L’utilizzo di aerei teleguidati senza pilota, cosiddetti droni, “pone una minaccia crescente al rispetto delle leggi internazionali” e mette a rischio “le norme designate a proteggere il diritto alla vita”.
Agenzia Misna - Ne è convinto Philip Alston, Relatore speciale dell’Onu per gli omicidi extragiudiziali che nel suo intervento al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha profilato il rischio della diffusione di una “mentalità da videogioco” tra i militari chiamati a manovrare a distanza macchinari bellici letali. Il rapporto del relatore, presentato a pochi giorni dall’uccisione di un presunto capo della guerriglia terroristica pakistana, Sheikh Sa’id al Masri e dei suoi familiari in un bombardamento affettuato da velivoli americani pilotati a distanza, riserva critiche accese ai servizi segreti statunitensi della Cia (Central Intelligence agency), responsabili in Pakistan, “dell’uccisione di centinaia di civili innocenti”, secondo Alston. “I servizi segreti, per loro stessa natura sfuggenti a ogni tipo di responsabilità se non nei confronti del governo di riferimento, non possono svolgere incarichi in programmi che prevedono l’uccisione di persone in altri paesi” si legge nel documento, che sottolinea inoltre come i bombardamenti con i droni “rischiano di essere classificati come crimini di guerra, poiché le agenzie di intelligence non operano generalmente in un contesto che pone l’enfasi appropriata sulle regole e sui limiti imposti dal diritto umanitario internazionale”. Infine, riguardo la cosiddetta regola del “post 11 Settembre” circolata negli Stati Uniti, che giustificherebbe l’uso della forza in altri paesi come parte di una strategia per l’autodifesa, Alston osserva che “se invocato da altri paesi nel mondo”, un tale principio “potrebbe provocare il caos”.
Agenzia Misna - Ne è convinto Philip Alston, Relatore speciale dell’Onu per gli omicidi extragiudiziali che nel suo intervento al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha profilato il rischio della diffusione di una “mentalità da videogioco” tra i militari chiamati a manovrare a distanza macchinari bellici letali. Il rapporto del relatore, presentato a pochi giorni dall’uccisione di un presunto capo della guerriglia terroristica pakistana, Sheikh Sa’id al Masri e dei suoi familiari in un bombardamento affettuato da velivoli americani pilotati a distanza, riserva critiche accese ai servizi segreti statunitensi della Cia (Central Intelligence agency), responsabili in Pakistan, “dell’uccisione di centinaia di civili innocenti”, secondo Alston. “I servizi segreti, per loro stessa natura sfuggenti a ogni tipo di responsabilità se non nei confronti del governo di riferimento, non possono svolgere incarichi in programmi che prevedono l’uccisione di persone in altri paesi” si legge nel documento, che sottolinea inoltre come i bombardamenti con i droni “rischiano di essere classificati come crimini di guerra, poiché le agenzie di intelligence non operano generalmente in un contesto che pone l’enfasi appropriata sulle regole e sui limiti imposti dal diritto umanitario internazionale”. Infine, riguardo la cosiddetta regola del “post 11 Settembre” circolata negli Stati Uniti, che giustificherebbe l’uso della forza in altri paesi come parte di una strategia per l’autodifesa, Alston osserva che “se invocato da altri paesi nel mondo”, un tale principio “potrebbe provocare il caos”.
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