mercoledì, gennaio 11, 2012
Continua il nostro appuntamento con il teatrino della politica e della società italiana

di Silvio Foini

Avanti, ditemi che non è vero! Un altro scaldaletto tutto italiano dopo quello della “casa” accanto al Colosseo, un albergo pagato da non si sapeva chi. Invece ora si sa chi era l’anfitrione generoso. Sapete tutti a chi stiamo alludendo, anche se i nomi sono superflui: quello che amareggia è che la storia diventa infinita. Abbiamo cambiato un governo, anzi ce lo hanno imposto di cambiarlo perché c’erano troppi sospetti e troppi inquisiti. L’abbiamo fatto e... “Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?”. Lucio il grande era un profeta oltre che il menestrello che ci ha regalato canzoni che sono parte della storia e della cultura musicale italiana.

Insomma tutti a scagliar pietre da destra e da manca: aveva ragione Lui ad invitare chi fosse senza peccato a scagliar la prima. E adesso? Dimissioni velate da malinconia non solo da parte di chi questo sentimento riporta nel cognome, ma anche da parte del presidente del consiglio che vede la prima crepa nel suo governo ancora in fasce, che strilla però già a gran voce. Le difese, le spiegazioni, il rammarico dei protagonisti non sembrano stare in piedi: i telefoni non mentono, le voci sono raccolte e registrate infallibilmente.

Oltre che non brillare magari in onestà alcuni non brillano neppure per intelligenza. I capi dell’“altro stato” erano più furbi: comunicavano a mezzo di “pizzini”. Questi no, abituati come sono a parlare, e spesso a vanvera, fanno conferenze telefoniche, nominano Caio, Tizio e Sempronio, date, luoghi e tutto quanto d’altro. E noi dovremmo essere governati da persone che non solo non sono intelligenti ma neppur delle volpi? Ma non eravamo la Patria dei geni? Forse una volta l’Italia veleggiava rispettata da tutti gli altri paesi che ora ci indirizzano sorrisetti di compatimento. Ora Berlusconi si è seduto in panchina e se la ride sornione. Se vi capita di andare a leggere alcuni commenti di certi extracomunitari che hanno postato i loro pensieri su un articolo del nostro giornale, scoprirete che ci deridono pure loro definendoci un popolo senza attributi che non ha il coraggio di scendere i piazza a urlare come hanno fatto gli egiziani e i libici.

Noi siamo civili e pacifici, crediamo nella legge del nostro stato e le rivoluzioni le facciamo, caso mai, in parlamento, con la speranza che siano persone dalla veste candida a proporle. Comunque speriamo di non dire troppo presto al par del Manzoni: “Addio Monti sorgenti dall’acque...”

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