Ieri a Ghazni (130 km a ovest di Kabul), a poche centinaia di metri dagli uffici governativi, sono state lapidate due donne, madre e figlia, accusate di adulterio e deviazione morale
In questa regione dell'Afghanistan (passata di recente in mano al governo locale, dopo 10 anni dalla caduta dei talebani, anche se le forze internazionali avrebbero dovuto mantenere il controllo ancora per diverso tempo) vige ancora la Sharia, una legge ispirata al Corano e alla Sunna, che prevede la pena di morte in quattro casi: omicidio ingiusto di un musulmano, adulterio, bestemmia contro Allah (da parte di persone di qualunque fede) e apostasia.
Gli estremisti armati che ieri sera hanno fatto irruzione nella casa delle due donne le hanno dapprima costrette a sdraiarsi per terra (non è ancora chiaro se all'interno o all'esterno dell'abitazione) e poi, dopo averle tramortite con colpi di pietre, le hanno freddate con un colpo di pistola alla testa. La polizia è intervenuta troppo tardi, benché l'omicidio sia avvenuto a soli 300 mt. dalla sede del governo locale. Nessun allarme è stato lanciato dal vicinato, nonostante le urla e i colpi di arma da fuoco. Il governatore di Ghazni, Musa Khan Ahmadzai, sostiene che a condannare le due donne sia stata una sentenza dell'imam locale, il quale le ha ritenute colpevoli di adulterio e prostituzione. Anche un vicino ha raccontato all’Agence France Presse che le due donne erano accusate di attività immorale, senza però precisare da parte di chi.
Sebbene non ci sia una rivendicazione esplicita dei Taliban per il delitto, a Ghazni, come in altre zone controllate dagli studenti coranici, la cultura integralista continua a consolidarsi: nel secondo trimestre di quest'anno la Commissione Indipendente per i Diritti Umani ha registrato 1026 episodi di violenza sulle donne accusate di adulterio, mentre tutto l'anno scorso si contava un totale di 2700. A volte sono gli stessi familiari o i vicini di casa a commettere i delitti, a volte sono bande di guerriglieri o i Taliban veri e propri. Già nell'ottobre scorso a Ghazni un'altra donna era stata uccisa perché accusata di aver assassinato la suocera. Nel 2010 a far scalpore fu il caso di Ajna, ragazza di 26 anni lapidata per adulterio, dopo il ritorno del marito rimasto 5 anni in Iran. I casi si moltiplicano, mentre i ribelli negano le accuse come diffamazione verso i talebani.
Hafizullah Rasekh, membro del Partito Afgano della Solidarietà (Hambastaghì) e uno degli organizzatori della grande protesta avvenuta circa un mese fa a Kabul contro l'occupazione militare straniera dell'Afghanistan, ha dichiarato che in questi dieci anni di occupazione il Paese ha vissuto solo sofferenza, povertà e insicurezza. I miliardi di dollari destinati all'Afghanistan sono stati spesi solo per creare un esercito e arricchire l’élite politica, mentre è stato fatto poco o nulla per la popolazione. Gli Stati Uniti e la Nato sono accusati di massacri contro i civili, mentre il presidente del governo attuale Hamid Karzai è visto come un fantoccio asservito a Washington. A Ghazni, a metà strada fra Kabul e Kandahar, sembra che nulla sia cambiato in questi dieci anni: i mullah chiedono apertamente ai fedeli di denunciare i casi di adulterio, le donne non escono di casa se non coperte dal burqa, le ragazze non vanno a scuola, persino ai matrimoni la sposa è separata dallo sposo perché il rumore dei tacchi femminili “turba” gli invitati uomini. Le case sono rimaste fatiscenti, vince il fango e la povertà. Non è stato fatto niente per dimostrare alla gente del posto la convenienza della democrazia. Non sono state costruite scuole, né ospedali, né imprese.
In questa regione dell'Afghanistan (passata di recente in mano al governo locale, dopo 10 anni dalla caduta dei talebani, anche se le forze internazionali avrebbero dovuto mantenere il controllo ancora per diverso tempo) vige ancora la Sharia, una legge ispirata al Corano e alla Sunna, che prevede la pena di morte in quattro casi: omicidio ingiusto di un musulmano, adulterio, bestemmia contro Allah (da parte di persone di qualunque fede) e apostasia.
Gli estremisti armati che ieri sera hanno fatto irruzione nella casa delle due donne le hanno dapprima costrette a sdraiarsi per terra (non è ancora chiaro se all'interno o all'esterno dell'abitazione) e poi, dopo averle tramortite con colpi di pietre, le hanno freddate con un colpo di pistola alla testa. La polizia è intervenuta troppo tardi, benché l'omicidio sia avvenuto a soli 300 mt. dalla sede del governo locale. Nessun allarme è stato lanciato dal vicinato, nonostante le urla e i colpi di arma da fuoco. Il governatore di Ghazni, Musa Khan Ahmadzai, sostiene che a condannare le due donne sia stata una sentenza dell'imam locale, il quale le ha ritenute colpevoli di adulterio e prostituzione. Anche un vicino ha raccontato all’Agence France Presse che le due donne erano accusate di attività immorale, senza però precisare da parte di chi.
Sebbene non ci sia una rivendicazione esplicita dei Taliban per il delitto, a Ghazni, come in altre zone controllate dagli studenti coranici, la cultura integralista continua a consolidarsi: nel secondo trimestre di quest'anno la Commissione Indipendente per i Diritti Umani ha registrato 1026 episodi di violenza sulle donne accusate di adulterio, mentre tutto l'anno scorso si contava un totale di 2700. A volte sono gli stessi familiari o i vicini di casa a commettere i delitti, a volte sono bande di guerriglieri o i Taliban veri e propri. Già nell'ottobre scorso a Ghazni un'altra donna era stata uccisa perché accusata di aver assassinato la suocera. Nel 2010 a far scalpore fu il caso di Ajna, ragazza di 26 anni lapidata per adulterio, dopo il ritorno del marito rimasto 5 anni in Iran. I casi si moltiplicano, mentre i ribelli negano le accuse come diffamazione verso i talebani.
Hafizullah Rasekh, membro del Partito Afgano della Solidarietà (Hambastaghì) e uno degli organizzatori della grande protesta avvenuta circa un mese fa a Kabul contro l'occupazione militare straniera dell'Afghanistan, ha dichiarato che in questi dieci anni di occupazione il Paese ha vissuto solo sofferenza, povertà e insicurezza. I miliardi di dollari destinati all'Afghanistan sono stati spesi solo per creare un esercito e arricchire l’élite politica, mentre è stato fatto poco o nulla per la popolazione. Gli Stati Uniti e la Nato sono accusati di massacri contro i civili, mentre il presidente del governo attuale Hamid Karzai è visto come un fantoccio asservito a Washington. A Ghazni, a metà strada fra Kabul e Kandahar, sembra che nulla sia cambiato in questi dieci anni: i mullah chiedono apertamente ai fedeli di denunciare i casi di adulterio, le donne non escono di casa se non coperte dal burqa, le ragazze non vanno a scuola, persino ai matrimoni la sposa è separata dallo sposo perché il rumore dei tacchi femminili “turba” gli invitati uomini. Le case sono rimaste fatiscenti, vince il fango e la povertà. Non è stato fatto niente per dimostrare alla gente del posto la convenienza della democrazia. Non sono state costruite scuole, né ospedali, né imprese.
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