Il nostro Stefano Buso ci parla del libro edito da Pagine D'Arte sul pensiero di Denis de Rougemont
Denis de Rougemont (1906-1985), scrittore, filosofo e saggista antinazista, è stato un attivo promotore della diversità contro l’uniformità, e il suo impegno, a distanza di tanti anni dalla morte, è stato recentemente rivalutato da tutto il mondo della cultura. Pagine d’Arte, editore svizzero, propone in uno snello volume un’interessante conferenza di Denis de Rougemont tenutasi il 23 novembre del 1963 in occasione del 25° anno dell’Institut Neuchâtelois. Il contributo dell’autore si basa su un’esperienza (quella svizzera) che potrebbe essere punto di riferimento per l’applicazione del modello federativo in chiave allargata. Il tema proposto nella pubblicazione è molto sentito e attuale anche in Italia, dove si discute da anni sull’introduzione di un modello federale quale opportunità per riorganizzare lo Stato rendendo procedure e decisioni snelle per tutta la comunità, semplificando così la macchina burocratica. Il decentramento diventerebbe allora mezzo per essere vicini e soprattutto sensibili ai bisogni di tutti. Questo tema innesca tuttavia posizioni talvolta concordanti ed altre contrapposte proprio perché manca un’appropriata preparazione in merito. Spesso il federalismo viene visto come scelta amministrativa opportunistica scevra da solidarietà, e sarebbe davvero becero se così fosse. In realtà non lo sarebbe affatto se posto nella stessa chiave indicata da Rougemont. Riporto a tal proposito un interessante passaggio presente nel prologo del volume: “Ora che le maldestre leghe nostrane, separatiste a torto, tirano in ballo il federalismo – ma ne ignorano i principi… Ora che la macchina burocratica europea senza idee, coltiva inezie – come improbabili regole alimentari…”.In questa piccola raccolta di considerazioni Denis de Rougemont esorta a riflettere su libertà e pluralismo intellettuale e, per certi aspetti, sulla coscienza sociale moderna. Inoltre si evince esplicitamente il fine di unire il popolo d’Europa sotto un’unica bandiera culturale, naturalmente federativa. Questo è senz’altro un plusvalore perché le micro-culture da sempre rappresentano un bagaglio di saperi che devono essere preservati e condivisi. Appunto, “spartiti”: ecco la ragione del pensiero federale moderno.
Un’analisi senza dubbio autorevole e di spessore intellettuale quella di De Rougemont, che non mancherà di appassionare coloro che guardano a queste istanze non per creare nuovi feudi ma per far sì che lo Stato diventi sempre più efficiente e forte rispettando l’autonomia culturale locale.
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