giovedì, giugno 30, 2011
Continua l'appuntamento con le fiabe di Silvio Foini in esclusiva per La Perfetta Letizia

C’era una volta, all’inizio dei tempi, quando ancora non esisteva sulla Terra la vita come la conosciamo noi (con la presenza cioè di ogni specie superiore vivente), uno spiritello che aveva nome Fulmine e che si divertiva a scorazzare per il cielo nascosto dentro qualche nuvola birichina come lui. Era sempre elettrizzato e gioioso e gli piaceva tantissimo scaricare la propria felicità addosso a qualche albero che, a dire il vero, non sembrava gradire granché quelle manifestazioni di gioia prorompente e soprattutto incendiante. Fulmine non riusciva a capire come mai tutto ciò che toccasse o sfiorasse dovesse prendere fuoco. Lo aveva chiesto a Grigiona, una grossa nuvola che vagava qua e là e in cui lui si trovava molto bene a viaggiare. Lei aveva detto che non ne conosceva il motivo, ma, se lui glielo avesse chiesto, sarebbe stata disponibile a rovesciare una bella valanga d’acqua sul fuoco provocato e spegnerlo in un batter d’occhio. Si accordarono in questo senso e presero a girovagare per i cieli della Terra divertendosi insieme. Purtroppo quel sodalizio, a volte, aggiungeva danno a danno. Oltre l’incendio, l’allagamento.

La nuvola Grigiona aveva manifestato allora qualche dubbio sull’opportunità della loro “società” e Fulmine aveva ribattuto che invece era un’ottima soluzione: “Non desidero affatto essere un distruttore! – aveva esclamato contrariato – La mia natura mi impone di agire come agisco. Non posso davvero fare a meno di essere me stesso e qualcuno mi deve aiutare. Io non sono cattivo”. Grigiona ci aveva pensato su un pochino e quindi realizzato che Fulmine aveva ragione: “Va bene - aveva accondisceso – ma almeno rechiamoci dove non creeremmo grossi danni. Che ne so, ti andrebbe il mare?”. Fulmine rispose di sì: “L’acqua non prende fuoco se la tocco. Va bene, aggiudicato. Andremo a far baldoria sul mare”.

Grigiona si sentì sollevata: avrebbe condotto l’amico ove non potesse fare troppi danni. In fondo anche lei si divertiva un mondo nello stare a guardare quelle belle manifestazioni luminose ma... “Ci manca qualcosa che le sottolinei a dovere – pensò – Che so, una bella colonna sonora che dia loro importanza... un rombo per esempio. Ma dove lo trovo?”. Sottopose l’idea a Fulmine che subito la trovò favolosa: “Pensa Grigiona! Sai che divertimento sarebbe? Ma sì, so io dove andare a chiedere aiuto. Portami dall’Eco. Sai dove sta?”. Grigiona sapeva dove abitava: fra le alte vette e le gole delle montagne: “Va bene Fulmine, andiamo a chiedergli se ci aiuta per lo spettacolo”. Chiamò il re dei venti e gli chiese: “Eolo, ci potresti condurre dove vive Eco? Dobbiamo domandargli un piacere e dato che ci sei ne vorremmo poi chiederne uno anche a te. Però dopo, nel ritorno. Ora portaci da Eco”.

Sulle ali del vento in poco tempo si trovarono sopra una bellissima e altissima montagna. Lì abitava Eco. Lo chiamarono ad alta voce e lui apparve ripetendo il proprio nome varie volte. “A che si deve l’onore di questa bella visita amici? – domandò a bassa voce per evitare di ripetersi all’infinito. Fulmine gli spiegò ciò che Grigiona e lui avevano pensato di fare. Eco assentì entusiasticamente con il capo: “Ottima scelta amici. Lasciatemi fare e vi creerò un tal concerto da far venire i brividi. Facciamo così: – spiegò – ogni volta che vedrò Fulmine illuminare il cielo con la sua gioiosa luce io farò rotolare lungo i crinali delle montagne qualche bel sasso e ne amplierò a dismisura il rumore e questo sarà chiamato Tuono. Però ci sarà un piccolo ma comunque irrilevante problema. “Quale?”, domandarono gli altri tre amici. Eco rispose: “Non potrà essere simultaneo alla luce di Fulmine. Dovrò avere il tempo di far rotolare i massi giù per i crinali e di ripeterne il rumore trasformandolo in frastuono e poi in tuono. Lo farò potente e brontolante. Facciamo subito una prova – propose Eco – Fulmine, spara in cielo una bella luce delle tue e io provvederò a creare un bel rumoraccio”. Fulmine non si fece pregare e il cielo di quella sera fu illuminato quasi a giorno. Eco sospinse un bel masso giù per una scarpata ripidissima e ne ampliò mille volte il rumore: il risultato fu bellissimo. Tutti, Eco compreso, si tapparono le orecchie: era nato il Tuono. Veramente da brivido. Si complimentarono a vicenda per lo straordinario successo.

Eolo, ricordandosi della richiesta che voleva fargli la nuvola Grigiona, la sollecitò ad esprimerla ora. Grigiona strizzò l’occhio a Fulmine in segno di complicità e disse: “Scusaci Eolo, dato che ci siamo, potresti fischiare forte come solo sai fare tu ed unirti a noi? Pensa al risultato!”. Il re dei venti valutò ottima la proposta. Perché non essere della partita? Si sarebbe divertito a sua volta, almeno quando non aveva nulla da fare.”D’accordo amici. D’ora in poi, quando questo birbantello di Fulmine esploderà la sua luce me ne accorgerò e porterò fischiando sulle mie ali il Tuono che ha creato il nostro Eco. Sarà uno spettacolo davvero ben fatto!”. I quattro amici si strinsero la mano e se ne tornarono ognuno da dove erano venuti. “Come intitoleremo lo spettacolo di cui siamo gli autori e gli attori, mia cara Grigiona?”, domandò Fulmine all’amica. “Che ne pensi di Temporale? O Bufera? Ti piacciono, caro Fulmine?”. Il birbantello fece le capriole dalla gioia e da quel giorno le cose andarono come tutti sappiamo…

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