giovedì, dicembre 09, 2010
Svolta nel caso della donna di 43 anni condannata alla lapidazione per adulterio. Il comitato anti lapidazione: «Notizia confermata, ma non siamo ancora riusciti a metterci in contatto».

Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana che era stata condannata alla lapidazione e che è stata liberata nelle scorse ore, «si trova già nella sua casa» a Tabriz. È quanto riferiscono fonti del Comitato internazionale contro la lapidazione. La tv di stato, sostengono ancora le fonti, darà «nei prossimi minuti» l'annuncio ufficiale della liberazione della donna, del figlio Sajjad Qaderzadeh e dell'avvocato Javid Hutan Kian, fornendo nuovi dettagli sulla vicenda. Sakineh era stata condannata alla lapidazione per adulterio e per il coinvolgimento nell’assassinio del marito, la sua sorte è stata al centro di una campagna internazionale. Con la donna sono stati scarcerati anche i due giornalisti tedeschi che erano stati imprigionati il 10 ottobre mentre intervistavano Sajjad e il suo legale. I due erano stati accusati di spionaggio e per la loro liberazione la Germania aveva esercitato forti pressioni.

MERCOLEDI' - «Sakineh è stata liberata mercoledì». Mina Ahadi, presidente del Comitato internazionale contro le esecuzioni, organizzazione che ha sede in Germania, ha confermato all'Ansa la notizia e svela che la liberazione è avvenuta mercoledì. «Ma non sono ancora riuscita a parlare con lei», ha aggiunto.

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LA VICENDA - La storia di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana che rischia la lapidazione per adulterio, è iniziata quattro anni fa, quando allora 38enne è stata messa sotto processo. Il figlio e l'avvocato della donna, Sajjad Qaderzadeh e Javid Hutan Kian, sono stati arrestati il 10 ottobre dagli agenti dell'intelligence iraniana, mentre stavano rilasciando un'intervista a due giornalisti tedeschi. Della sorte dei due reporter europei non si hanno notizie. Il processo contro Sakineh prende il via nel 2006, quando la donna viene accusata di adulterio, messa in prigione a Tabriz e condannata a 99 frustate. Ma subito dopo viene accusata di avere una relazione con l'assassino di suo marito e per questo di nuovo messa sotto processo per adulterio e per complicità nell'omicidio. Una sentenza della Corte suprema nel 2007 condanna Sakineh alla lapidazione, ma la sua esecuzione viene rinviata in seguito alla presentazione di un ricorso. Ma a luglio il ministro degli Esteri, Manouchehr Mottaki, interviene per precisare che la sentenza non è stata sospesa ma, semplicemente, la procedura giudiziaria non è ancora conclusa. L'11 agosto Sakineh è intervistata in diretta, dal braccio della morte della prigione di Tabriz, sulla tv di Sstato e ammette di essere colpevole sia di adulterio che di complicità nell'omicidio del marito. Una confessione che, a detta degli attivisti e dei familiari della donna, le è stata estorta con la forza. Ma l'intervista produce un effetto boomerang, accendendo ancor di più i riflettori internazionali sul caso. In una seconda confessione alla tv di Stato, il 16 novembre, la donna ammette di essere una peccatrice. La vicenda balza all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale all'inizio della scorsa primavera, quando una grande mobilitazione internazionale porta subito le autorità di Teheran a parlare di una sospensione della sentenza. Dagli Stati Uniti parte un appello di premi Nobel e star di Hollywood, dalla Francia quello della première dame Carla Bruni (per questo definita «prostituta» dalla stampa iraniana ultraconservatrice), dall'Italia quello di media, politici, intellettuali e star dello sport, tra cui Francesco Totti.

LE REAZIONI - Appresa la notizia della liberazione il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha espresso a nome suo e dell’intera Assemblea di Palazzo Madama la più viva soddisfazione per la felice conclusione di una vicenda che ha commosso le coscienze di tutto il mondo. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha definito questa «una bella giornata per i diritti umani».

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