La Nazionale si allenerà su un campo sportivo confiscato alla 'ndrangheta
Liberainformazione - L'idea di portare la nazionale di calcio ad allenarsi in Calabria su un impianto sportivo di quelli sequestrati alla 'ndrangheta è nata a Bologna il 18 giugno scorso. Eravamo nello splendido palazzo Re Enzo dove si svolgeva l'assemblea programmatica dell'Unione Sportiva Acli che aveva promosso per l'occasione la prima edizione del premio Bearzot. La scelta della giuria era opportunatamente caduta sull'attuale commissario tecnico azzurro Cesare Prandelli, degno erede del grande "Vecio" non solo per le doti di allenatore quanto per le qualità umane mostrate in tante occasioni. Prima della consegna del premio, stavo moderando un interessante dibattito sull'attualità del messaggio di Bearzot, capace di vincere dentro e fuori dal campo senza farsi fagocitare dai tanti aspetti a volte deteriori ,che lo sport più amato dagli italiani ogni tanto propone.
Al tavolo, oltre a Prandelli,erano relatori il presidente del Coni Petrucci, quello della Figc Abete,il padrone di casa Marco Galdiolo, presidente dell'U.S. ACLI e Don Luigi Ciotti. Erano i giorni del nuovo caso di Calcio scommesse al vaglio della procura di Cremona e delle notizie inquietanti che parlavano delle pesanti interferenze della malavita italiana e internazionale sul business legato al vertiginoso giro del gioco d'azzardo clandestino legato al calcio. Prese la parola Don Ciotti che al termine di un intervento tanto lucido quanto appassionato lanciò l'idea: perché non coinvolgere la Nazionale in un iniziativa di testimonianza concreta e tangibile contro le mafie ? Colsi subito lo spunto che partiva dal fondatore di Libera e chiesi una risposta "in diretta " al presidente della FIGC Abete. Il riscontro del numero 1 della Federcalcio e del CT Prandelli fu immediato e l'impegno venne immediatamente e pubblicamente preso. Sarà mantenuto domenica prossima in una giornata da ricordare tra quelle in cui la nostra nazionale ha ottenuto una delle sue vittorie più belle.
Affiancare concretamente con la propria testimonianza e presenza il lavoro dei volontari che portano avanti l'impianto di Rizziconi vale come la vittoria di un mondiale e non è un caso che un campione del mondo, calabrese doc come Rino Gattuso, abbia deciso di partecipare all'evento, pur essendo ormai fuori dalla Nazionale e da qualche mese lontano dai campi di gioco per un serio problemi al nervo ottico, dimostrando una volta in più di essere, come molti calciatori, campione anche nella vita dopo esserlo stato sul terreno di gioco.
Al tavolo, oltre a Prandelli,erano relatori il presidente del Coni Petrucci, quello della Figc Abete,il padrone di casa Marco Galdiolo, presidente dell'U.S. ACLI e Don Luigi Ciotti. Erano i giorni del nuovo caso di Calcio scommesse al vaglio della procura di Cremona e delle notizie inquietanti che parlavano delle pesanti interferenze della malavita italiana e internazionale sul business legato al vertiginoso giro del gioco d'azzardo clandestino legato al calcio. Prese la parola Don Ciotti che al termine di un intervento tanto lucido quanto appassionato lanciò l'idea: perché non coinvolgere la Nazionale in un iniziativa di testimonianza concreta e tangibile contro le mafie ? Colsi subito lo spunto che partiva dal fondatore di Libera e chiesi una risposta "in diretta " al presidente della FIGC Abete. Il riscontro del numero 1 della Federcalcio e del CT Prandelli fu immediato e l'impegno venne immediatamente e pubblicamente preso. Sarà mantenuto domenica prossima in una giornata da ricordare tra quelle in cui la nostra nazionale ha ottenuto una delle sue vittorie più belle.
Affiancare concretamente con la propria testimonianza e presenza il lavoro dei volontari che portano avanti l'impianto di Rizziconi vale come la vittoria di un mondiale e non è un caso che un campione del mondo, calabrese doc come Rino Gattuso, abbia deciso di partecipare all'evento, pur essendo ormai fuori dalla Nazionale e da qualche mese lontano dai campi di gioco per un serio problemi al nervo ottico, dimostrando una volta in più di essere, come molti calciatori, campione anche nella vita dopo esserlo stato sul terreno di gioco.
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