martedì, maggio 03, 2011
Quando si parla di diritti umani non è necessario guardare lontano, i casi di negazione di questi diritti sono ormai all’ordine del giorno e più vicini che mai. Come Isabel, ventunenne totalmente inabile cui è stata tolta, per legge, l’indennità di accompagnamento perché considerata “ troppo invalida”.


della nostra Federica Scorpo

Siamo a Bari, Isabel è stata vittima di una malattia che le ha tolto in parte l’uso delle mani e dei piedi (vasculite necrotizzante). Dopo un periodo di coma, si è risvegliata con danni irreversibili agli arti. Per salvarle la vita, i medici le amputano le falangi delle mani e dei piedi. Una famiglia lacerata dal dolore e dalle difficoltà che la condizione della ragazza comporta. Le è riconosciuta il 100% d’invalidità con diritto di accompagnamento, non essendo in grado di compiere gesti quotidiani.

Le spettano così 470 euro che potrebbero aiutare lei e la sua famiglia a sostenere il peso economico dell’invalidità ed evitare per esempio lo sfratto. Arriva, invece, una comunicazione dell’Inps che blocca tutto: Isabel, mauriziana d’origine, è in Italia dal 2006, quando è riuscita a raggiungere i genitori, e per la legge italiana è “troppo poco”. La norma vuole, infatti, che ci siano almeno 5 anni di soggiorno per poter accedere a tale previdenza. In più, la legge in questione legittima chi, italiani o stranieri, ha un’invalidità della capacità lavorativa compresa tra il 74% e il 99%. Alla ventunenne è stata determinata un’invalidità del 100%, troppo dunque per i limiti concessi. Troppo o troppo poco!
La famiglia pensava di poter vivere una vita più serena qui nel nostro paese (il padre di Isabel è un operaio e la mamma è casalinga), e invece un altro dramma nel dramma: stavolta legale. Più che una legge che tutela i diritti dei cittadini, sembra, come afferma anche l’avvocato Saverio Macchia che sta seguendo il caso, “una violazione del principio di uguaglianza”.

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