sabato, ottobre 15, 2011
La manifestazione degli indignados italiani irrimediabilmente rovinata dalla violenza dei black bloc, gli stessi che durante il G8 di Genova misero a ferro e fuoco la città. Il commento di questa giornata per Lpl è di Mimosa Martini, giornalista del Tg5.

di Mimosa Martini

Se perfino su Indymedia si scatena la rabbia civile contro i Black Bloc e tutti quei picchiatori che hanno messo a ferro e a fuoco il centro di Roma sfruttando un corteo di protesta pacifico, allora questa giornata funesta potrebbe diventare memorabile. Per ora non lo è: non lo è perché l’attenzione di tutti, dentro e fuori dal paese, è concentrata solo sulle immagini di violenza, e le discussioni più o meno accese vertono tutte sull’argomento “repressione”. Che non è mai un buon argomento in democrazia , tendenzialmente più debole di qualunque violenza, più debole di fronte a qualunque repressione.
Non lo è perché ne usciamo sconfitti tutti noi cittadini di uno Stato sconfitto sul campo.
Non lo è perché se dall’estero ci guardavano male, ora ci guardano peggio. Perfino in Grecia, paese massacrato dalla crisi, che ne sta scontando ogni aspetto e dove è forte una tradizione di insurrezione anarchica che nel resto d’Europa si è estinta da tempo, il corteo degli indignati non ha registrato incidenti.
Non lo è perché le istanze di tutti coloro che sono scesi in strada, con mille colori e la sola richiesta di avere un futuro sono esplose sotto il tiro delle bombe carta dei picchiatori. Un’impresa ora riprenderne i pezzetti sparsi e ricomporle come un puzzle nel boato delle critiche, degli attacchi, delle richieste di legge e ordine che occuperanno ogni possibile spazio.
Ma tra le tante domande che provocano le immagini che ci siamo tutti visti scorrere sotto gli occhi questo sabato pomeriggio, ce ne è una che le spazza via tutte: perché non si è evitato che scoppiassero gli scontri?
Mancava un servizio d’ordine ed è inutile reclamarlo: questo è il tempo della società liquida, della scomparsa dei partiti-mamma, ognuno vuole rappresentare se stesso o il suo gruppo di amici-colleghi-concittadini, senza tessere, appartenenze, gerarchie e forse è giusto che sia così.
E’ mancata un’azione studiata e coordinata delle forze dell’ordine che sono sembrate colte di sorpresa, quando sappiamo bene che di sorpresa c’è stata solo la nostra quando abbiamo constatato che agenti e carabinieri in tenuta antisommossa e affiancati da mezzi blindati erano sopraffatti da 500 picchiatori armati di mazze, sassi e bottiglie.
Come vogliamo chiamare tutto questo se non mediocrità?
No, non è stata una giornata memorabile. A meno che non diventi l’occasione per cambiare davvero.

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