«Non ci aspettavamo un attentato, ma non credo che fossimo noi l’obiettivo» al telefono con ACS-Italia monsignor Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk dei caldei, commenta l’attentato avvenuto ieri nella città nord irachena
ACS (Aiuto alla Chiesa che soffre) - Il presule ritiene che se i terroristi avessero voluto colpire l’arcivescovado avrebbero potuto farlo diversamente, «senza creare così tanta confusione». Al momento degli spari monsignor Sako si trovava all’interno dell’edificio. «Ero appena rientrato da una visita alla Parrocchia di Santa Maria Vergine - racconta - e dopo circa un quarto d’ora ho sentito dei colpi d’arma da fuoco». Degli uomini a bordo di un’auto bianca hanno sparato colpendo il muro esterno dell’arcivescovado ed alcune case vicine. «La nostra guardia ha subito risposto al fuoco – continua l’arcivescovo – sostenuta poco dopo da altri poliziotti».
Nel conflitto due terroristi sono morti e cinque agenti sono rimasti feriti. Monsignor Sako conferma che gli estremisti non erano di Kirkuk - «probabilmente arrivavano da Bagdad» – perché persone del luogo non avrebbero scelto una zona così ben protetta. «Nel quartiere ci sono molti soldati e poliziotti – spiega – La nostra è una strada centrale in cui si trovano il palazzo del Governatore e due ospedali ben sorvegliati».
Monsignor Sako non esclude che i terroristi mirassero alla vicina casa di Jala Niftaji membro del parlamento centrale, «ma aspettiamo le indagini per sapere il perché dell’attacco». Immediatamente dopo l’attentato il presule è uscito in strada per sincerarsi della situazione e parlare con il capo della sicurezza. «Noi non abbiamo paura e siamo sostenuti dalla popolazione», rassicura l’arcivescovo che riferisce ad ACS quanto la locale comunità cristiana sia ben voluta e integrata. «Da anni abbiamo ottimi rapporti con uomini politici e leader religiosi. Lavoriamo strenuamente per il dialogo e la pace e tutti riconoscono che la Chiesa è l’unica a poter costituire un ponte tra le diverse parti della società».
ACS (Aiuto alla Chiesa che soffre) - Il presule ritiene che se i terroristi avessero voluto colpire l’arcivescovado avrebbero potuto farlo diversamente, «senza creare così tanta confusione». Al momento degli spari monsignor Sako si trovava all’interno dell’edificio. «Ero appena rientrato da una visita alla Parrocchia di Santa Maria Vergine - racconta - e dopo circa un quarto d’ora ho sentito dei colpi d’arma da fuoco». Degli uomini a bordo di un’auto bianca hanno sparato colpendo il muro esterno dell’arcivescovado ed alcune case vicine. «La nostra guardia ha subito risposto al fuoco – continua l’arcivescovo – sostenuta poco dopo da altri poliziotti».Nel conflitto due terroristi sono morti e cinque agenti sono rimasti feriti. Monsignor Sako conferma che gli estremisti non erano di Kirkuk - «probabilmente arrivavano da Bagdad» – perché persone del luogo non avrebbero scelto una zona così ben protetta. «Nel quartiere ci sono molti soldati e poliziotti – spiega – La nostra è una strada centrale in cui si trovano il palazzo del Governatore e due ospedali ben sorvegliati».
Monsignor Sako non esclude che i terroristi mirassero alla vicina casa di Jala Niftaji membro del parlamento centrale, «ma aspettiamo le indagini per sapere il perché dell’attacco». Immediatamente dopo l’attentato il presule è uscito in strada per sincerarsi della situazione e parlare con il capo della sicurezza. «Noi non abbiamo paura e siamo sostenuti dalla popolazione», rassicura l’arcivescovo che riferisce ad ACS quanto la locale comunità cristiana sia ben voluta e integrata. «Da anni abbiamo ottimi rapporti con uomini politici e leader religiosi. Lavoriamo strenuamente per il dialogo e la pace e tutti riconoscono che la Chiesa è l’unica a poter costituire un ponte tra le diverse parti della società».
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