della nostra redattrice Federica Scorpo
Vi siete mai chiesti come mai nel web è tutto gratis? Secondo un servizio di Report (che potete trovare nella colonna di destra di LPL) andato in onda il 10 aprile dal titolo “Il prodotto sei tu”, ripreso dal Time, le utenze sui social network e i profili personali diffusi nel web vengono convertiti in merce di scambio capace di far guadagnare miliardi di dollari. Praticamente il prodotto siamo noi. Il servizio ha fatto scalpore sul web ed ha ottenuto non i consensi che si aspettava la produzione ma aspre critiche. “In seguito alla nostra puntata del 10 aprile ‘Il prodotto sei tu’ (dedicata ai social network e a privacy, sicurezza e libertà in rete) ci saremmo aspettati una mobilitazione del ‘popolo della Rete’ italiano in difesa della libertà d’espressionesu Internet, visto che l’Autorità garante delle comunicazioni sta ancora conducendo audizioni al riguardo e il momento giusto per farsi sentire è adesso. Invece, nessuno ha mosso un dito per digitare una mail di protesta”, questa è una nota di Stefania Rimini che ha realizzato il servizio.
L’indagine è partita dalla domanda: cosa se ne fanno dei nostri dati, foto o quant’altro, Google, Facebook, Twitter ect? Tra “condividi” e “connetti” che tanto ci piace, ci sono persone che guadagnano miliardi con i nostri profili che diventano “target” sulle quali vengono realizzate pubblicità. Una domanda che forse proprio noi utenti avremmo dovuto porci.
Voleva, dunque, essere una riflessione sul rovescio della medaglia del web 2.0 tanto amato, sottolineando, primo tra tutti, l’aspetto che forse molti ignorano: i propri profili possono essere venduti a terzi ed è probabilmente proprio ciò che avviene. Tanti utenti e profili che così hanno anche un valore economico in cambio di possibili consumatori di cui si sa già cosa “Piace”.
L’altro aspetto segnalato da Report riguarda la privacy: un video su YouTube per esempio fa il giro del mondo. In teoria un video può essere diffuso solo chiedendo il consenso, in realtà questo non accade, per cui un video, così come le foto o qualsiasi informazione riservata, può essere utilizzata per altri scopi senza che noi ne veniamo a conoscenza, persino trasmessi in tv, com’è difatti già accaduto.
Ci si è chiesti addirittura se su Facebook c’è vera libertà di espressione, se Facebook ha fatto accordi con il Ministero dell’Interno per monitorare quello che gli utenti scrivono o pubblicano, ecc. Siamo tutti sotto controllo e nelle mani di chi può facilmente attingere dai nostri profili? Tutt’altro che terrorismo, com’è stato definito dagli internauti, ma sicuramente è un monito a fare attenzione e a conoscere meglio il mezzo che stiamo usando, senza farci ingannare ma anche senza demonizzare qualcosa che appunto “piace” ormai a miliardi di persone.
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