martedì, settembre 28, 2010
del nostro redattore Carlo Mafera

Nel leggere il libro di poesie dell’amico e collega Angelo Caci mi sono venute subito alla memoria le letture che feci a suo tempo del medico, neurologo e psichiatra Victor Frankl, l’inventore della logoterapia, una particolare branca della psicoterapia (l’unica approvata dalla Chiesa cattolica) che ha lo scopo di curare attraverso la parola. Logos infatti significa ‘parola’, ‘spirito’ in greco antico, ma Frankl, tra le tante accezioni che il vocabolario propone, sceglie quella di ‘senso’. L’uomo contemporaneo infatti non soffre tanto per la mancanza di cose materiali o di insoddisfazioni sessuali (come afferma Freud) ma piuttosto soffre per la mancanza di senso, come ho già avuto modo di descrivere in un altro articolo scritto per La Perfetta Letizia.
Nello scorrere le pagine del libro di poesie di Angelo Caci questi concetti sono riaffiorati prendendo una nitida consistenza. Nella poesia ‘Aria sulla quarta corda – Bach’ emerge chiaramente un desiderio spasmodico di senso: “Vorrei essere molto solo per stare in compagnia di me stesso/ Vorrei avere molto tempo per non fare più nulla /Vorrei inondarmi di parole per ridurmi al silenzio / Vorrei capire per non avere più ragioni.”
In tutto ciò c’è il desiderio di capire, di dare o cercare un senso nelle cose che si fanno o in quelle che ci capitano. Nella poesia ‘Due fili’: “Nel mondo di ognuno si nasce con due fili attorcigliati uno all’altro/ Uno è invisibile e chi non lo vede è un morto che cammina”. In questi versi c’è la profonda intuizione dell’autore dell’interdipendenza del corpo con l’anima e viceversa, e non con la semplice psiche. Egli si avvicina alla teoria di Victor Frankl, perché chi non vede l’anima “è come un morto che cammina”, cioè una persona che ha una profonda incapacità di trovare un senso. Frankl afferma che esiste questa terza dimensione che egli chiama ‘Nous’ che in greco antico si traduce ‘mente’ ma che il grande psichiatra traduce con il termine ‘spirito’. È vero che lo spirito non si ammala, ma una sua condizione di sofferenza come il non trovare un senso, può causare una malattia psichica o psicosomatica… “un morto che cammina”, come afferma Angelo Caci.
Un’altra intuizione dell’autore di ‘Dell’amore’ che richiama specularmente Frankl è il grande desiderio di autotrascendenza. In diverse poesie ho riscontrato tale anelito, ma forse in ‘Dio chi è’ l’autore lo esprime davvero mirabilmente. Ecco l’intera poesia: “E' il giardino e il giardiniere /è colui che ci cammina/è la rosa che vi sboccia/è la spina che lo punse/è il sangue che ti goccia/E' il giardino e il giardiniere/ è la pioggia che dilava/è il calore che s'irradia/è la terra su cui poggia/è l'agnello che vi cresce/ E' il giardino e il giardiniere/è la mano che accudisce/è il pensiero che vi aleggia/è un suono che s'incarna/è la carne che trascende/ E' il giardino e il giardiniere/è la gioia e l'amarezza/è colui che custodisce/è quando viene una carezza/è il buio quando albeggia/E' il giardino e il giardiniere/è l'acqua che vi scroscia/è il vento che sussurra/è la rondine che garrisce/è l'amore che rapisce”.
In altre poesie come quella intitolata “Penso” leggiamo “Penso che siamo deboli e inclini a sbagliare erranti per natura ma che dobbiamo migliorarci, tendere alla correzione per stare bene / Penso che bisogna pensare e coltivare il pensiero per cercare il senso delle cose/ Penso e pensando sono anzi divento un uomo.
Come Frankl, Angelo Caci percepisce la sofferenza dell’uomo contemporaneo che proviene dalla frustrazione esistenziale della mancanza di senso. Come Frankl, Caci ritiene che l’uomo può guarire se viene istruito a risalire dal vuoto e la noia al vero significato della vita. Per esempio l’autore di “Dell’amore” afferma “Penso che questa vita sia un servizio, e non una ricerca del piacere fine a se stessa” e ancora “Penso che bisogna cercare quella dimensione dentro di noi che sola ci può dare vera felicità o serenità e comprensione …. “. E così Victor Frankl potrebbe dire ad Angelo Caci : Quando una persona è animata da un forte senso, supera situazioni fisiche o esistenziali al limite della sopportabilità : essa ha uno scudo “noetico” che la protegge e la sorregge. (Non ci dimentichiamo che Frankl fu internato in un campo di concentramento tedesco e con l’applicazione della sua teoria, salvò se stesso e i compagni di sventura dalla disperazione.)
Forse l’autore di questo libro di poesie non esprime espressamente la sua fede in Cristo ma solo genericamente in un Dio trascendente e provvidente. Ma, in fieri ed in nuce, esiste già questa prospettiva. Sarà forse il gradino successivo?
Per me, per Angelo Caci e per Frankl comunque la tesi di fondo è questa : il credente possiede una marcia in più per difendersi dalle patologie che interessano la psiche ma soprattutto l’anima e si riverberano sul corpo.
E più la fede è profonda, più lo scudo “noetico” (o la lettura di poesie trascendenti come quelle di Caci), funziona. Ma mi permetto di aggiungere il passaggio successivo: più l’uomo volgerà lo sguardo sul Crocifisso e più egli verrà salvato dal Salvatore.


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