Il recente rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno sottolinea i gravi disagi sociali del Sud Italia dove aumenta la disoccupazione e il Pil è tornato ai livelli di dieci anni fa.
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adio Vaticana - Si tratta di dati economici legati anche alla presenza sul territorio della criminalità organizzata che richiedono una reazione da parte delle istituzioni e della società civile. Fabio Colagrande ne ha parlato con don Antonio Garau, parroco della chiesa di Maria Santissima ai Decollati - una delle parrocchie ‘a rischio’ di Palermo - e presidente e fondatore dell’Associazione Jus Vitae (ascolta):
R. – Oggi, si va sempre più affermando che la mafia non esiste perché non è più la mafia che colpisce come una volta, una mafia che colpisce in maniera sotterranea; io dico ai giovani che non hanno memoria, che non hanno vissuto il passato: “Voi oggi potete vivere e uscire e stare fuori fino a tarda notte, non vi avviene nulla. Ma prima non era così!”. Ma loro, generalmente, questo non lo possono capire perché non hanno memoria. Lo capiranno quando si laureano, perché non c’è lavoro: un ragazzo che ha avuto 13 anni di formazione conosce poi lo Stato che non gli dà il lavoro perché il diploma che riceve non serve a niente; farà altri tre anni di laurea e poi altri due e anche quello non servirà a nulla perché non c’è lavoro. E pensi che l’80 per cento dei miei giovani vanno fuori dalla Sicilia a cercare lavoro o a laurearsi. Perché c’è una realtà drammatica e bisogna gridarla. Non ci sono gesti di profezia! Cioè, ci dovrebbe essere una risposta forte ad un mondo che distrugge la vita, ad un mondo che vuole morte e violenza. La gente di buona volontà dovrebbe opporsi con una mentalità completamente diversa, una mentalità di amore, una mentalità che faccia uscire dal proprio egoismo e guardi agli altri! Ma purtroppo non c’è, questo. In questo momento nella Sicilia non c’è questo. Però, intanto, ci sono milioni e milioni di euro inutilizzati perché non vengono spesi nelle varie progettualità: sono progetti che non vengono portati avanti. Ci sono beni confiscati alla mafia che rimangono lì e sono malridotti, non vengono assegnati. Ci sono i bambini a Palermo che non hanno avuto i finanziamenti per le attività estive e sono in mezzo ad una strada. La realtà di Palermo è questa, la realtà della Sicilia è questa, oggi!
D. – E questo nonostante una lotta abbastanza concreta che lo Stato sta conducendo contro la mafia, con l’arresto di molti latitanti …
R. – Non è solo una lotta repressiva, quella che serve! Lo stesso Borsellino, lo stesso Falcone, tutti quanti hanno sempre detto che non ci può essere solo la lotta repressiva! Occorre anche la lotta preventiva!
D. – Una lotta culturale?
R. – Una lotta culturale! Lo stesso Borsellino diceva: “Occorre un cambiamento culturale”. Ma il cambiamento culturale chi lo fa? Oggi, purtroppo, manca questo: questi input culturali ma che non siano soltanto “teoria”, “filosofia”, ma che si concretizzino nella vita quotidiana! E tu, ad un giovane di 18 anni che ti chiede: “E adesso, cosa faccio, dopo il liceo?”, e tu gli dici: “Boh! Non si sa!”, “E dopo la laurea?”, “Boh! Non si sa!”. Mettiamoci nei panni di questi giovani! Se continuiamo così, veramente non c’è futuro per i nostri giovani! Noi stiamo lavorando; io stesso sto lavorando a Cermenate, in provincia di Como, grazie a un bene confiscato alla mafia e dato alla mia associazione, per creare una scuola di alta formazione antimafia nel sociale, mettendo insieme il sindacato, le associazioni di volontariato, l’università, la magistratura … E quindi, questa sorta di pool antimafia sociale dovrebbe cercare di ridare anche una smossa a tutto quanto; una scuola che garantisca il lavoro e il diritto! Nonostante tante cose negative, veramente non ci possiamo fermare! Cerchiamo di lottare, di portare avanti con grande entusiasmo ogni iniziativa; però è difficile, è dura: è dura! Alcune volte si è soli! Questo dobbiamo dirlo e con grande forza! Oggi occorrono uomini coraggiosi, occorrono uomini di profezia nell'industria che si facciano avanti, persone che smettano di guardare ai soldi e guardino all’uomo. Occorre che si venga ad investire, in Sicilia! Occorre ridare ai giovani la speranza!
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adio Vaticana - Si tratta di dati economici legati anche alla presenza sul territorio della criminalità organizzata che richiedono una reazione da parte delle istituzioni e della società civile. Fabio Colagrande ne ha parlato con don Antonio Garau, parroco della chiesa di Maria Santissima ai Decollati - una delle parrocchie ‘a rischio’ di Palermo - e presidente e fondatore dell’Associazione Jus Vitae (ascolta):R. – Oggi, si va sempre più affermando che la mafia non esiste perché non è più la mafia che colpisce come una volta, una mafia che colpisce in maniera sotterranea; io dico ai giovani che non hanno memoria, che non hanno vissuto il passato: “Voi oggi potete vivere e uscire e stare fuori fino a tarda notte, non vi avviene nulla. Ma prima non era così!”. Ma loro, generalmente, questo non lo possono capire perché non hanno memoria. Lo capiranno quando si laureano, perché non c’è lavoro: un ragazzo che ha avuto 13 anni di formazione conosce poi lo Stato che non gli dà il lavoro perché il diploma che riceve non serve a niente; farà altri tre anni di laurea e poi altri due e anche quello non servirà a nulla perché non c’è lavoro. E pensi che l’80 per cento dei miei giovani vanno fuori dalla Sicilia a cercare lavoro o a laurearsi. Perché c’è una realtà drammatica e bisogna gridarla. Non ci sono gesti di profezia! Cioè, ci dovrebbe essere una risposta forte ad un mondo che distrugge la vita, ad un mondo che vuole morte e violenza. La gente di buona volontà dovrebbe opporsi con una mentalità completamente diversa, una mentalità di amore, una mentalità che faccia uscire dal proprio egoismo e guardi agli altri! Ma purtroppo non c’è, questo. In questo momento nella Sicilia non c’è questo. Però, intanto, ci sono milioni e milioni di euro inutilizzati perché non vengono spesi nelle varie progettualità: sono progetti che non vengono portati avanti. Ci sono beni confiscati alla mafia che rimangono lì e sono malridotti, non vengono assegnati. Ci sono i bambini a Palermo che non hanno avuto i finanziamenti per le attività estive e sono in mezzo ad una strada. La realtà di Palermo è questa, la realtà della Sicilia è questa, oggi!
D. – E questo nonostante una lotta abbastanza concreta che lo Stato sta conducendo contro la mafia, con l’arresto di molti latitanti …
R. – Non è solo una lotta repressiva, quella che serve! Lo stesso Borsellino, lo stesso Falcone, tutti quanti hanno sempre detto che non ci può essere solo la lotta repressiva! Occorre anche la lotta preventiva!
D. – Una lotta culturale?
R. – Una lotta culturale! Lo stesso Borsellino diceva: “Occorre un cambiamento culturale”. Ma il cambiamento culturale chi lo fa? Oggi, purtroppo, manca questo: questi input culturali ma che non siano soltanto “teoria”, “filosofia”, ma che si concretizzino nella vita quotidiana! E tu, ad un giovane di 18 anni che ti chiede: “E adesso, cosa faccio, dopo il liceo?”, e tu gli dici: “Boh! Non si sa!”, “E dopo la laurea?”, “Boh! Non si sa!”. Mettiamoci nei panni di questi giovani! Se continuiamo così, veramente non c’è futuro per i nostri giovani! Noi stiamo lavorando; io stesso sto lavorando a Cermenate, in provincia di Como, grazie a un bene confiscato alla mafia e dato alla mia associazione, per creare una scuola di alta formazione antimafia nel sociale, mettendo insieme il sindacato, le associazioni di volontariato, l’università, la magistratura … E quindi, questa sorta di pool antimafia sociale dovrebbe cercare di ridare anche una smossa a tutto quanto; una scuola che garantisca il lavoro e il diritto! Nonostante tante cose negative, veramente non ci possiamo fermare! Cerchiamo di lottare, di portare avanti con grande entusiasmo ogni iniziativa; però è difficile, è dura: è dura! Alcune volte si è soli! Questo dobbiamo dirlo e con grande forza! Oggi occorrono uomini coraggiosi, occorrono uomini di profezia nell'industria che si facciano avanti, persone che smettano di guardare ai soldi e guardino all’uomo. Occorre che si venga ad investire, in Sicilia! Occorre ridare ai giovani la speranza!
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