martedì, aprile 20, 2010
del nostro collaboratore Gennaro Iasevoli, docente di psicologia alla Parthenope di Napoli

Non considero inutile né minimale affrontare il teorema della collocazione lavorativa dei disoccupati dimenticati, in termini di perfetta knowledge scientifica, al fine di iniziare finalmente ad “ipotizzare soluzioni e predisporre opzioni” con le modalità usate di recente dagli americani illuminati ed anche da vari ministri italiani emergenti. Secondo tale breve premessa, l’occupazione dei disoccupati si potrebbe iniziare a progettare e calendarizzare anche in Italia partendo coll’avvicinare i politici, di ogni corrente oggi in campo, ad una migliore knowledge delle relative questioni, invece di partire dalla fine del procedimento (perché ora purtroppo avviene che si va a trovare l’aspirante dopo che si sia liberato il posto di lavoro). Allora, coraggio, facciamo il primo passo attraverso una knowledge scientifica delle seguenti questioni:
1) standard di benessere da assicurare ai cittadini;
2) necessità produttive per assicurare gli standard di benessere previsti;
3) risorse umane da impiegare;
4) risorse istruttive, formative ed educazionali necessarie alla preparazione delle risorse umane;
5) predisposizione di un sistema bancario integrato più conveniente per i più poveri;
6) miglioramento della viabilità e delle ferrovie e dei trasporti del sud Italia;
7) razionalizzazione dei servizi sociali, dei presidi di cura e di difesa delle persone, del patrimonio, degli interessi privati e degli interessi pubblici nazionali;
8) organizzazione e sostentamento della ricerca scientifica teorica ed applicata;
9) organizzazione e sostentamento della giustizia e dell’informazione;
10) rastrellare risorse ed economie ed attivare coraggiosamente, anche a costo di sacrifici, ammortizzatori sociali mirati per i disoccupati che hanno famiglia o che intendono sposarsi;
11) dare ai disoccupati – dimenticati – un foglio notizie aggiornato e stabilire con essi contatti metodici, periodici, cadenzati secondo un programma oggettivo di collocazione che porti finalmente in maniera trasparente ad “ipotizzare soluzioni e predisporre opzioni”.
Frattanto, sapendo che i disoccupati sono un “vivaio” di prossimi lavoratori che sostituiranno i pensionati, rimandiamo a questa knowledge invece che alzare da più parti le braccia quando si viene interrogati sui tempi e sulle modalità di assorbimento, nonostante molti comunichino speranze ai giovani durante le campagne elettorali.
Quindi occorre coinvolgere tutti nella knowledge di soluzioni e di opzioni ed è compito degli scienziati, degli opinionisti, dei funzionari, dei padri e delle madri, insistere nell’incoraggiare proprio i politici ad usare finalmente le tecniche della knowledge per rendersi conto che c’è una risorsa enorme di uomini e donne, istruiti, preparati, specializzati, colti, pronti ad affrontare il lavoro e le necessità della vita, ma dimenticati e fuori dagli orari e dai calendari della vita commerciale, industriale e produttiva in genere.
Non sarà difficile realizzare una knowledge con la collaborazione degli stessi disoccupati, sui punti di interesse sovra descritti, al fine di censire la loro offerta lavorativa e metterla appunto in calendario, anche se non a breve termine.
Voglio dire che bisogna parlarne, vedere e conoscere i nuovi lavoratori e professionisti nei centri per l’impiego, prima ancora di quando essi vanno per le strade o per le piazze a centinaia a impegnare giustamente il loro tempo a seguire partite, comizi, concerti, talvolta per ripiego, per non sentirsi “quelli del margine”, quelli che non lavorano.
E, per rendere un doveroso servizio a quanti mi hanno ispirato direttamente ed indirettamente questo stimolo comunicativo, voglio porre ai lettori qualche domanda altrettanto stimolante sul problema della statistica, dei centri d’impiego e delle politiche occupazionali, sperando, forse troppo ambiziosamente, di riuscire a premere sugli Onorevoli addetti, con queste poche righe:
1) il problema statistico che riguarda il censimento dei disoccupati attualmente viene risolto paragonando, in maniera eterogenea, il numero dei disoccupati italiani a quello delle altre nazioni, e concludendo, in genere, che siamo in posizione migliore rispetto alla media europea, quasi per dire che va bene così;
2) i centri d’impiego, gli uffici di collocamento, gli osservatori dovrebbero provare ad adoperare anche metodi e linguaggi più pratici ed efficienti, imitando propriamente il linguaggio industriale dell’imprenditore che si preoccupa di collocare i figli dei propri dipendenti quando raggiungono la maggiore età; in alcune aree del Paese ciò avviene già da anni, senza problemi, senza commenti e senza pastoie burocratiche; poi ci sono le organizzazioni governative comunali, provinciali, regionali che con gli assessorati alle politiche formative ed occupazionali, i servizi sociali, gli albi, le fondazioni, ecc. (e chi più ne ha più ne metta), numericamente parlando, possono gestire con un bassissimo rapporto l’avviamento al lavoro dei giovani (li chiamo giovani per affetto e stima, pur sapendo che alcuni sono cinquantenni disoccupati);
4) per il passato sono stati fatti esperimenti con i “cantieri scuola”, il “pre-salario“ universitario, uffici comunali di collocamento;
3) oggi vi sono modesti interventi per evitare la fuga dei talenti e politiche occupazionali mutevoli, secondo le legislature, che forniscono ai giovani posti a “contagocce” e quando poi viene bandito un posto per vigile urbano in comune concorrono anche 20.000 persone, con lauree ed esperienze di ogni tipo;
4) …. sarebbe il caso di cominciare ad attivare esperimenti diversi in ogni regione, utilizzando anche le nuove energie dei nuovi eletti e confrontare alla fine le esperienze più idonee alla collocazione dei giovani disoccupati per poi estenderle a livello nazionale ?.
Spero tantissimo che questo stimolante discorso, riferito all’interesse dei nostri “giovani disoccupati”, aiuti gli eventuali “distratti” del momento, o addirittura apra loro prodigiosamente a sorpresa la mente, appunto in uno spirito di nuova knowledge, in occasione di questo anno di ostensione della Sacra Sindone!
Saranno naturalmente i politici a scegliere in base a conoscenze e scelte condivise i tempi, i luoghi ed i modi per iniziare un cammino tecnico per sistemare, alla luce delle risorse esistenti, i disoccupati dimenticati.

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