L’attacco dei fondamentalisti indù contro la pacifica comunità cristiana di Gurur, nell’India centrale, è un atto “riprovevole”, che sarà trattato in base alle “norme vigenti nella laica India”.
Radio Vaticana - È quanto afferma all'agenzia AsiaNews, Sajan K George, presidente di Global council of indian christians (Gcic), all’indomani delle violenze subite da un piccolo gruppo protestante nello Stato del Chhattisgarh. Domenica mattina infatti un gruppo formato da 40 estremisti indù dell’ala giovanile del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), ha attaccato i fedeli della piccola comunità di Grace Church, nella città di Gurur. Durante il raid, i fondamentalisti, guidati da Narayana Teke, hanno devastato il luogo di culto cristiano e minacciato il pastore Mohan Thomas. La comunità locale, formata da una trentina di fedeli, da due mesi organizza preghiere e non ha mai creato problemi di ordine pubblico. Gli estremisti hanno rubato foto e intimato ai cristiani di lasciare subito la città. Il pastore ha denunciato l’episodio agli attivisti cristiani di Gcic, i quali hanno garantito il loro sostegno e condannato l’attacco. Sajan K George ricorda che quanti si riuniscono nelle case di preghiera e nelle chiese pentecostali indipendenti vivono “con una spada di Damocle che pende sulle loro teste”, perché rischiano “di essere arbitrariamente arrestati in base alla legge sulla libertà religiosa del Chhattisgarh del 1968”, trasformata nel tempo in un pretesto per “arrestare e mettere in galera cristiani” innocenti “con prove montate ad arte. Intanto nel vicino Madhya Pradesh, i cristiani denunciano l’aperta ostilità e l’incitamento alla violenza contro la minoranza religiosa da parte del presidente della locale sezione del Bjp (Bharatiya janatha party), il partito ultranazionalista indù. Il riferimento è a quanto avvenuto nel voto per l’Assemblea parlamentare nel collegio elettorale di Jabera, in cui il candidato cristiano è stato accusato di conversioni forzate. Padre Anand Muttungal, coordinatore dell’organizzazione cristiana “Isai Mahasangh” sottolinea che “non è la prima volta” che gli estremisti indù utilizzano il pretesto di conversioni forzate per “colpire candidati cristiani”, facendo passare “i cristiani come demoni”. (M.R.)
Radio Vaticana - È quanto afferma all'agenzia AsiaNews, Sajan K George, presidente di Global council of indian christians (Gcic), all’indomani delle violenze subite da un piccolo gruppo protestante nello Stato del Chhattisgarh. Domenica mattina infatti un gruppo formato da 40 estremisti indù dell’ala giovanile del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), ha attaccato i fedeli della piccola comunità di Grace Church, nella città di Gurur. Durante il raid, i fondamentalisti, guidati da Narayana Teke, hanno devastato il luogo di culto cristiano e minacciato il pastore Mohan Thomas. La comunità locale, formata da una trentina di fedeli, da due mesi organizza preghiere e non ha mai creato problemi di ordine pubblico. Gli estremisti hanno rubato foto e intimato ai cristiani di lasciare subito la città. Il pastore ha denunciato l’episodio agli attivisti cristiani di Gcic, i quali hanno garantito il loro sostegno e condannato l’attacco. Sajan K George ricorda che quanti si riuniscono nelle case di preghiera e nelle chiese pentecostali indipendenti vivono “con una spada di Damocle che pende sulle loro teste”, perché rischiano “di essere arbitrariamente arrestati in base alla legge sulla libertà religiosa del Chhattisgarh del 1968”, trasformata nel tempo in un pretesto per “arrestare e mettere in galera cristiani” innocenti “con prove montate ad arte. Intanto nel vicino Madhya Pradesh, i cristiani denunciano l’aperta ostilità e l’incitamento alla violenza contro la minoranza religiosa da parte del presidente della locale sezione del Bjp (Bharatiya janatha party), il partito ultranazionalista indù. Il riferimento è a quanto avvenuto nel voto per l’Assemblea parlamentare nel collegio elettorale di Jabera, in cui il candidato cristiano è stato accusato di conversioni forzate. Padre Anand Muttungal, coordinatore dell’organizzazione cristiana “Isai Mahasangh” sottolinea che “non è la prima volta” che gli estremisti indù utilizzano il pretesto di conversioni forzate per “colpire candidati cristiani”, facendo passare “i cristiani come demoni”. (M.R.)| Tweet |
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