sabato, dicembre 10, 2011
Viene ufficialmente consegnato oggi ad Oslo il Premio Nobel per la pace 2011 assegnato a due donne africane e a una yemenita. Intanto prosegue l'impegno dell'organizzazione italiana Cipsi a sostegno delle donne africane.

Radio Vaticana - Si vuole dare seguito al Nobel, fornendo un aiuto concreto al mondo dell'imprenditoria africana al femminile. Il servizio è di Silvia Koch: ascolta

“L'Africa che cammina con i piedi delle donne” non si ferma ad Oslo. Dopo aver ottenuto questo importante riconoscimento da parte delle istituzioni culturali europee, è il momento per le donne africane di passare all’azione, incontrare il mondo delle aziende e del lavoro, inserendosi a pieno titolo nelle relazioni commerciali internazionali”. Viene dunque lanciata “walkingafrica.info”, una piattaforma online che favorirà l’incontro delle piccole imprese a gestione femminile da una parte all’altra del Mediterraneo, trasformando l’iniziativa della Campagna in risultati concreti per le donne africane. La povertà dell’Africa – così ricca in termini di risorse – si riproduce perché il continente non valorizza il 50% del proprio potenziale, rappresentato dalle menti e dalla forza lavoro femminile, ha spiegato Amani Asfour, presidente del Consiglio Economico, Sociale e Culturale dell’Unione Africana, in occasione della conferenza di lancio della piattaforma. Ma bisogna puntare sulla loro formazione, sulla disponibilità e capacità ad usare le tecnologie, infine sull’autonomia economica delle donne. La loro emancipazione sociale è la strada da seguire per generare ricchezza in tutto il continente e di riflesso stabilità anche nel resto del mondo perché – come sottolineato dal presidente del Cipsi, Guido Barbera – con la globalizzazione la crisi è diffusa a tutti i livelli e la povertà non riguarda più solo i Paesi di quello che un tempo veniva chiamato “Terzo Mondo”. “Il Nobel è un dono che le donne africane fanno a tutte le donne”, è stata la lettura offerta da mons. Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro. Mons. Bregantini ha poi ricordato le parole del Papa contenute nell’Enciclica Caritas in Veritate: "i poveri sono una risorsa da valorizzare, non un fardello". Il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la promozione delle donne, Michelle Bachelet, ha invece confermato l’impegno dell’Onu affinché il loro ruolo emerga non solo in ambito domestico, ma anche in sede di negoziati ufficiali, perché la loro eccezionale capacità di tessere relazioni di fiducia e solidarietà venga riconosciuta dunque dalle istituzioni competenti nei processi di pacificazione. Titoli accademici, film, documentari, nuovi spazi di ricerca e cooperazione sull’Africa si contano numerosi e sono il frutto di questo Nobel, che l’Italia tornerà a festeggiare con un concerto da Genzano, nel giorno della consegna ufficiale, sulle note di Amii Stewart, Tasha Rodriguez, Marcos Vinicius e altri artisti di fama internazionale.

In realtà l'Africa è il continente più ricco al mondo di risorse naturali. E dunque ci si chiede perchè continuano a riprodursi sacche di povertà e quali possano essere i rimedi per stimolare la crescita a livello locale. Silvia Koch ne ha parlato con Amani Asfour, imprenditrice egiziana e presidente dell'ECOSOCC, il Consiglio Sociale Economico e Culturale dell'Unione Africana: ascolta

R. – “Well, actually, as you mentioned, it’s the biggest continent…”
In effetti, l’Africa è il continente più ricco al mondo non solo per le risorse naturali ma anche per quelle umane: esso conta infatti un miliardo di persone. Questa povertà è dovuta al fatto che non investiamo nelle capacità e nelle risorse umane. Dovremmo invece formare ed estendere le capacità delle persone, in modo che queste possano gestire da sole le risorse naturali. Ecco perché le organizzazioni della società civile vogliono lavorare per la formazione di almeno metà della popolazione africana, ossia le donne.

D. – Da imprenditrice egiziana che lettura dà della primavera araba e perché è scoppiata l’insurrezione in Egitto?

R. – “Because there was the economic growth, but it wasn’t reflected…”
In realtà in Egitto c’era la crescita economica, ma non aveva riscontri e riflessi nella vita delle persone. Alla base della società non vi era la crescita economica. Queste persone non avevano speranza per un’eventuale partecipazione politica ed economica, non c’era né giustizia economica né sociale. Le ragioni dell’insurrezione erano dunque dovute alla disoccupazione, all’analfabetismo e alla totale assenza di una speranza per una crescita economica. Ecco perché c’è stata l’insurrezione: in Egitto c’è bisogno di giustizia sociale, di democrazia e di uno stato di diritto.

D. – Quali sono, quindi, le raccomandazioni del Consiglio economico, sociale e culturale dell’Unione africana ai governi africani, agli Stati e alle imprese di tutto il mondo?

R. – “It’s the Economic Social and Cultural Council of the African Union, the Ecosoc…”
L’Ecosocc rappresenta la voce dell’intero popolo africano. Io faccio parte del Dipartimento che si occupa delle risorse umane, della ricerca scientifica e della tecnologia. Noi vogliamo che i governi facciano degli investimenti per le persone e per la ricerca scientifica e tecnologica, per poter realizzare così l’indipendenza economica. Senza indipendenza economica, le persone non hanno voce e non hanno neanche la possibilità di scegliere.

D. – Qual è, in Egitto, la situazione e la realtà delle associazioni e delle attività gestite da donne e può, questa situazione, cambiare alla luce delle elezioni?

R. – “We are in a historical time…”
Questo è un momento storico per l’Egitto: per la prima volta tutti gli egiziani hanno la possibilità di votare. Dunque, al di là della persona che vincerà le elezioni, l’importante è che questa volta sarà realmente la maggioranza delle persone a scegliere. Dobbiamo fare in modo che il voto delle persone sia libero, perché ora questo voto viene influenzato dai soldi che vengono offerti ad ogni persona per il proprio voto, o viene anche influenzato dalle religioni. Dobbiamo invece fare in modo che ci siano campagne di sensibilizzazione, che vi sia l’istruzione e che ci sia una crescita economica per fare in modo che le persone siano economicamente indipendenti, cosicché possano davvero scegliere e non siano limitate dalla povertà e dall’analfabetismo. Il ruolo delle donne, in questo caso, sarà fondamentale: tutti potranno votare, e questo sarà il primo passo verso una reale trasformazione democratica, in modo che vi sia una vera uguaglianza. (vv)

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