Aggiornamenti e revisioni per debellare il lavoro nero e il caporalato pugliese
Sono trascorsi cinque anni da quando l’ex assessore Marco Barbieri varò la legge n° 28/2006 per contrastare il lavoro nero e il caporalato in Puglia. Il decreto fu apprezzato dall’Unione Europea che dichiarò la soluzione come migliore pratica in grado di garantire la qualità del lavoro, ma dietro gli orizzonti di ulivi continua a perpetuarsi l’abuso di potere sui numerosi braccianti. L’efficiente collaborazione delle organizzazioni sindacali ha consentito di mettere in evidenza le gravi irregolarità compiute dai proprietari terrieri a danno degli extracomunitari.
L’assemblea regionale del 22 novembre, presieduta dal Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha aggiornato la norma, grazie all’assessore al Welfare, Elena Gentile, e all’assessore alle politiche di inclusione dei migranti, Nicola Frantoianni, introducendo gli indici di congruità: ogni azienda dovrà indicare, nelle tabelle ettaro-colturali, i valori di manodopera per singola coltura rispettando i parametri indicati. L’adempimento consentirà ai datori di lavoro di beneficiare economicamente della fruizione di erogazioni da parte dell’ente regionale o di fondi nazionali e di favorire la partecipazione a gare d’appalto e a bandi. In caso contrario, se dovessero emergere le irregolarità, la norma procederà con la penalizzazione delle imprese in questione, attuando l’esclusione dal mercato concorrenziale.
Frenare il fenomeno dello sfruttamento e del sistema illecito di reclutamento è un incoraggiamento a superare la crisi economica che inevitabilmente ha intaccato anche il settore agricolo. Il rispetto della retribuzione dei salari per gli stagionali stranieri, infatti, è un corretto adempimento ai principi del sistema produttivo - la provincia di Foggia è il serbatoio di quasi tutte le industrie di Salerno, Napoli, Caserta - oltre che una salvaguardia dei diritti umani. I 5000-7000 stranieri – rumeni, bulgari, polacchi, africani – non dovranno essere costretti a vivere in tuguri al limite dell’igiene, a lavorare dalle 6 del mattino alle 10 di sera, ad essere retribuiti 15-20 € al giorno o a cottimo (in base al numero di cassette riempite) ma saranno alloggiati in alberghi diffusi e avranno diritto alle cure sanitarie.
La giunta Vendola, per facilitare la concretizzazione della legge, ha introdotto le liste di prenotazione aperte nei centri per l’impiego delle province pugliesi, che potranno essere impiegate dalle imprese agricole per l’assunzione di personale, ottenendo 200 € a lavoratore fino a un massimo di 5000, per premiare chi opera nella legalità e nel rispetto della dignità umana.
Sono trascorsi cinque anni da quando l’ex assessore Marco Barbieri varò la legge n° 28/2006 per contrastare il lavoro nero e il caporalato in Puglia. Il decreto fu apprezzato dall’Unione Europea che dichiarò la soluzione come migliore pratica in grado di garantire la qualità del lavoro, ma dietro gli orizzonti di ulivi continua a perpetuarsi l’abuso di potere sui numerosi braccianti. L’efficiente collaborazione delle organizzazioni sindacali ha consentito di mettere in evidenza le gravi irregolarità compiute dai proprietari terrieri a danno degli extracomunitari.
L’assemblea regionale del 22 novembre, presieduta dal Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha aggiornato la norma, grazie all’assessore al Welfare, Elena Gentile, e all’assessore alle politiche di inclusione dei migranti, Nicola Frantoianni, introducendo gli indici di congruità: ogni azienda dovrà indicare, nelle tabelle ettaro-colturali, i valori di manodopera per singola coltura rispettando i parametri indicati. L’adempimento consentirà ai datori di lavoro di beneficiare economicamente della fruizione di erogazioni da parte dell’ente regionale o di fondi nazionali e di favorire la partecipazione a gare d’appalto e a bandi. In caso contrario, se dovessero emergere le irregolarità, la norma procederà con la penalizzazione delle imprese in questione, attuando l’esclusione dal mercato concorrenziale.
Frenare il fenomeno dello sfruttamento e del sistema illecito di reclutamento è un incoraggiamento a superare la crisi economica che inevitabilmente ha intaccato anche il settore agricolo. Il rispetto della retribuzione dei salari per gli stagionali stranieri, infatti, è un corretto adempimento ai principi del sistema produttivo - la provincia di Foggia è il serbatoio di quasi tutte le industrie di Salerno, Napoli, Caserta - oltre che una salvaguardia dei diritti umani. I 5000-7000 stranieri – rumeni, bulgari, polacchi, africani – non dovranno essere costretti a vivere in tuguri al limite dell’igiene, a lavorare dalle 6 del mattino alle 10 di sera, ad essere retribuiti 15-20 € al giorno o a cottimo (in base al numero di cassette riempite) ma saranno alloggiati in alberghi diffusi e avranno diritto alle cure sanitarie.
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È presente 1 commento
Questa si chiama equità e rispetto della persona finalmente.Complimenti a Vendona, che stimo molto, e al nuovo ministro del lavoro(permettete la parola in italiano!Il nuovo governo dà segni di vera discontinuità.
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