martedì, agosto 10, 2010
A conclusione dell’Anno Sturziano – apertosi a Caltagirone l’8 agosto 2009, nel cinquantesimo anniversario della morte del servo di Dio don Luigi Sturzo – riapre al pubblico lo storico palazzo gentilizio di famiglia, ubicato nel cuore della città, presso il quale il prete statista siciliano nacque e visse fino al giorno in cui fu costretto all’esilio dal regime fascista.

Si dischiude così all’ammirazione pubblica uno scrigno di inestimabile valore, eredità materiale e immateriale che racconta il genius loci della famiglia Sturzo: le stanze in cui alloggiavano i fratelli Mario, Luigi, Nelina, lo scrittoio, i pennini, i libri, alcuni scritti, il pianoforte, l’altare, gli oggetti sacri con cui don Luigi celebrava la S. Messa, i quadri, molti dei quali dedicati ad immagini Sacre, memorie dell’esilio inglese e americano. Si tratta dei primi e provvisori moduli del più complesso lavoro di restauro e di rifunzionalizzazione del Palazzo, che si sviluppa su quattro livelli per una superficie complessiva di 3.000 mq.

Questo importante progetto, generato da un’intesa tra la Fondazione Mons. F. Di Vincenzo – Ente morale sorto nell’ambito del Rinnovamento nello Spirito Santo, che presso il Fondo rurale storico degli Sturzo ha dato vita al Polo di Eccellenza di promozione umana e della solidarietà “Mario e Luigi Sturzo” dedicato in special modo ai detenuti ed ex detenuti – e gli eredi Sturzo, ha portato alla costituzione della FONDAZIONE “CASA MUSEO STURZO” a cui sono demandate tutte le fasi di recupero e gestione della Casa Museo medesima.

“L’eredità storica spirituale, morale, culturale, sociale di don Luigi Sturzo – commenta Salvatore Martinez, presidente della Fondazione “Casa Museo Sturzo” – rappresenta ancora oggi il miglior patrimonio di idee e di ideali per il rinnovamento e lo sviluppo del nostro Paese, di una democrazia moderna chiamata dalla storia a riformare il proprio sistema sociale e a guardare, senza indugio, ai nuovi scenari europei, alle prerogative proprie del Mezzogiorno, alle ricchezze plurisecolari del bacino Mediterraneo. Il nostro impegno è far sì che queste memorie tornino in auge, senza pregiudizi ideologici o riduzioni di senso storico, generino nuove e buone prassi sociali, soprattutto tra i giovani, stimolino solidarietà civile e corresponsabilità diffusa nel segno di una nuova e sana sussidiarietà orizzontale”.

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