del nostro redattore Carlo Mafera
“Il Beato Baccilieri forse è una figura poco nota, perché la sua conoscenza e il suo culto sono attualmente circoscritti alle diocesi di Bologna, Modena e Ferrara, che hanno avuto la fortuna di essere teatro della sua vicenda umana e pastorale all’Ordine dei Servi di Maria di cui fu terziario esemplare”. Così ha esordito Suor Maria Grazia Lucchetta ai Sabati Mariani nella basilica di S. Maria in via Lata a Roma lo scorso 8 maggio presentando la figura del beato Baccilieri. “Un curato d’Ars in Compendio”, ha continuato Suor Lucchetta mettendo in evidenza le analogie e le differenze esistenti tra il Curato d’Ars e il Curato di Galeazza. “Un confronto – ha detto - che traggo da alcune osservazioni del p. Gabriele M. Roschini (Servo di Maria, mariologo, qui presentato lo scorso 10 aprile). Il Roschini, infatti, incaricato nel 1957 di stendere una biografia sul Servo di Dio don Ferdinando Maria Baccilieri, la intitola proprio Un Curato d’Ars in compendio,.. Scrive il Roschini: «Molti e sorprendenti sono i punti di contatto fra il Curato d’Ars e il Curato di Galeazza. Entrambi vivono ed operano nel medesimo secolo XIX […]. Entrambi nascono nel mese di maggio, sacro a Maria. Entrambi rinascono alla vita di grazia, mediante il battesimo, poche ore dopo la nascita ed al proprio nome viene aggiunto quello di Maria. Entrambi vivono sulla terra 73 anni: 73 anni compiti il Curato d’Ars, e 73 anni incominciati il Curato di Galeazza. Entrambi parroci per lo spazio di 41 anni: il Vianney dal febbraio del 1818 all’agosto del 1859, ed il Baccilieri dal febbraio [aprile] del 1852 al luglio del 1893. Entrambi vengono eletti parroci di un villaggio senza Dio: 300 anime Ars, 627 Galeazza. Entrambi trasformarono radicalmente la loro Parrocchia con il loro esempio, con la devozione a Maria SS.ma e alla SS. Eucaristia, con la predicazione della parola e col ministero delle confessioni. Entrambi, per riuscire più facilmente a trasformare la propria parrocchia, la consacrarono solennemente a Maria SS. Entrambi restaurarono la casa di Dio. Entrambi furono veri martiri del confessionale: il Curato d’Ars confessava quasi tutto il giorno, e il Curato di Galeazza, in media, 15 o 16 ore al giorno. Entrambi si videro assediati da folle di fedeli accorsi da tutte le parti, assetati di Dio. Entrambi, atterriti dalla gravità delle responsabilità pastorali, tentavano più volte di sottrarsene onde attendere con maggior cura alla propria santificazione. Entrambi, sfiniti, logori, caddero sulla breccia e con volto placido, sereno, chiusero gli occhi alle vane cose della terra per riaprirli alla luce del cielo. Entrambi dalla voce del popolo, eco della voce di Dio, furono acclamati Santi».”. Per sintetizzare le caratteristiche sacerdotali del beato Baccilieri, Suor Maria Grazia Lucchetta ha affermato quanto segue : “1. la rigorosa fedeltà alla missione della Chiesa (annuncio della Parola, vita sacramentale e preghiera, cura esplicita delle vocazioni di speciale consacrazione e dell’associazionismo laicale, testimonianza concreta verso i malati, i sofferenti, i poveri); 2. la capacità di agganciare l’evento cristiano alla dinamica sociale, senza commistioni e senza separazioni, inserendo nei ritmi quotidiani della gente la luce della verità e la potenza dell’amore. Non ci furono, quindi, fatti prodigiosi ad accompagnare la vita di don Ferdinando, ma soltanto una costante coscienza di essere nelle mani del Signore cosicché era “normale” che tutto dovesse essere indirizzato a Dio.” Tralasciando le note biografiche, è importante sottolineare invece la spiritualità mariana del beato Baccilieri caratterizzata da una profonda devozione verso la Madonna Addolorata come sottolineò lo stesso Giovanni Paolo II. Infatti così dalla conferenza di Suor Lucchetta, si legge “Giovanni Paolo II nell’omelia della Messa di Beatificazione di don Ferdinando Maria Baccilieri, la domenica 3 ottobre 1999, molto opportunamente evidenziava come nota specifica di questo parroco, terziario dei Servi di Maria e fondatore delle Suore Serve di Maria di Galeazza, la sua «devozione intensa e filiale verso la Madonna, specialmente verso la Vergine Addolorata».. “Infatti , - ha concluso Suor Maria Grazia Lucchetta - riandando alla esperienza personale e pastorale di don Ferdinando, parroco e fondatore, notiamo che il Cristo che lo affascina è il Cristo colto nella sua Passione e Morte; è questo l’angolo di visuale dal quale egli si accosta al Mistero di Cristo; è Lui il modello a cui ispirarsi nell’ascesa spirituale, concepita come adesione totale ed esclusiva alla volontà del Padre. Di qui pure, l’importanza della devozione alla Vergine, Addolorata ai piedi della Croce, immagine conduttrice di quella specifica sequela, così incisiva nella sua proposta pastorale e nella intuizione carismatica della congregazione religiosa da lui fondata. Queste accentuazioni sono, oltre che frutto di un dono particolare dello Spirito e più confacenti alla sua sensibilità, certamente anche frutto della formazione e della religiosità del secolo XIX. In esse confluiscono in sostanza tre filoni di spiritualità: quello della sua formazione iniziale presso i gesuiti con la partecipazione assidua della congre-gazione mariana; quello della formazione sacerdotale del tempo che vedeva in san Alfonso Maria de’ Liguori il “maestro elementare” della Chiesa di Dio (alfonsiana è la spiritualità del 1700 e del 1800); quello dei Servi di Maria che alla fine lo conquista, per affinità di sensibilità e per consonanza di intenti. È l’amore a Maria Addolorata che farà approdare, infatti, don Ferdinando all’Ordine dei Servi di Maria. È alla tradizione dei Servi di Maria che va, perciò, ricollegata l’esperienza personale e parrocchiale del Baccilieri impregnata di marianità, intesa come condivisione da parte dei laici della sequela di Cristo nell’ambito della spiritualità dei Servi.. Va costatato, tuttavia, che egli dimostrò con chiara evidenza una predilezione per la Vergine dei Dolori, aspetto che testimonia una caratteristica della sua spiritualità strettamente legata alla croce, àncora e tavola di salvezza. Cristo Crocifisso e la Vergine Addolorata sono, dunque, le chiavi di lettura della sua spiritualità e del suo ministero parrocchiale; caratteristiche divenute immagini conduttrici della spiritualità e del servizio della Congregazione da lui fondata. Questo angolo di prospettiva, anche se prediletto dal Baccilieri nel suo accostamento al mistero, come ho già detto, non viene però vissuto né proposto in modo riduttivo. Dall’esame dei testi si ricava, infatti, una conoscenza e una visione completa del culto che la Chiesa rende alla Beata Vergine. Gli scritti baccilieriani, dunque, mettono in luce il fondamento biblico-teologico del culto a Maria, la tipologia della pietà mariana e gli atteggiamenti cultuali che la esplicitano, i benefici che la devozione alla Vergine apporta nel fedele.. Si deduce, quindi, che pur non usando il termine “spiritualità” il Baccilieri è conscio che il rapporto con Maria non è solo devozione, ma “comunione di vita”: una comunione che permette a Maria di entrare in tutto lo spazio della propria vita interiore.”
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