giovedì, settembre 01, 2011
La storia di Irom Sharmila è una storia coraggiosa. Soprannominata "lady di ferro di Manipur" (stato nord orientale dell'India), prosegue da 11 anni lo sciopero della fame, dopo aver assistito, davanti alla fermata dell'autobus, alla strage di 10 civili da parte delle forze di sicurezza.

di Claudia Zichi

Con l’AFSPA (Armed Forces Special Powers Act) dal 1958 il Parlamento indiano conferisce poteri speciali alle forze armate in quelle che vengono definite "zone disturbate" negli stati di Arunachali Pradesh, Assam, Manipur, Meghalaya, Mizoram, Negaland e Tripura. In queste aree, un ufficiale delle forze armate può aprire il fuoco contro un assembramento di più di cinque persone sulla base di un banale sospetto e arrestare senza mandato chiunque si sia macchiato di reato o sia sospettato di averlo fatto.

L'atto è stato criticato dalla Human Rights Watch come "mezzo di abuso di potere, oppressione e discriminazione”; tuttavia la South Asian Human Rights Documentation Centre, associazione non governativa, ritiene che sia una misura necessaria per prevenire il movimento di secessione degli stati nord-orientali, movimento che precede la formazione dell'Unione Indiana. Secondo l'opinione del portavoce dell'organizzazione, si è creato ora negli Stati del nord-est un circolo vizioso per cui da un lato l'uso dell'AFSPA aumenta le ragioni della popolazione di volersi separare da uno stato che permette tali abusi, dall'altro lato il disordine che ne deriva giustifica l'azione dell'AFSPA dal punto di vista del governo indiano.

I contrasti istituzionali sembrano essere l'ostacolo maggiore allo fine alle azioni terroristiche dei ribelli separatisti. In base alla Costituzione indiana, la responsabilità del mantenimento dell’ordine pubblico compete principalmente ai singoli Stati dell’Unione, mentre il Governo centrale ha, di per sé, un ruolo sostanzialmente di supporto. Basti riflettere sul fatto che la risposta a una minaccia a livello nazionale, come la guerriglia maoista naxalita, vari da stato a stato, sulla base delle capacità e dei mezzi dei corpi di polizia locali. Ad esempio lo stato del Chhattisgarh, nella parte centrale del paese, reagisce attualmente con una violenta campagna contro gli insorti: truppe paramilitari reclutano a forza i contadini prelevandoli dai campi, favorendo così gli interessi di potenti industriali del Paese.

Irom Sharmila, poeta indiana e attivista per i diritti civili, ha scelto un'altra strada, seguendo la risposta non violenta di Anna Hazare, sociologo indiano che, attenendosi alla politica non-violenta di Gandhi, ha ottenuto la modifica delle leggi sulla corruzione grazie al suo sciopero della fame. Irom si oppone attraverso il digiuno alle leggi speciali che consentono ai militari di abusare dei propri poteri per contrastare la guerriglia separatista del nord del paese. L'aspirazione della quarantenne è che la sua battaglia contro la violazione dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza attiri un giorno la considerazione nazionale e internazionale alla stregua di quella ottenuta dalla lotta intrapresa da Hazare.

Intervistata, la donna spera che un giorno lo stesso Hazare possa recarsi nel Manipur per vedere cosa vi succede: negli ultimi due decenni, circa 10.000 persone sono morte in seguito alle violenze che lacerano il Paese. La vita di Irom da ormai un decennio si riduce ad un continuo entrare ed uscire dal carcere: dopo l'inizio della sua protesta è stata arrestata per tentato suicidio, poi trasferita nell'ospedale del carcere, e ora è nutrita coattivamente attraverso un sondino nasale. Dopo ogni scarcerazione da parte del Tribunale, prosegue il digiuno che la restituisce alle carceri indiane.

É l'Indo-Asian News Service, agenzia di stampa indiana, a spostare l'attenzione su Irom Sharmila, la cui battaglia non riceve grande attenzione dai media indiani. Le sue ragioni infatti non coincidono con quelle del grande pubblico nelle altre aree del Paese. Stando alle parole del fratello maggiore della donna, Singhajit Singh, "la popolazione del nord-est indiano è sempre stata trascurata, discriminata e sottovalutata dal resto dell'India; lo sciopero della fame di Hazare ha infatti monopolizzato l'attenzione dei media, lasciando nell'ombra quello di Irom per quasi dieci anni".

Secondo l'ex ministro degli Interni, Gopal Krishna Pillai, la questione è come raggiungere tutta la popolazione: "L'AFSPA (Armed Forces Special Powers Act) può applicarsi solo negli stati Jammu, Kashmir e negli stati del nord-est, al contrario invece la corruzione tormenta tutto il paese, per questo motivo Anna Hazare ha un impatto morale più forte. La speranza è che Sharmila possa muovere le coscienze dell'intero paese, spiegando le ragioni del suo digiuno".

In un articolo su Internazionale la scrittrice e attivista indiana Arundhati Roy critica aspramente l'azione di Hazare, che tramite la sua campagna ha costretto leader politici democraticamente eletti ad accettare le sue rivendicazioni: "Anna Hazare ha trasformato la lotta per la legge anti-corruzione jan lokpal in una lotta per il diritto a protestare: la lotta per la democrazia. Il “Popolo” di Hazare indica solo il pubblico che si è riunito per assistere allo spettacolo di un settantaquattrenne che minaccia di digiunare a morte se il suo disegno di legge jan lokpal non viene discusso e approvato dal Parlamento". Ben diverso il Popolo che ha appoggiato anche nel silenzio il digiuno di Irom Sharmila, e verosimilmente non ci saranno mai pareri contrari a un simile tipo di protesta...

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