mercoledì, settembre 29, 2010
del nostro redattore Carlo Mafera

“…C’è un’ultima considerazione da fare a proposito del Napoleone di Notting Hill e riguarda il particolare senso dell’umorismo di re Auberon Quin. Auberon ritiene che l’umorismo sia la sola cosa sacra rimasta all’umanità, la sua ultima religione, poiché l’uomo moderno non possiede più altro piacere se non quello dell’insensatezza. Parole difficili da capire, ma che vengono illuminate da un articolo che Chesterton dedicò, tre anni prima, proprio al nonsense. Questo genere di umorismo – egli ritiene – è «destinato ad essere la letteratura del futuro», poiché verrà «in soccorso della concezione spirituale delle cose. Sono secoli che la religione cerca di far gioire gli uomini delle meraviglie del creato, ma s’è scordata che non c’è niente che possa davvero apparire meraviglioso finché continuerà ad essere sensato. […] Il nonsense e la fede, per quanto strano possa apparire il connubio, sono le due supreme affermazioni simboliche di questa verità: non è possibile estrarre l’anima delle cose con un sillogismo» (Difesa del nonsense, 1901). Il nonsense fa esplodere le soffocanti categorie della logica. Scombussola le carte del visibile e del convenzionale. E’ la strada di chi non si accontenta della routine. L’umorismo metafisico è fatto per chi cerca un modo sempre nuovo di vedere le cose. Proprio come insegna a fare la fede. La letteratura dell’assurdo sarebbe nata solo dopo il dramma delle due Guerre mondiali, eppure, ancora a inizio secolo, Gilbert K. Chesterton era già andato molto più in là.” Ecco cosa dice il grande teologo Paolo Pegoraro nel suo articolo “Gilbert Chesterton: il teologo del nonsense” pubblicato il 14/09/2010 su Zenit.
Ieri sere vedendo la fiction sul Trio Lescano mi è venuto in mente l’articolo citato. Io direi in altre parole “Una risata ci salverà”. La nostra fredda razionalità, parente stretta delle nostre paure e dei nostri meccanismi di difesa appresi dall’educazione tramandata da padre in figlio per intere generazioni, viene scardinata dal Nonsense. La battuta di spirito assomiglia, secondo me, al piccolo sasso che il giovane Davide scaglia contro l’enorme e rigido Golia, simbolo delle nostre corazze mentali, annientando tutta la sua forza e arroganza. Ieri, ho assistito all’esemplificazione più eclatante di tale principio. Delle umili e semplici ragazze (le tre Grazie di classica memoria) sconfiggono con le loro canzoni quell’atmosfera cupa e tetra creata dalla mentalità maschilista, superominica (vedi Nietzsche) e soprattutto egocentrica che pervadeva le interazioni degli stati nazionali europei. Ecco una loro celebre canzone interpretata dalle Blue Dolls. I testi di questi motivetti richiamano alla gioia e alla leggerezza. Gli stessi stati d’animo che dovrebbe suscitare la preghiera e la fede in generale. Senza sconfinare nell’eresia mi sembra significativo affermare che tutte quelle forme di arte (musica, poesia, pittura, etc.) che portano i frutti su indicati si avvicinano alla preghiera diventando una forma particolare implicita di essa. Attraverso il nonsense il Trio Lescano giunge inconsapevolmente a una sorta di atmosfera cosmica, che ha senza dubbio lo scopo di far gioire l’ascoltatore, ma non è privo di una sua bizzarra grandiosità. Infatti il nonsense è un’arma potente nelle mani dell’autore della canzone e dei suoi interpreti: talvolta può paradossalmente toccare livelli di “senso” che vanno al di là degli originari scopi umoristici, come volevano scoprire i persecutori delle Lescano nella fiction.

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