I dati diffusi nel mese di febbraio dal National Snow Ice Data Center (Nsidc) degli Stati Uniti riportano che, nel gennaio scorso, l'estensione del ghiaccio marino in Artico è stata in media di 13,55 milioni di Kmq: 50.000 in meno rispetto al precedente record negativo del 2006 e 1,27 milioni di Kmq in meno rispetto alla media 1979-2000.
Almanacco della Scienza - CNR - Questo scenario appartiene al vasto e complesso meccanismo dei cambiamenti climatici, riferito in particolare all'aumento della temperatura media terrestre i cui effetti sono molto evidenti nella regione Artica: bastano pochi gradi in più della temperatura media per veder diminuire al Polo Nord la copertura nevosa, l'estensione del permafrost (terreno in cui il suolo è perennemente ghiacciato) e del ghiaccio marino. Conseguenza della fusione dei ghiacciai artici è l'aumento del livello del mare su scala planetaria, ma numerosi sono anche altri effetti di tipo sociale, economico e ambientale.
"L'aumento di temperatura altera il rilascio e l'assorbimento di gas serra dai suoli, sulla vegetazione e gli oceani costieri", spiega Ruggero Casacchia del Dipartimento terra e ambiente (Dta) del Cnr. "Si calcola che sotto l'Artico sia immagazzinata una quantità di metano superiore al carbonio incorporato nelle riserve globali di carbone e tale metano è stato finora trattenuto dagli strati sottomarini di permafrost che ora ha iniziato a liberare questo gas verso la superficie, diffondendolo poi in atmosfera. Ma lo scioglimento del permafrost può anche indebolire il terreno e determinare problemi di stabilità di edifici, strade, oleodotti, aeroporti, impianti industriali".
La riduzione del ghiaccio marino consente inoltre di sfruttare le risorse minerarie: "Secondo stime del Servizio geologico degli Stati Uniti" aggiunge Roberto Sparapani del Dta-Cnr, "l'Artico rappresenta l'area della terra con il maggiore potenziale di giacimenti petroliferi (circa il 22% delle risorse non ancora scoperte), soprattutto offshore. La crescente rilevanza strategica dell'area rende quindi necessario attuare politiche che regolino la cooperazione internazionale nella regione. La trasformazione climatica apre anche nuove rotte per le traversate marine che consentono di ridurre di circa 10 giorni le navigazione attraverso l'Artico. È ovvio quindi che la comunità internazionale sia fortemente interessata ai nuovi scenari che si stanno prefigurando in questa zona del mondo e che potranno risultare ancora più affidabili continuando a migliorare i sistemi di osservazione e i modelli di previsione".
U.S.
Fonte: Ruggero Casacchia , Dipartimento Terra e ambiente del Cnr, tel. 06/49932975, email ruggero.casacchia@cnr.it
Fonte: Roberto Sparapani , Dipartimento Terra e ambiente del Cnr, email roberto.sparapani@cnr.it
Almanacco della Scienza - CNR - Questo scenario appartiene al vasto e complesso meccanismo dei cambiamenti climatici, riferito in particolare all'aumento della temperatura media terrestre i cui effetti sono molto evidenti nella regione Artica: bastano pochi gradi in più della temperatura media per veder diminuire al Polo Nord la copertura nevosa, l'estensione del permafrost (terreno in cui il suolo è perennemente ghiacciato) e del ghiaccio marino. Conseguenza della fusione dei ghiacciai artici è l'aumento del livello del mare su scala planetaria, ma numerosi sono anche altri effetti di tipo sociale, economico e ambientale."L'aumento di temperatura altera il rilascio e l'assorbimento di gas serra dai suoli, sulla vegetazione e gli oceani costieri", spiega Ruggero Casacchia del Dipartimento terra e ambiente (Dta) del Cnr. "Si calcola che sotto l'Artico sia immagazzinata una quantità di metano superiore al carbonio incorporato nelle riserve globali di carbone e tale metano è stato finora trattenuto dagli strati sottomarini di permafrost che ora ha iniziato a liberare questo gas verso la superficie, diffondendolo poi in atmosfera. Ma lo scioglimento del permafrost può anche indebolire il terreno e determinare problemi di stabilità di edifici, strade, oleodotti, aeroporti, impianti industriali".
La riduzione del ghiaccio marino consente inoltre di sfruttare le risorse minerarie: "Secondo stime del Servizio geologico degli Stati Uniti" aggiunge Roberto Sparapani del Dta-Cnr, "l'Artico rappresenta l'area della terra con il maggiore potenziale di giacimenti petroliferi (circa il 22% delle risorse non ancora scoperte), soprattutto offshore. La crescente rilevanza strategica dell'area rende quindi necessario attuare politiche che regolino la cooperazione internazionale nella regione. La trasformazione climatica apre anche nuove rotte per le traversate marine che consentono di ridurre di circa 10 giorni le navigazione attraverso l'Artico. È ovvio quindi che la comunità internazionale sia fortemente interessata ai nuovi scenari che si stanno prefigurando in questa zona del mondo e che potranno risultare ancora più affidabili continuando a migliorare i sistemi di osservazione e i modelli di previsione".
U.S.
Fonte: Ruggero Casacchia , Dipartimento Terra e ambiente del Cnr, tel. 06/49932975, email ruggero.casacchia@cnr.it
Fonte: Roberto Sparapani , Dipartimento Terra e ambiente del Cnr, email roberto.sparapani@cnr.it
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