Si chiama “Abbiamo la fede” la petizione con 200.000 firme consegnata dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) agli organizzatori del vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici in corso da lunedì nella città sudafricana di Durban.
Agenzia Misna - Da anni i rappresentanti religiosi riuniti nel Wcc sono impegnati in una campagna denominata “Il tempo della giustizia climatica è arrivato”. Mentre prosegue la diciassettesima Conferenza delle parti della convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici (Cop17), questo il nome ufficiale del vertice, il Consiglio ecumenico delle Chiese chiede un “mutamento radicale basato su valori morali e spirituali”. Bisogna fare scelte “coraggiose per realizzare ora la giustizia climatica” sottolinea il vescovo Geoff Davies, direttore dell’Istituto ambientale delle comunità religiose dell’Africa australe.
“E’ necessario andare oltre i propri interessi nazionali e regionali perché i cambiamenti climatici sono un problema globale. Condividiamo lo stesso pianeta e le stesse risorse e siamo tutti inseparabilmente connessi” scrive l’arcivescovo di Costantinopoli Bartholomew ai partecipanti della Cop17, invitando i leader mondiali a “mettersi d’accordo con urgenza per trovare soluzioni agli abusi ecologici che rappresentano un crimine contro l’umanità, che colpisce in prima linea le popolazioni più povere del pianeta”.
Secondo uno studio del Programma dell’Onu per l’ambiente (Unep), per contenere un aumento delle temperature planetarie entro i due gradi centigradi servono entro il 2020 tagli alle emissioni di gas serra di almeno l’8,5% rispetto all’anno scorso.
Per 12 giorni, fino al 9 dicembre, i rappresentanti di oltre 190 paesi valuteranno la possibilità di un accordo vincolante sui tagli alle emissioni di gas serra che sostituisca il Protocollo di Kyoto in scadenza tra un anno. Nelle ultime settimane, però, le dichiarazioni rilasciate da diplomatici ed esperti hanno confermato le difficoltà di un’intesa. Alcuni dei governi firmatari del Protocollo di Kyoto subordinano un nuovo accordo all’adesione di Cina, India e Stati Uniti, grandi inquinatori che non hanno mai sottoscritto trattati vincolanti sulle emissioni né sembrano disposti a farlo nel futuro immediato.
Agenzia Misna - Da anni i rappresentanti religiosi riuniti nel Wcc sono impegnati in una campagna denominata “Il tempo della giustizia climatica è arrivato”. Mentre prosegue la diciassettesima Conferenza delle parti della convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici (Cop17), questo il nome ufficiale del vertice, il Consiglio ecumenico delle Chiese chiede un “mutamento radicale basato su valori morali e spirituali”. Bisogna fare scelte “coraggiose per realizzare ora la giustizia climatica” sottolinea il vescovo Geoff Davies, direttore dell’Istituto ambientale delle comunità religiose dell’Africa australe.“E’ necessario andare oltre i propri interessi nazionali e regionali perché i cambiamenti climatici sono un problema globale. Condividiamo lo stesso pianeta e le stesse risorse e siamo tutti inseparabilmente connessi” scrive l’arcivescovo di Costantinopoli Bartholomew ai partecipanti della Cop17, invitando i leader mondiali a “mettersi d’accordo con urgenza per trovare soluzioni agli abusi ecologici che rappresentano un crimine contro l’umanità, che colpisce in prima linea le popolazioni più povere del pianeta”.
Secondo uno studio del Programma dell’Onu per l’ambiente (Unep), per contenere un aumento delle temperature planetarie entro i due gradi centigradi servono entro il 2020 tagli alle emissioni di gas serra di almeno l’8,5% rispetto all’anno scorso.
Per 12 giorni, fino al 9 dicembre, i rappresentanti di oltre 190 paesi valuteranno la possibilità di un accordo vincolante sui tagli alle emissioni di gas serra che sostituisca il Protocollo di Kyoto in scadenza tra un anno. Nelle ultime settimane, però, le dichiarazioni rilasciate da diplomatici ed esperti hanno confermato le difficoltà di un’intesa. Alcuni dei governi firmatari del Protocollo di Kyoto subordinano un nuovo accordo all’adesione di Cina, India e Stati Uniti, grandi inquinatori che non hanno mai sottoscritto trattati vincolanti sulle emissioni né sembrano disposti a farlo nel futuro immediato.
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