Grazie all’esperienza del progetto Better Place, nascerà in Israele entro la fine del 2011 una mobilità elettrica innovativa: veicoli elettrici predisposti per la rapidissima sostituzione della batteria e con “stazioni di cambio” installate su tutto il paese.
Qualenergia - A nord di Tel Aviv, districandosi attraverso un dedalo di autostrade che ricorda la California, si arriva al Better Place Center, e la prima cosa che si nota sono alcuni enormi silos. In passato contenevano petrolio, ora ospitano una struttura dimostrativa per auto elettriche. Se è vero che con le attuali fonti energetiche israeliane per la produzione di elettricità (60% carbone, 35% gas) le emissioni di gas nocivi sarebbero solo spostate dai centri urbani alle centrali, è anche vero che il progetto Better Place si inscrive entro un obiettivo geopolitico ben più grande e ambizioso: ottenere l’indipendenza dal petrolio entro il 2020.
Israele possiede alcuni presupposti in grado di consentire il raggiungimento di questo obiettivo. Innanzitutto è una regione relativamente piccola, in cui i maggiori centri urbani distano al massimo 150 km tra loro e, sebbene esista un settore delle rinnovabili ancora poco sviluppato, le potenzialità sono enormi potenziali, a cominciare dal solare. Intanto l’obiettivo nazionale sul fotovoltaico per i prossimi 3 anni è di 350 MWp (in un paese grande quanto la Sicilia)
Altra aspetto importante per l’obiettivo è la forte volontà politica a ridurre le emissioni climalteranti. Una dimostrazione di questo impegno è la riduzione del 62% delle tasse per veicoli elettrici rispetto ai veicoli normali.
Inoltre Israele è obbligato a muoversi su questa strada perché dal punto di vista energetico e non solo, è “un’isola”: dei paesi vicini, solo l’Egitto accetta di venderle gas e deve ricorrere a importazioni di carbone da paesi lontani come l’Australia.
Shai Agassi, il fondatore di Better Place, che lavorava nel gigante informatico tedesco SAP, intende partire dalla sua Israele, per poi puntare a diffondere il progetto ad un paese simile per dimensioni, la Danimarca, e dimostrare nei prossimi anni la applicabilità del progetto per uno Stato dalle dimensioni ben maggiori, come l’Australia.
Ma vediamo cosa si sta facendo concretamente. Per il 2011 si utilizzerà un modello appositamente predisposto, la berlina tre volumi di taglia mediogrande con batterie a ioni di litio, Renault-Nissan Fluence (vedi foto a lato e alcuni video). L’operazione non è delle più semplici visto che nel caso della Fluence si tratta di rimuovere e di reinstallare un blocco del peso di circa 250 kg. Il navigatore si interfaccerà con un sistema software che indicherà in tempo reale i punti di ricambio più vicini e le relative disponibilità.
L’idea più innovativa nasce dal problema legato alla durata delle batterie e ai tempi di ricarica. Per risolverlo si è utilizzata una tecnologia di avvicendamento delle batterie: in meno di 3 minuti viene sostituita la batteria scarica con una completamente carica (vedi video).
A livello sperimentale il 25 aprile scorso, Better Place ha lanciato la sua iniziativa per i taxi di Tokio, con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente giapponese, per un progetto pilota della durata di 90 giorni. Nella capitale nipponica sono stati infatti messi a disposizione dei tassisti alcuni taxi elettrici e alcune stazioni di cambio batteria.
A Tokyo, che ha più taxi di Londra, Parigi e New York messe insieme, ci sono circa 60.000 veicoli che emettono il 20% di tutta la CO2 dell’intero parco auto cittadino. Al momento solo 3 di questi taxi sono i primi ad utilizzare il sistema “Better Place”, cioè veicoli elettrici predisposti per il cambio batteria e con una “stazione di cambio” ad hoc.
Tornando all’esperienza israeliana, il progetto punta a rendere operative entro la fine del prossimo anno circa 70 stazioni di cambio batteria, sufficienti per coprire l’intera rete stradale del Paese.
Il servizio, che prevederà specifiche convenzioni con la Nissan-Renault, prevederà un canone mensile e, oltre all’accesso alle stazioni in strada, l’installazione di un sistema di ricarica a casa o in ufficio per i clienti di Better Place. Anche la Danimarca e l’Australia entro la fine del 2011 saranno operative “stazioni di cambio”.
E in Italia? Ci sono stati contatti con diverse istituzioni, compreso il ministro Prestigiacomo, ma non è ancora stato firmato alcun accordo ufficiale.
Qualenergia - A nord di Tel Aviv, districandosi attraverso un dedalo di autostrade che ricorda la California, si arriva al Better Place Center, e la prima cosa che si nota sono alcuni enormi silos. In passato contenevano petrolio, ora ospitano una struttura dimostrativa per auto elettriche. Se è vero che con le attuali fonti energetiche israeliane per la produzione di elettricità (60% carbone, 35% gas) le emissioni di gas nocivi sarebbero solo spostate dai centri urbani alle centrali, è anche vero che il progetto Better Place si inscrive entro un obiettivo geopolitico ben più grande e ambizioso: ottenere l’indipendenza dal petrolio entro il 2020.
Israele possiede alcuni presupposti in grado di consentire il raggiungimento di questo obiettivo. Innanzitutto è una regione relativamente piccola, in cui i maggiori centri urbani distano al massimo 150 km tra loro e, sebbene esista un settore delle rinnovabili ancora poco sviluppato, le potenzialità sono enormi potenziali, a cominciare dal solare. Intanto l’obiettivo nazionale sul fotovoltaico per i prossimi 3 anni è di 350 MWp (in un paese grande quanto la Sicilia)
Altra aspetto importante per l’obiettivo è la forte volontà politica a ridurre le emissioni climalteranti. Una dimostrazione di questo impegno è la riduzione del 62% delle tasse per veicoli elettrici rispetto ai veicoli normali.
Inoltre Israele è obbligato a muoversi su questa strada perché dal punto di vista energetico e non solo, è “un’isola”: dei paesi vicini, solo l’Egitto accetta di venderle gas e deve ricorrere a importazioni di carbone da paesi lontani come l’Australia.
Shai Agassi, il fondatore di Better Place, che lavorava nel gigante informatico tedesco SAP, intende partire dalla sua Israele, per poi puntare a diffondere il progetto ad un paese simile per dimensioni, la Danimarca, e dimostrare nei prossimi anni la applicabilità del progetto per uno Stato dalle dimensioni ben maggiori, come l’Australia.
Ma vediamo cosa si sta facendo concretamente. Per il 2011 si utilizzerà un modello appositamente predisposto, la berlina tre volumi di taglia mediogrande con batterie a ioni di litio, Renault-Nissan Fluence (vedi foto a lato e alcuni video). L’operazione non è delle più semplici visto che nel caso della Fluence si tratta di rimuovere e di reinstallare un blocco del peso di circa 250 kg. Il navigatore si interfaccerà con un sistema software che indicherà in tempo reale i punti di ricambio più vicini e le relative disponibilità.
L’idea più innovativa nasce dal problema legato alla durata delle batterie e ai tempi di ricarica. Per risolverlo si è utilizzata una tecnologia di avvicendamento delle batterie: in meno di 3 minuti viene sostituita la batteria scarica con una completamente carica (vedi video).
A livello sperimentale il 25 aprile scorso, Better Place ha lanciato la sua iniziativa per i taxi di Tokio, con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente giapponese, per un progetto pilota della durata di 90 giorni. Nella capitale nipponica sono stati infatti messi a disposizione dei tassisti alcuni taxi elettrici e alcune stazioni di cambio batteria.
A Tokyo, che ha più taxi di Londra, Parigi e New York messe insieme, ci sono circa 60.000 veicoli che emettono il 20% di tutta la CO2 dell’intero parco auto cittadino. Al momento solo 3 di questi taxi sono i primi ad utilizzare il sistema “Better Place”, cioè veicoli elettrici predisposti per il cambio batteria e con una “stazione di cambio” ad hoc.
Tornando all’esperienza israeliana, il progetto punta a rendere operative entro la fine del prossimo anno circa 70 stazioni di cambio batteria, sufficienti per coprire l’intera rete stradale del Paese.
Il servizio, che prevederà specifiche convenzioni con la Nissan-Renault, prevederà un canone mensile e, oltre all’accesso alle stazioni in strada, l’installazione di un sistema di ricarica a casa o in ufficio per i clienti di Better Place. Anche la Danimarca e l’Australia entro la fine del 2011 saranno operative “stazioni di cambio”.
E in Italia? Ci sono stati contatti con diverse istituzioni, compreso il ministro Prestigiacomo, ma non è ancora stato firmato alcun accordo ufficiale.
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