La preghiera del Papa nel mese di ottobre dedicata alle Università cattoliche: sperimentino "l'armonica unità" tra fede e ragione
“Le Università Cattoliche diventino sempre più luoghi dove, grazie alla luce del Vangelo, sia possibile sperimentare l'armonica unità esistente tra fede e ragione”. Recita così l’intenzione del mese di ottobre 2010, affidata dal Papa all’Apostolato della preghiera. L’auspicio espresso dalla preghiera sintetizza uno dei temi più tipici e profondamente sentiti del magistero di Benedetto XVI, e al centro di molti suoi discorsi.
Il mondo che ha smarrito in larga parte la consapevolezza di essere stato creato da Dio, e che dunque ha bisogno di tornare a comprendere questa verità, è il concetto attorno al quale Benedetto XVI ha strutturato in questi anni gli interventi dedicati al lavoro degli atenei cattolici:
“Porre al centro il tema della verità non è un atto meramente speculativo, ristretto a una piccola cerchia di pensatori; al contrario, è una questione vitale per dare profonda identità alla vita personale e suscitare la responsabilità nelle relazioni sociali. Di fatto, se si lascia cadere la domanda sulla verità e la concreta possibilità per ogni persona di poterla raggiungere, la vita finisce per essere ridotta ad un ventaglio di ipotesi, prive di riferimenti certi”. (Visita all’Università Lateranense, 21 ottobre 2006)
Così, osserva in un’altra occasione, “la dimensione sociale si disperde in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé. L’Università, invece, per sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”. Inoltre, insiste il Pontefice in quella circostanza, non c’è riforma che non sia collegata anche al rispetto della libertà: di insegnamento, di ricerca, di affrancamento dai “poteri economici e politici”:
“Questo non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche. Non è di certo questa la libertà cristiana! Veramente libera, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera comunità sociale e civile”. (Udienza all’Università di Parma, 1 dicembre 2008)
L’Università è insegnamento, e quindi i docenti, ma anche crescita e formazione, e dunque gli studenti. “Credere nello studio” è la parola d’ordine che Benedetto XVI affida tre anni fa agli universitari cattolici. Credere nello studio, spiega, “vuol dire riconoscere che lo studio e la ricerca – specialmente durante gli anni dell’Università – posseggono un’intrinseca forza di allargamento degli orizzonti dell’intelligenza umana, purché lo studio accademico conservi un profilo esigente, rigoroso, serio, metodico e progressivo”. Da qui scaturisce per il Papa la possibilità di dare una…
“… convinta testimonianza della ‘possibile amicizia’ tra l’intelligenza e la fede, che comporta lo sforzo incessante di coniugare la maturazione nella fede con la crescita nello studio e l’acquisizione del sapere scientifico (...) In effetti, perché ritenere che chi ha fede debba rinunciare alla ricerca libera della verità, e chi cerca liberamente la verità debba rinunciare alla fede? E’ invece possibile, proprio durante gli studi universitari e grazie ad essi, realizzare un’autentica maturazione umana, scientifica e spirituale”. (Udienza agli universitari della FUCI, 9 novembre 2007)
In definitiva, afferma il Papa... “... ecco allora la grande sfida delle Università cattoliche: fare scienza nell'orizzonte di una razionalità vera, diversa da quella oggi ampiamente dominante, secondo una ragione aperta alla questione della verità e dei grandi valori iscritti nell’essere stesso. Aperta quindi al trascendente, a Dio”. (Discorso all’Università Cattolica del Sacro Cuore, 25 novembre 2005)
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