E’ in corso a Firenze e Scandicci, in Toscana, la Festa nazionale di Libera contro le mafie: fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e a promuovere legalità e giustizia.
Luca Collodi ha chiesto a don Ciotti di parlarci dell’obiettivo di questa festa: ascolta
R. – Ci si potrebbe chiedere che cosa ci sia da festeggiare rispetto ad una situazione di impoverimento materiale e sociale del nostro Paese, dove il giro dell’illegalità – se sommiamo il riciclaggio, gli introiti della mafia, la corruzione – conta circa 560 miliardi di euro… E per questo, ci si chiede: ma che cosa c’è da festeggiare? Noi vogliamo festeggiare il protagonismo di questi ragazzi di ogni parte d’Italia che s’impegnano, la loro generosità… Vogliamo sottolineare il senso della responsabilità, la dimensione etica che incomincia proprio dalla coerenza dei nostri comportamenti, dei nostri linguaggi, del nostro esserci. E quindi, è un momento di riflessione, di approfondimento, di studio ma anche di memoria delle persone – qui ci sono molti familiari delle vittime – per trasformare quel dolore in impegno, in coerenza, in un esserci. Quindi, la speranza…
D. – Qual è l’apporto della Chiesa nella lotta contro la mafia?
R. – L’apporto della Chiesa è importante e fondamentale, e non posso dimenticare la grandezza di quel documento della Chiesa italiana “Educare alla legalità”, del 1991, che ricorda proprio che di fronte a queste situazioni un cristiano è chiamato a portare il proprio contributo, la propria testimonianza, a sporcarsi concretamente le mani; a saldare un po’ la terra con il cielo… E mi sembra importante e fondamentale. Qui ci sono anche tanti sacerdoti che sono fortemente impegnati nei loro territori, che operano con Libera. La Chiesa è chiamata a fare la propria parte con molta umiltà e con molta forza, ma la nostra parte dobbiamo farla!
D. – La tanto auspicata nuova generazione di politici può migliorare la lotta alla mafia?
R. – Sì! Abbiamo bisogno di trasparenza della politica, perché quando la politica è lontana dalla strada, quando la politica è lontana dalla storia della gente, dai veri problemi, la politica è lontana dalla politica! Quella non è politica ma un’altra cosa. La politica è proprio il servizio per il bene comune, il mettersi in gioco proprio per ridare dignità e libertà a tutte le persone. E quindi c’è bisogno di una politica chiara e trasparente, in questo momento. Ci sono belle testimonianze: non si può mai semplificare, mai generalizzare. Ma ci sono anche esempi che scoraggiano! Quindi, abbiamo bisogno di trasparenza e soprattutto, devo dire tornando alla Chiesa, che quel documento del 1991 diceva queste testuali parole, che io tengo a sottolineare: “laddove viene messa a rischio la dignità delle persone e laddove viene umiliato, soffocato un progetto di giustizia, la Chiesa ha il dovere di parlare e di fare”. (gf)
Luca Collodi ha chiesto a don Ciotti di parlarci dell’obiettivo di questa festa: ascoltaR. – Ci si potrebbe chiedere che cosa ci sia da festeggiare rispetto ad una situazione di impoverimento materiale e sociale del nostro Paese, dove il giro dell’illegalità – se sommiamo il riciclaggio, gli introiti della mafia, la corruzione – conta circa 560 miliardi di euro… E per questo, ci si chiede: ma che cosa c’è da festeggiare? Noi vogliamo festeggiare il protagonismo di questi ragazzi di ogni parte d’Italia che s’impegnano, la loro generosità… Vogliamo sottolineare il senso della responsabilità, la dimensione etica che incomincia proprio dalla coerenza dei nostri comportamenti, dei nostri linguaggi, del nostro esserci. E quindi, è un momento di riflessione, di approfondimento, di studio ma anche di memoria delle persone – qui ci sono molti familiari delle vittime – per trasformare quel dolore in impegno, in coerenza, in un esserci. Quindi, la speranza…
D. – Qual è l’apporto della Chiesa nella lotta contro la mafia?
R. – L’apporto della Chiesa è importante e fondamentale, e non posso dimenticare la grandezza di quel documento della Chiesa italiana “Educare alla legalità”, del 1991, che ricorda proprio che di fronte a queste situazioni un cristiano è chiamato a portare il proprio contributo, la propria testimonianza, a sporcarsi concretamente le mani; a saldare un po’ la terra con il cielo… E mi sembra importante e fondamentale. Qui ci sono anche tanti sacerdoti che sono fortemente impegnati nei loro territori, che operano con Libera. La Chiesa è chiamata a fare la propria parte con molta umiltà e con molta forza, ma la nostra parte dobbiamo farla!
D. – La tanto auspicata nuova generazione di politici può migliorare la lotta alla mafia?
R. – Sì! Abbiamo bisogno di trasparenza della politica, perché quando la politica è lontana dalla strada, quando la politica è lontana dalla storia della gente, dai veri problemi, la politica è lontana dalla politica! Quella non è politica ma un’altra cosa. La politica è proprio il servizio per il bene comune, il mettersi in gioco proprio per ridare dignità e libertà a tutte le persone. E quindi c’è bisogno di una politica chiara e trasparente, in questo momento. Ci sono belle testimonianze: non si può mai semplificare, mai generalizzare. Ma ci sono anche esempi che scoraggiano! Quindi, abbiamo bisogno di trasparenza e soprattutto, devo dire tornando alla Chiesa, che quel documento del 1991 diceva queste testuali parole, che io tengo a sottolineare: “laddove viene messa a rischio la dignità delle persone e laddove viene umiliato, soffocato un progetto di giustizia, la Chiesa ha il dovere di parlare e di fare”. (gf)
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