Una delegazione di vescovi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, guidata da mons. Thomas Gerard Wenski, vescovo di Orlando, e da mons. Nicholas DiMarzio, vescovo di Brooklyn, si è recata in visita ad Haiti per verificare la difficile situazione che vivono ancora migliaia di persone, soprattutto bambini, dopo il terremoto del 12 gennaio scorso.
Radio Vaticana - Si è trattato di una tappa all’interno di un viaggio che li ha condotti anche alle Bahamas e nella Repubblica dominicana per valutare i problemi di quei Paesi. “La comunità internazionale deve continuare a lavorare con il governo di Haiti per ricostruire il Paese e rafforzare le istituzioni – sono le parole dei vescovi riportate dall’Osservatore Romano – continuare a proteggere e sostenere la gente, specialmente i bambini che sono i più vulnerabili”. I presuli, che si sono soffermati a lungo negli orfanotrofi e nei campi di Port-au-Prince e di altre città haitiane, hanno espresso chiaramente la loro preoccupazione per i più piccoli, che sono “gli eredi del futuro di Haiti”: se loro sono in pericolo, significa che “è in gioco la sopravvivenza e il futuro a lungo termine del popolo haitiano”. La delegazione ha incontrato anche alcuni rappresentanti del governo, per riflettere insieme sulle prospettive della ricostruzione e dello sviluppo a lungo termine e per incitarli a moltiplicare gli sforzi, evitando immobilismo e deresponsabilizzazioni. Nell’isola il Catholic Relief Service (Crs), presente ad Haiti da 55 anni, si occupa anche della ricerca dei familiari che risultano dispersi e dell’individuare per gli orfani le soluzioni migliori. A più di sei mesi dal sisma che ha causato 230mila morti, infatti, ad Haiti ci sono ancora due milioni di persone che vivono per strada e 1300 tendopoli che per molti sono diventate l’abitazione fissa. I bambini sono malnutriti, richiedono assistenza medica specifica; sull’isola spesso mancano elettricità e acqua potabile. I vescovi hanno portato anche gli 80 milioni di dollari raccolti dai cattolici statunitensi: “Semi di speranza della missione della Chiesa protesa verso i fratelli sofferenti, vicina concretamente alla Chiesa sorella e alla gente di Haiti”.
Radio Vaticana - Si è trattato di una tappa all’interno di un viaggio che li ha condotti anche alle Bahamas e nella Repubblica dominicana per valutare i problemi di quei Paesi. “La comunità internazionale deve continuare a lavorare con il governo di Haiti per ricostruire il Paese e rafforzare le istituzioni – sono le parole dei vescovi riportate dall’Osservatore Romano – continuare a proteggere e sostenere la gente, specialmente i bambini che sono i più vulnerabili”. I presuli, che si sono soffermati a lungo negli orfanotrofi e nei campi di Port-au-Prince e di altre città haitiane, hanno espresso chiaramente la loro preoccupazione per i più piccoli, che sono “gli eredi del futuro di Haiti”: se loro sono in pericolo, significa che “è in gioco la sopravvivenza e il futuro a lungo termine del popolo haitiano”. La delegazione ha incontrato anche alcuni rappresentanti del governo, per riflettere insieme sulle prospettive della ricostruzione e dello sviluppo a lungo termine e per incitarli a moltiplicare gli sforzi, evitando immobilismo e deresponsabilizzazioni. Nell’isola il Catholic Relief Service (Crs), presente ad Haiti da 55 anni, si occupa anche della ricerca dei familiari che risultano dispersi e dell’individuare per gli orfani le soluzioni migliori. A più di sei mesi dal sisma che ha causato 230mila morti, infatti, ad Haiti ci sono ancora due milioni di persone che vivono per strada e 1300 tendopoli che per molti sono diventate l’abitazione fissa. I bambini sono malnutriti, richiedono assistenza medica specifica; sull’isola spesso mancano elettricità e acqua potabile. I vescovi hanno portato anche gli 80 milioni di dollari raccolti dai cattolici statunitensi: “Semi di speranza della missione della Chiesa protesa verso i fratelli sofferenti, vicina concretamente alla Chiesa sorella e alla gente di Haiti”.| Tweet |
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