Le aziende cinesi entrano nel mercato mondiale: una sfida ai cartelli farmaceutici che porterà all'abbassamento dei prezzi per i preziosi farmaci
Pe
aceReporter - L'attenzione del mondo fu catturata nel 2009, quando una compagnia cinese brevettò il primo vaccino efficace contro l'influenza suina. In meno di tre mesi dalla diffusione del morbo, il farmaco era già in commercio in tutto il mondo. A marzo, l'Organizzazione mondiale della Sanità ha decretato che i vaccini cinesi soddisfano gli standard internazionali. E' stato il via libera per la produzione su scala mondiale e la conquista dei mercati occidentali da parte delle società cinesi produttrici di vaccini.
Una sfida che potrebbe far diminuire sensibilmente il costo dei preziosi farmaci e scatenare la competizione con le grandi case farmaceutiche. Nel Paese operano oltre 30 aziende, per una produzione annuale di un miliardo di dosi, la più grande del mondo. Tuttavia, esistono ancora enormi perplessità riguardo alle modalità di produzione, agli standard di sicurezza e alla tutela del marchio da contraffazioni. Il marchio 'made in China' è infatti ancora considerato un ostacolo, specialmente quando si parla di salute. Alla luce di incidenti recenti, ispira poca fiducia la storia della farmacopea cinese: nel 2007 un semplice sciroppo contro la tosse uccise 93 persone nell'America Centrale; un anno dopo, un diluente per latte provocò la more di decine di persone negli Usa, mentre il latte in polvere ha avvelenato centinaia di migliaia di bambini cinesi, uccidendone sei.
Anche se le autorità cinesi hanno stretto le maglie della sicurezza, i prossimi anni saranno cruciali per verificare l'entità della sfida. Le compagnie stanno migliorando sensibilmente i laboratori di produzione per adeguarsi a protocolli internazionali, un processo lungo e costoso. Ma l'ingresso di Pechino nel mercato è fondamentale, perché ogni venti secondi nel mondo muore un bambino per malattie prevenibili con vaccini. L'Unicef, che fornisce vaccini al 60 percento della popolazione infantile mondiale (spendendo 500 milioni di euro all'anno) ha avviato da poco tempo un dialogo con le aziende cinesi. Le vendite di vaccini sono cresciute del 14 percento lo scorso anno, toccando quota 19 miliardi di euro. Secondo Wu Yonglin, vice-presidente della China National Biotec Group, la più grande azienda mondiale di prodotti biologici, che ha prodotto il vaccino contro l'encefalite nel 1989, entro i prossimi cinque anni la Cina diventerà leader mondiale. Sono stati investiti dalla compagnia 1,3 miliardi di euro fino al 2015 per ammodernare i centri di produzione e soddisfare gli standard dell'Oms.
La Gavi, altro colosso pubblico-privato che immette nel mercato milioni di vaccini acquistati dai big del cartello farmaceutico, è finita sotto attacco da parte di Medici Senza Frontiere per aver speso milioni di euro in vaccini anti-influenzali, anziché utilizzare le sue risorse per incoraggiare la competizione di produttori emergenti come quelli cinesi. La società si è difesa dicendo che tali acquisti sono dettati dall'urgenza. Il panorama è dominato da lobby e interessi politici, ed è facile intuire come l'entrata nel mercato delle compagnie cinesi metterà pressione sulle compagnie farmaceutiche occidentali, che sarenno costrette ad abbassare i prezzi. Attualmente, infatti, l'Unicef paga queste compagnie il doppio rispetto ad aziende indiane e indonesiane.
Pe
aceReporter - L'attenzione del mondo fu catturata nel 2009, quando una compagnia cinese brevettò il primo vaccino efficace contro l'influenza suina. In meno di tre mesi dalla diffusione del morbo, il farmaco era già in commercio in tutto il mondo. A marzo, l'Organizzazione mondiale della Sanità ha decretato che i vaccini cinesi soddisfano gli standard internazionali. E' stato il via libera per la produzione su scala mondiale e la conquista dei mercati occidentali da parte delle società cinesi produttrici di vaccini.Una sfida che potrebbe far diminuire sensibilmente il costo dei preziosi farmaci e scatenare la competizione con le grandi case farmaceutiche. Nel Paese operano oltre 30 aziende, per una produzione annuale di un miliardo di dosi, la più grande del mondo. Tuttavia, esistono ancora enormi perplessità riguardo alle modalità di produzione, agli standard di sicurezza e alla tutela del marchio da contraffazioni. Il marchio 'made in China' è infatti ancora considerato un ostacolo, specialmente quando si parla di salute. Alla luce di incidenti recenti, ispira poca fiducia la storia della farmacopea cinese: nel 2007 un semplice sciroppo contro la tosse uccise 93 persone nell'America Centrale; un anno dopo, un diluente per latte provocò la more di decine di persone negli Usa, mentre il latte in polvere ha avvelenato centinaia di migliaia di bambini cinesi, uccidendone sei.
Anche se le autorità cinesi hanno stretto le maglie della sicurezza, i prossimi anni saranno cruciali per verificare l'entità della sfida. Le compagnie stanno migliorando sensibilmente i laboratori di produzione per adeguarsi a protocolli internazionali, un processo lungo e costoso. Ma l'ingresso di Pechino nel mercato è fondamentale, perché ogni venti secondi nel mondo muore un bambino per malattie prevenibili con vaccini. L'Unicef, che fornisce vaccini al 60 percento della popolazione infantile mondiale (spendendo 500 milioni di euro all'anno) ha avviato da poco tempo un dialogo con le aziende cinesi. Le vendite di vaccini sono cresciute del 14 percento lo scorso anno, toccando quota 19 miliardi di euro. Secondo Wu Yonglin, vice-presidente della China National Biotec Group, la più grande azienda mondiale di prodotti biologici, che ha prodotto il vaccino contro l'encefalite nel 1989, entro i prossimi cinque anni la Cina diventerà leader mondiale. Sono stati investiti dalla compagnia 1,3 miliardi di euro fino al 2015 per ammodernare i centri di produzione e soddisfare gli standard dell'Oms.
La Gavi, altro colosso pubblico-privato che immette nel mercato milioni di vaccini acquistati dai big del cartello farmaceutico, è finita sotto attacco da parte di Medici Senza Frontiere per aver speso milioni di euro in vaccini anti-influenzali, anziché utilizzare le sue risorse per incoraggiare la competizione di produttori emergenti come quelli cinesi. La società si è difesa dicendo che tali acquisti sono dettati dall'urgenza. Il panorama è dominato da lobby e interessi politici, ed è facile intuire come l'entrata nel mercato delle compagnie cinesi metterà pressione sulle compagnie farmaceutiche occidentali, che sarenno costrette ad abbassare i prezzi. Attualmente, infatti, l'Unicef paga queste compagnie il doppio rispetto ad aziende indiane e indonesiane.
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