Una fiumana di persone ha sfilato ieri per i 24 chilometri che intercorrono tra i due centri di Perugia e Assisi, per la marcia per la pace che ha celebrato il cinquantesimo anniversario dalla prima edizione ideata da Aldo Capitini, filosofo perugino della non violenza, alla quale partecipò anche Norberto Bobbio.
GreenReport - Tanti hanno accolto il serpentone, che s'ingrossava e si allungava ad ogni tappa del percorso, nella piazza di Santa Maria degli Angeli, sotto la rocca di Assisi, presenti sin dalle prime ore del mattino. Duecentomila persone annunciano gli organizzatori, forse di più a sentire i commenti dei partecipanti. Ma non è il migliaio più o in meno a fare la differenza: semmai l'altissima presenza di giovani, partiti con pullman organizzati da ogni parte d'Italia. Ragazzi che si sono organizzati con le proprie scuole, con i propri amici, che si dichiarano - con cartelli appesi al collo e scritti a mano -disposti ad elargire "abbracci gratis" andando controcorrente rispetto a chi ha l'onore delle cronache perché declina le modalità da adottare per farsi largo nella società ormai avvezza a mercificare tutto: persino gli abbracci.
Giovani organizzati e non, in gruppo e alla ricerca di un gruppo; giovani che reclamano al pari dei rappresentanti dei paesi della primavera araba, il diritto al proprio futuro.
Il diritto di poter crescere e di scegliere dove poterlo fare, il diritto di poter partecipare a contribuire a far crescere il proprio paese, e quello di poter decidere - senza essere costretti- se andare altrove e scoprire il mondo o rimanere dove albergano le propri radici.
Un diritto negato ai più e che i giovani a ragione rivendicano. Senza alzare troppo la voce, senza neppure esibire troppo l'arroganza tipica dell'età anagrafica che fa classificare un individuo come "giovane".
Giovani che chiedono il diritto a un ambiente "sano" da tutti i punti di vista: ambientale, sociale, politico, etico.
Giovani che hanno sfilato al fianco dei tanti meno giovani che hanno partecipato a questa marcia per ribadire la necessità del rispetto dei diritti umani ad ogni coordinata geografica del pianeta, a partire dalla riduzione delle disuguaglianze. Che significa un utilizzo più equo e sostenibile delle risorse e il rispetto dei diritti di popolazioni e territori che in varie parti del mondo pagano in maniera pesantissima e profondamente ingiusta le conseguenze della crisi climatica e degli equilibri economici internazionali.
Che poi non è altro che una maggiore democrazia.
GreenReport - Tanti hanno accolto il serpentone, che s'ingrossava e si allungava ad ogni tappa del percorso, nella piazza di Santa Maria degli Angeli, sotto la rocca di Assisi, presenti sin dalle prime ore del mattino. Duecentomila persone annunciano gli organizzatori, forse di più a sentire i commenti dei partecipanti. Ma non è il migliaio più o in meno a fare la differenza: semmai l'altissima presenza di giovani, partiti con pullman organizzati da ogni parte d'Italia. Ragazzi che si sono organizzati con le proprie scuole, con i propri amici, che si dichiarano - con cartelli appesi al collo e scritti a mano -disposti ad elargire "abbracci gratis" andando controcorrente rispetto a chi ha l'onore delle cronache perché declina le modalità da adottare per farsi largo nella società ormai avvezza a mercificare tutto: persino gli abbracci.Giovani organizzati e non, in gruppo e alla ricerca di un gruppo; giovani che reclamano al pari dei rappresentanti dei paesi della primavera araba, il diritto al proprio futuro.
Il diritto di poter crescere e di scegliere dove poterlo fare, il diritto di poter partecipare a contribuire a far crescere il proprio paese, e quello di poter decidere - senza essere costretti- se andare altrove e scoprire il mondo o rimanere dove albergano le propri radici.
Un diritto negato ai più e che i giovani a ragione rivendicano. Senza alzare troppo la voce, senza neppure esibire troppo l'arroganza tipica dell'età anagrafica che fa classificare un individuo come "giovane".
Giovani che chiedono il diritto a un ambiente "sano" da tutti i punti di vista: ambientale, sociale, politico, etico.
Giovani che hanno sfilato al fianco dei tanti meno giovani che hanno partecipato a questa marcia per ribadire la necessità del rispetto dei diritti umani ad ogni coordinata geografica del pianeta, a partire dalla riduzione delle disuguaglianze. Che significa un utilizzo più equo e sostenibile delle risorse e il rispetto dei diritti di popolazioni e territori che in varie parti del mondo pagano in maniera pesantissima e profondamente ingiusta le conseguenze della crisi climatica e degli equilibri economici internazionali.
Che poi non è altro che una maggiore democrazia.
di Lucia Venturi
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