro versante la Cina sembra timida: quella dell'apprezzamento dello yuan. Stati Uniti ed Europa accusano la Cina di mantenere basso il valore della moneta per favorire le sue esportazioni. Secondo dati basati sul Pil prodotto dal gigante asiatico, lo yuan andrebbe rivalutato del 40% (v. 19/11/2010 La guerra delle valute e la scomparsa della Fed).
Ieri, nella stessa conferenza stampa, il vice di Zhou per gli scambi valutari ha affermato che la crescita del valore dello yuan, come quella avvenuta negli ultimi mesi, non ci sarà in futuro. Allo stesso tempo egli ha affermato che "continueremo con a riforma per avere un regime di scambio basato sul mercato".
E proprio mentre parlava, il renminbi è stato declassato rispetto al dollaro. Lo yuan ha perso lo 0,5% negli ultimi due mesi. Lo scorso anno era stato rivalutato del 4,7%.
Pechino (AsiaNews) - Per affrontare la difficile situazione economica del Paese, la Cina aprirà ancora la borsa delle banche per permettere più prestiti, ma frenerà l'apprezzamento dello yuan. Sono le due piste emerse alla conferenza stampa di Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale di Cina, tenutasi ieri in margine all'Assemblea nazionale del popolo in corso a Pechino. Durante il weekend sono stati pubblicati i dati della bilancia commerciale, con il deficit più alto in 22 anni, insieme al calo della produzione industriale cinese (v. 12/03/2012 Pechino, bilancia commerciale in rosso: il peggior deficit da 22 anni).Zhou ha dichiarato che vi è "ampio margine" per ulteriori tagli alle riserve delle banche, permettendo loro un incremento dei prestiti.
Nel 2008-2009 la Cina ha lanciato un pacchetto di sostegno per la sua economia, con crediti facili per quasi 10 miliardi di yuan. Questo ha però prodotto un'alta inflazione e il rischio di una bolla speculativa nel campo edilizio. Nel 2010-2011 Pechino ha ordinato alle banche di offrire minori prestiti, aumentando la percentuale di riserve che le banche dovrebbero tenere. "A tutt'oggi, la riserva richiesta è sopra il 20% - ha spiegato Zhou, Abbiamo avuto percentuali di riserve molto minori, come ad esempio il 6% negli anni '90, e ce n'è di minori in altri Paesi".
Analisti ritengono che queste mosse sono un piccolo balsamo, ma non risolvono il problema della Cina che ha necessità di cambiare il suo modello di sviluppo, troppo concentrato sulle esportazioni e poco sulla domanda interna (v. 10/01/2012 L'economia cinese è malata, come quella Usa).
Anche su un altro versante la Cina sembra timida: quella dell'apprezzamento dello yuan. Stati Uniti ed Europa accusano la Cina di mantenere basso il valore della moneta per favorire le sue esportazioni. Secondo dati basati sul Pil prodotto dal gigante asiatico, lo yuan andrebbe rivalutato del 40% (v. 19/11/2010 La guerra delle valute e la scomparsa della Fed).
Ieri, nella stessa conferenza stampa, il vice di Zhou per gli scambi valutari ha affermato che la crescita del valore dello yuan, come quella avvenuta negli ultimi mesi, non ci sarà in futuro. Allo stesso tempo egli ha affermato che "continueremo con a riforma per avere un regime di scambio basato sul mercato".
E proprio mentre parlava, il renminbi è stato declassato rispetto al dollaro. Lo yuan ha perso lo 0,5% negli ultimi due mesi. Lo scorso anno era stato rivalutato del 4,7%.
Wang Zhicheng
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