Nell’ambito del Festival di Musica “Pietre che cantano”, inaugurato ieri al Monastero di Santo Spirito di Ocre in Abruzzo.
Radio Vaticana - Questa sera viene riaperto ufficialmente al pubblico, con un concerto dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Marcello Bufalini che dirigerà la “Settima Sinfonia” di Beethoven, il quattrocentesco Chiostro di San Domenico, unico complesso architettonico del centro storico dell’Aquila rimasto indenne dopo il terremoto del 2009. Una testimonianza, per tutta la città, di come vi sia un futuro che non recide le profonde radici della sua storia millenaria. Il servizio di Luca Pellegrini (ascolta).
In Abruzzo e all’Aquila ci sono due tipi di pietre: quelle che testimoniano una tragedia le cui ferite non sono ancora rimarginate e rimangono drammaticamente dolorose e quelle che cantano la speranza di una regione e dei luoghi colpiti. Il Festival ideato e diretto dalla pianista Luisa Prayer nato nell’anno 2000, quando un terremoto devastante era del tutto inimmaginabile, ha cambiato volto, scopo, ideali dopo il 2009: tutte le iniziative inserite nella manifestazione sono volte a guadagnare spazi alla città dell’Aquila e alle zone colpite dal sisma conferendo loro forte valenza identitaria, mentre si guarda anche al futuro dei giovani musicisti abruzzesi. Lo conferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, nel comunicare le motivazioni della sua personale adesione all’XI edizione del Festival, ne riconosce “ il meritorio impegno profuso nel riaffermare il valore del patrimonio artistico e monumentale del territorio aquilano e nel promuoverne la riscoperta”. Abbiamo chiesto a Luisa Prayer con quali criteri ha quest’anno programmato i diversi appuntamenti artistici del Festival:
R. - “Pietre che cantano” dopo il terremoto non può abbandonare di certo questo territorio cui si sente legato e anche debitore come Festival e quindi torna per parlare di questi luoghi, che adesso sono trasformati, cambiati, sconvolti e per parlare di tutto questo patrimonio artistico di cui poco purtroppo ancora si conosce e che invece è necessario conoscere a fondo per volerne davvero la ricostruzione. Quindi i nostri concerti ripartono come di consueto dal monastero di Santo Spirito d’Ocre a vanno avanti fino al 18 anche con una manifestazione pensata per quei Paesi dove davvero non ci sono in questo momento luoghi dove ospitare i concerti. Abbiamo pensato di organizzare la manifestazione nelle scuole con larga partecipazione di giovani, sul tema molto attuale che è quello della tutela della musica dal vivo.
D. - “Pietre che cantano” è un festival legato all’Abruzzo e alla sua storia e questo determina la sua forte valenza civica. Come si concretizza questo impegno per la città de L’Aquila e per il territorio?
R. - Abbiamo due iniziative molto importanti in questo senso. La prima è stato il nostro impegno affinchè ci fosse data l’autorizzazione dal demanio e anche dagli enti che utilizzano questo chiostro meraviglioso di San Domenico a L’Aquila, per aprire questo spazio a chi vuole organizzare manifestazioni culturali. Facciamo da apripista a chi vuole organizzare insieme all’Istituzione Sinfonica abruzzese, questo luogo nel quale gli aquilani vorranno veramente sentirsi di nuovo a casa, ed è anche un esempio importantissimo di come un restauro fatto a regola d’arte possa salvare il patrimonio artistico anche nel caso di un terremoto così devastante com’è stato quello de L’Aquila, perché questo complesso fu finito di restaurare alla vigilia del terremoto e veramente lo ha superato in maniera eccellente. L’altra cosa che abbiamo fatto è lanciare su “facebook” una campagna: “missing”, “disperso”. Una campagna di testimonianza collettiva sull’importanza nella vita quotidiana di quelle tracce della storia che sono rappresentate dai beni architettonici, monumentali, dalle opere d’arte, con le quali in realtà soprattutto nei piccoli centri, noi, abbiamo un rapporto molto intenso.
In Abruzzo e all’Aquila ci sono due tipi di pietre: quelle che testimoniano una tragedia le cui ferite non sono ancora rimarginate e rimangono drammaticamente dolorose e quelle che cantano la speranza di una regione e dei luoghi colpiti. Il Festival ideato e diretto dalla pianista Luisa Prayer nato nell’anno 2000, quando un terremoto devastante era del tutto inimmaginabile, ha cambiato volto, scopo, ideali dopo il 2009: tutte le iniziative inserite nella manifestazione sono volte a guadagnare spazi alla città dell’Aquila e alle zone colpite dal sisma conferendo loro forte valenza identitaria, mentre si guarda anche al futuro dei giovani musicisti abruzzesi. Lo conferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, nel comunicare le motivazioni della sua personale adesione all’XI edizione del Festival, ne riconosce “ il meritorio impegno profuso nel riaffermare il valore del patrimonio artistico e monumentale del territorio aquilano e nel promuoverne la riscoperta”. Abbiamo chiesto a Luisa Prayer con quali criteri ha quest’anno programmato i diversi appuntamenti artistici del Festival:
R. - “Pietre che cantano” dopo il terremoto non può abbandonare di certo questo territorio cui si sente legato e anche debitore come Festival e quindi torna per parlare di questi luoghi, che adesso sono trasformati, cambiati, sconvolti e per parlare di tutto questo patrimonio artistico di cui poco purtroppo ancora si conosce e che invece è necessario conoscere a fondo per volerne davvero la ricostruzione. Quindi i nostri concerti ripartono come di consueto dal monastero di Santo Spirito d’Ocre a vanno avanti fino al 18 anche con una manifestazione pensata per quei Paesi dove davvero non ci sono in questo momento luoghi dove ospitare i concerti. Abbiamo pensato di organizzare la manifestazione nelle scuole con larga partecipazione di giovani, sul tema molto attuale che è quello della tutela della musica dal vivo.
D. - “Pietre che cantano” è un festival legato all’Abruzzo e alla sua storia e questo determina la sua forte valenza civica. Come si concretizza questo impegno per la città de L’Aquila e per il territorio?
R. - Abbiamo due iniziative molto importanti in questo senso. La prima è stato il nostro impegno affinchè ci fosse data l’autorizzazione dal demanio e anche dagli enti che utilizzano questo chiostro meraviglioso di San Domenico a L’Aquila, per aprire questo spazio a chi vuole organizzare manifestazioni culturali. Facciamo da apripista a chi vuole organizzare insieme all’Istituzione Sinfonica abruzzese, questo luogo nel quale gli aquilani vorranno veramente sentirsi di nuovo a casa, ed è anche un esempio importantissimo di come un restauro fatto a regola d’arte possa salvare il patrimonio artistico anche nel caso di un terremoto così devastante com’è stato quello de L’Aquila, perché questo complesso fu finito di restaurare alla vigilia del terremoto e veramente lo ha superato in maniera eccellente. L’altra cosa che abbiamo fatto è lanciare su “facebook” una campagna: “missing”, “disperso”. Una campagna di testimonianza collettiva sull’importanza nella vita quotidiana di quelle tracce della storia che sono rappresentate dai beni architettonici, monumentali, dalle opere d’arte, con le quali in realtà soprattutto nei piccoli centri, noi, abbiamo un rapporto molto intenso.
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