Critiche le condizioni di salute delle persone in fuga dalla guerra in Libia, che da cinque giorni si vedono rifiutare l'autorizzazione allo sbarco
PeaceReporter - Da cinque giorni una nave da guerra della Marina spagnola staziona nel Mediterraneo con a bordo 111 profughi, soccorsi domenica scorsa al largo delle coste libiche. Nonostante il comando della nave, la Almirante Juan de Borbòn - impegnata nella missione Nato in Libia - abbia segnalato l'evento col codice Sar (Search and Rescue, ovvero Ricerca e Soccorso) le capitanerie di porto italiane e maltesi hanno negato l'autorizzazione allo sbarco dei profughi.
Il vecchio peschereccio, partito da Zuwara in direzione Lampedusa, si trovava a circa 78 miglia dalla Tunisia quando è stato avvistato dalla nave della Nato. Era alla deriva col motore in panne. E così, come previsto dal diritto marittimo internazionale, la nave della Nato ha provveduto al salvataggio dei 111 profughi in fuga dalla guerra in Libia. Tra questi, 17 donne e 8 bambini piccoli.
Da allora è cominciata l'odissea, non ancora terminata, per queste persone, che si sono viste rifiutare l'autorizzazione a sbarcare sui suoli italiano e maltese. Il governo di Roma ha negato il permesso, lamentando una distanza eccessiva dalle sue coste (88 le miglia tra il peschereccio e Lampedusa) e facendo presente che il centro di accoglienza dell'isola non si trova in condizione di accogliere altri profughi.
Nonostante il veto posto anche da La Valletta, la Almirante Juan de Borbòn ha virato verso Malta. A sole 40 miglia dall'isola, la nave si è però imbattuta nel blocco dell'accesso al porto, voluto dal governo maltese, che ha anche inviato una nota di protesta al comando della Nato.
Comportamenti, quelli di Malta e Italia, in palese violazione del diritto internazionale, che oltre ad obbligare i salvataggi in mare, vincola gli Stati alla concessione dei propri porti agli sbarchi dei naufraghi nel porto sicuro più vicino all'evento di soccorso. Inoltre, i profughi in fuga dalla guerra dovrebbero essere accolti in qualità di rifugiati, come previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Intanto, a bordo della nave Nato, le condizioni di salute dei profughi sarebbero assai critiche. Una donna, un neonato di dieci mesi e un ragazzo sono stati trasferiti in elicottero a Malta per essere ricoverati in ospedale.
PeaceReporter - Da cinque giorni una nave da guerra della Marina spagnola staziona nel Mediterraneo con a bordo 111 profughi, soccorsi domenica scorsa al largo delle coste libiche. Nonostante il comando della nave, la Almirante Juan de Borbòn - impegnata nella missione Nato in Libia - abbia segnalato l'evento col codice Sar (Search and Rescue, ovvero Ricerca e Soccorso) le capitanerie di porto italiane e maltesi hanno negato l'autorizzazione allo sbarco dei profughi.Il vecchio peschereccio, partito da Zuwara in direzione Lampedusa, si trovava a circa 78 miglia dalla Tunisia quando è stato avvistato dalla nave della Nato. Era alla deriva col motore in panne. E così, come previsto dal diritto marittimo internazionale, la nave della Nato ha provveduto al salvataggio dei 111 profughi in fuga dalla guerra in Libia. Tra questi, 17 donne e 8 bambini piccoli.
Da allora è cominciata l'odissea, non ancora terminata, per queste persone, che si sono viste rifiutare l'autorizzazione a sbarcare sui suoli italiano e maltese. Il governo di Roma ha negato il permesso, lamentando una distanza eccessiva dalle sue coste (88 le miglia tra il peschereccio e Lampedusa) e facendo presente che il centro di accoglienza dell'isola non si trova in condizione di accogliere altri profughi.
Nonostante il veto posto anche da La Valletta, la Almirante Juan de Borbòn ha virato verso Malta. A sole 40 miglia dall'isola, la nave si è però imbattuta nel blocco dell'accesso al porto, voluto dal governo maltese, che ha anche inviato una nota di protesta al comando della Nato.
Comportamenti, quelli di Malta e Italia, in palese violazione del diritto internazionale, che oltre ad obbligare i salvataggi in mare, vincola gli Stati alla concessione dei propri porti agli sbarchi dei naufraghi nel porto sicuro più vicino all'evento di soccorso. Inoltre, i profughi in fuga dalla guerra dovrebbero essere accolti in qualità di rifugiati, come previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Intanto, a bordo della nave Nato, le condizioni di salute dei profughi sarebbero assai critiche. Una donna, un neonato di dieci mesi e un ragazzo sono stati trasferiti in elicottero a Malta per essere ricoverati in ospedale.
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