La capacità di resistere agli antibiotici manifestata da un numero crescente di batteri, anche patogeni, non è una novità. Anzi, per dirla con maggiore rigore, non è un carattere emergente dei microorganismi, ma è piuttosto una capacità antica. Vecchia di decine (e. forse, di milioni) di anni.
Greenreport - Lo afferma, in un articolo firmato per la rivista scientifica Nature, un gruppo di ricercatori canadesi guidato da Vanessa M. D'Costa e Christine E. King, in forze alla McMaster University di Hamilton in Ontario. Il gruppo ha analizzato il Dna prelevato da cellule di vari organismi - compresi alcuni grandi animali come mammuth, bisonti, cavalli, ovini, pernici e roditori (arvicole e talpe) - conservati per quasi 30.000 nel permafrost di una delle aree più settentrionali del Canada.
Si tratta di ghiacci che non si sono mai sciolti dopo la loro formazione e hanno così conservato incontaminate le tracce biologiche degli organismi che vivevano in quell'area trenta millenni fa.
Ebbene, in numerosi filamenti di Dna i ricercatori canadesi hanno individuato geni che codificano per proteine che mostrano di saper resistere a una serie di antibiotici a base di β-lattame, anticicline e glicopeptidi. Queste proteine sono state analizzate in svariati modi e risultano del tutto simili alle proteine attuali che mostrano resistenza alle sunnominate tre classi di antibiotici.
Il fatto è che l'uomo ha scoperto gli antibiotici solo da 80 anni, per la precisione nel 1928, quando Alexander Fleming trovò per caso la penicillina. E solo da allora, a ritmi rapidamente crescenti, ha iniziato a utilizzarli in maniera massiva per curare uomini, ma anche animali e impedire l'infestazione delle piante. E solo dopo molto tempo - in realtà, piuttosto di recente - ha scoperto una serie di agenti patogeni capaci che mostrano una capacità crescente di resistere agli antibiotici.
Molti hanno fatto una semplice deduzione darviniana: sono intervenute mutazioni nel Dna dei batteri che hanno prodotto geni con capacità di resistenza agli antibiotici. Questi geni hanno costituito un vantaggio evolutivo per i batteri mutanti che nel nuovo ambiente impermedicalizzato sono riusciti a sopravvivere meglio e a riprodursi di più.
La scoperta di Vanessa M. D'Costa, Christine E. King e dei loro collaboratori dimostra che questa deduzione è troppo semplicistica. Quei geni esistevano da tempo: da millenni e, probabilmente, da milioni di anni. Ma perché sono stati selezionati? E perché solo ora si stanno imponendo i microrganismi che ne sono in possesso?
Le domande meriterebbero un approfondimento scientifico solido. Per ora possiamo fare solo congetture, che tuttavia sono abbastanza plausibili. Quei geni esistono perché in natura ci sono sostanze che hanno attività antibiotica. E i batteri hanno imparato a difendersi. In passato la diffusione degli antibiotici naturali era relativa e, dunque, i ceppi di batteri dotati di geni con resistenza agli antibiotici non avevano un vantaggio adattativo decisivo. Oggi che la concentrazione nell'ambiente degli antibiotici è aumentata, il vantaggio evolutivo è decisamente maggiore.
In definitiva: ci sono più cose in cielo e anche in terra di quanto la tua filosofia, Orazio, riesca a immaginare. Queste cose non nascono quando tu ti accorgi che esistono. Ma tu, Orazio, spesso ti accorgi che esistono quando iniziano a diventare un problema. E i batteri resistenti agli antibiotici stanno diventando un problema.
Greenreport - Lo afferma, in un articolo firmato per la rivista scientifica Nature, un gruppo di ricercatori canadesi guidato da Vanessa M. D'Costa e Christine E. King, in forze alla McMaster University di Hamilton in Ontario. Il gruppo ha analizzato il Dna prelevato da cellule di vari organismi - compresi alcuni grandi animali come mammuth, bisonti, cavalli, ovini, pernici e roditori (arvicole e talpe) - conservati per quasi 30.000 nel permafrost di una delle aree più settentrionali del Canada.Si tratta di ghiacci che non si sono mai sciolti dopo la loro formazione e hanno così conservato incontaminate le tracce biologiche degli organismi che vivevano in quell'area trenta millenni fa.
Ebbene, in numerosi filamenti di Dna i ricercatori canadesi hanno individuato geni che codificano per proteine che mostrano di saper resistere a una serie di antibiotici a base di β-lattame, anticicline e glicopeptidi. Queste proteine sono state analizzate in svariati modi e risultano del tutto simili alle proteine attuali che mostrano resistenza alle sunnominate tre classi di antibiotici.
Il fatto è che l'uomo ha scoperto gli antibiotici solo da 80 anni, per la precisione nel 1928, quando Alexander Fleming trovò per caso la penicillina. E solo da allora, a ritmi rapidamente crescenti, ha iniziato a utilizzarli in maniera massiva per curare uomini, ma anche animali e impedire l'infestazione delle piante. E solo dopo molto tempo - in realtà, piuttosto di recente - ha scoperto una serie di agenti patogeni capaci che mostrano una capacità crescente di resistere agli antibiotici.
Molti hanno fatto una semplice deduzione darviniana: sono intervenute mutazioni nel Dna dei batteri che hanno prodotto geni con capacità di resistenza agli antibiotici. Questi geni hanno costituito un vantaggio evolutivo per i batteri mutanti che nel nuovo ambiente impermedicalizzato sono riusciti a sopravvivere meglio e a riprodursi di più.
La scoperta di Vanessa M. D'Costa, Christine E. King e dei loro collaboratori dimostra che questa deduzione è troppo semplicistica. Quei geni esistevano da tempo: da millenni e, probabilmente, da milioni di anni. Ma perché sono stati selezionati? E perché solo ora si stanno imponendo i microrganismi che ne sono in possesso?
Le domande meriterebbero un approfondimento scientifico solido. Per ora possiamo fare solo congetture, che tuttavia sono abbastanza plausibili. Quei geni esistono perché in natura ci sono sostanze che hanno attività antibiotica. E i batteri hanno imparato a difendersi. In passato la diffusione degli antibiotici naturali era relativa e, dunque, i ceppi di batteri dotati di geni con resistenza agli antibiotici non avevano un vantaggio adattativo decisivo. Oggi che la concentrazione nell'ambiente degli antibiotici è aumentata, il vantaggio evolutivo è decisamente maggiore.
In definitiva: ci sono più cose in cielo e anche in terra di quanto la tua filosofia, Orazio, riesca a immaginare. Queste cose non nascono quando tu ti accorgi che esistono. Ma tu, Orazio, spesso ti accorgi che esistono quando iniziano a diventare un problema. E i batteri resistenti agli antibiotici stanno diventando un problema.
| Tweet |
Nicolò Renna, chitarrista palermitano, sbanca il web con il suo singolo Breathing. Lo abbiamo incontrato a Palermo. L'intervista di Paolo A.Magrì
Domenico Fioravanti, la Leggenda di Sydney 2000. Una vita da rincorrere a bracciate.Il ranista, prima medaglia d’oro azzurra alle Olimpiadi di Sydney 2000, intervistato da Emanuela Biancardi.
"L'intelligenza umana è la nostra principale risorsa". Parla Ermete Realacci, tra attivismo e sfide economiche
mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara, intervistato per LPL News 24 da Patrizio Ricci su politica europea ed immigrazione.
Max Cavallari della coppia 'I Fichi d'India', intervistato per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Laura Efrikian, Attrice, scrittrice, promotrice di 'Laura For Afrika', intervistata per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Patty Pravo festeggia cinquant’anni di successi intramotabili nel mondo della musica, tirando fuori ancora una volta pezzi da ‘90. Intervista di S. Santullo
Sergio Caputo celebra i trent’anni di “ Un Sabato Italiano”, con un nuovo omonimo album. Intervista a Sergio Caputo, di Simona Santullo
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.